Il nuovo disegno di legge contro la violenza sulle donne

Il governo ha proposto una serie di misure per rafforzare le norme già previste dal “Codice rosso” e aumentare la prevenzione

La ministra Roccella durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)
La ministra Roccella durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri (Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse)

Mercoledì sera il Consiglio dei ministri ha approvato tra varie misure un disegno di legge che introduce nuove norme sul contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica: essendo un disegno di legge non entrerà in vigore da subito, ma dovrà prima passare dall’approvazione delle due camere del parlamento, e nel frattempo potrà subire modifiche. Il governo non ha diffuso il testo del disegno di legge, ma ne ha elencato le misure principali. In Italia esiste già dal 2019 una legge contro la violenza sulle donne, chiamata “Codice rosso”, che introdusse tra le altre cose il reato di revenge porn (cioè la pratica di diffondere immagini e video privati senza il consenso della persona interessata).

Il contenuto della nuova legge è stato presentato dalla ministra per le Pari opportunità Eugenia Roccella in una conferenza stampa: Roccella ha detto che nella stesura del testo di legge il governo si è basato proprio sul “Codice rosso” già in vigore, definendolo «una buona legislazione contro la violenza sulle donne», con l’obiettivo però di rendere più semplice l’applicazione delle norme e di favorire la prevenzione. «Nonostante questa legislazione buona noi abbiamo un numero di femminicidi che non accenna a calare», ha detto Roccella. Dall’inizio del 2023 in Italia ci sono stati 41 femminicidi: uno dei più recenti è quello di Giulia Tramontano, uccisa dall’uomo con il quale conviveva, caso che ha suscitato un intenso clamore mediatico a seguito del quale il governo ha deciso di intervenire, nonostante i movimenti femministi e i centri antiviolenza segnalino da tempo come il problema sia strutturale, non emergenziale e che, oltre a nuove leggi, ci siano diversi altri interventi che dovrebbero avere la priorità: ad esempio sbloccare i fondi per permettere di lavorare in modo serio e continuativo sulle attività di prevenzione.

Tra le misure previste c’è il rafforzamento del cosiddetto “ammonimento”, uno strumento che il questore può già usare contro una persona su cui c’è stata una segnalazione per atti di violenza domestica, cyberbullismo o stalking: permette il ritiro di eventuali armi legalmente possedute dalla persona “ammonita” e la procedibilità d’ufficio dei reati menzionati in caso di reiterazione della condotta, senza il bisogno di una querela.

Il nuovo disegno di legge ha l’obiettivo di estendere i casi in cui si può applicare l’ammonimento anche ai cosiddetti “reati spia”, cioè quelli che sono indicatori di violenza di genere: percosse, lesione personale, violenza sessuale, violenza privata, minaccia grave, atti persecutori, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, violazione di domicilio e danneggiamento. L’estensione dell’ammonimento riguarderebbe i casi in cui i reati in questione siano commessi «nel contesto delle relazioni familiari e affettive (attuali e passate)». Inoltre è previsto un inasprimento delle pene per i reati commessi da una persona che aveva già ricevuto un ammonimento, anche se avvengono nei confronti di una persona diversa da quella che aveva inizialmente denunciato.

Un altro obiettivo importante del disegno di legge è velocizzare i processi sulla violenza contro le donne: nel comunicato del governo per ora si dice solo che a questi processi sarà assicurata una certa priorità, ma non è ancora del tutto chiaro come. Una delle misure che dovrebbero rendere più rapida la fase precedente al dibattimento è introdurre termini più brevi per la valutazione delle misure cautelari da parte del pubblico ministero: con la nuova legge dovrà decidere se richiederle entro 30 giorni dall’iscrizione della persona accusata nel registro degli indagati, e il giudice avrà altri 30 giorni per decidere se accogliere le richieste.

Se il disegno di legge venisse approvato senza modifiche sarà possibile imporre la detenzione in carcere non solo nei casi di violazioni degli arresti domiciliari, ma anche nei casi in cui venga violato il cosiddetto “allontanamento”: cioè l’obbligo di mantenere una distanza di almeno 500 metri dai luoghi frequentati abitualmente dalla persona vittima dei reati oggetto di indagine. Questo obbligo potrà essere imposto su decisione del tribunale anche attraverso il braccialetto elettronico.

Sarà inoltre possibile il cosiddetto “arresto in flagranza differita” per una persona che si rende responsabile di maltrattamenti, atti persecutori, o che abbia violato un provvedimento di allontanamento: cioè si potrà arrestare anche nei casi in cui il reato sia dimostrabile attraverso video, foto o altro genere di documentazioni (per esempio chat o informazioni fornite da un gps), a condizione che non si superino le 48 ore dal fatto che si vuole documentare.