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  • Venerdì 2 giugno 2023

I disordini per la retrocessione del Brescia in Serie C

Che non succedeva da 38 anni: i tifosi hanno interrotto la partita lanciando fumogeni in campo e i disordini sono continuati a lungo

L'invasione di campo da parte dei tifosi del Brescia (ANSA/FILIPPO VENEZIA)
L'invasione di campo da parte dei tifosi del Brescia (ANSA/FILIPPO VENEZIA)
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Giovedì sera la squadra di calcio del Brescia è stata retrocessa in Serie C per la prima volta in 38 anni. Nel ritorno del playout della Serie B ha pareggiato 1-1 in casa contro il Cosenza, dopo aver perso 1-o all’andata in Calabria. Il gol del pareggio del Cosenza, che ha deciso il confronto, è stato segnato al quarto minuto di recupero, quindi a partita ormai conclusa. Poco dopo il tifo organizzato bresciano ha iniziato a lanciare fumogeni e altri oggetti in campo per far interrompere la partita, come poi è effettivamente successo. Da lì sono nati disordini continuati poi a lungo, sia all’interno che all’esterno dello stadio Rigamonti.

Ci sono stati scontri e cariche tra tifosi e polizia, tentativi di aggressione ai tifosi del Cosenza in trasferta, che hanno potuto lasciare lo stadio soltanto dopo l’una di notte, e danni a locali e mezzi parcheggiati nelle vicinanze. La macchina di un calciatore è stata incendiata e il Giornale di Brescia scrive che un altro giocatore sarebbe stato minacciato con un coltello. Nove persone sono rimaste ferite e altre cinque arrestate.

Era da 38 anni che il Brescia si divideva tra Serie A e Serie B. In particolare tra gli anni Novanta e Duemila fu una delle cosiddette “provinciali” più note del campionato italiano, ricordata soprattutto per essere stata l’ultima squadra di Roberto Baggio, ma anche di altri grandi nomi come Andrea Pirlo, Luca Toni, Pep Guardiola e Carlo Mazzone, l’allenatore con cui giocò la finale di Coppa Intertoto del 2001 contro il Paris Saint-Germain.

L’ultimo decennio il Brescia lo aveva passato perlopiù in Serie B, anche se con risultati molto discontinui e una retrocessione evitata soltanto grazie a un ripescaggio. In questo arco di tempo la squadra ha cambiato più volte proprietà. Nel 2014 lo storico presidente Gino Corioni — morto nel 2016 a 78 anni — cedette la società al gruppo Profida. Nel 2017 fu poi ceduta nuovamente all’imprenditore sardo Massimo Cellino, ex presidente e proprietario del Cagliari e del Leeds United, tuttora in carica.

Con Cellino il Brescia tornò in Serie A nel 2019 ma ci rimase soltanto un anno. Nelle ultime tre stagioni ha concluso il campionato di Serie B al settimo, al quinto e quest’anno al sedicesimo posto in classifica. Con quest’ultimo piazzamento aveva evitato la retrocessione diretta, ma non i playout poi persi fra andata e ritorno contro il Cosenza.

Dopo gli scontri di giovedì sera il presidente della Serie B Mauro Balata ha scritto in un comunicato: «La nostra categoria si è sempre distinta per l’assenza di aggressioni e discriminazioni. Mi sento sconfitto, mi interrogo, e credo che lo dobbiamo fare tutti, sul perché possano verificarsi situazione di tale violenza». La prefetta di Brescia Maria Rosaria Laganà ha detto che sono in corso le identificazioni dei responsabili dei disordini, a cui avrebbero partecipato anche membri della curva sud del Milan, da tempo associata a quella bresciana.

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