Perché i paesi anglosassoni usano libbre, miglia e acri?

Per ragioni storiche, politiche e culturali molte unità consuetudinarie sono sopravvissute alla diffusione del sistema metrico decimale

McDonalds
(AP Photo/Mike Stewart)
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Il modo in cui ogni giorno misuriamo molte cose del mondo rappresenta una delle differenze più note e facili da osservare tra i paesi anglosassoni e quelli che, inclusa l’Italia, utilizzano soltanto il sistema internazionale, basato sul sistema metrico decimale. Nonostante la progressiva introduzione di questo sistema anche nei paesi anglosassoni, le persone nel Regno Unito e negli Stati Uniti misurano abitualmente in miglia anziché in chilometri, per esempio, la lunghezza delle strade o la velocità oraria dei mezzi di trasporto. E la stessa cosa vale per il peso in libbre, l’altezza in piedi e la superficie in acri, anche se in modo più o meno omogeneo a seconda dei contesti.

Le unità di misura anglosassoni sono basate sul sistema imperiale britannico, un sistema non decimale che esiste da oltre duecento anni, deriva da unità utilizzate dai Romani, dai Sassoni e dai Carolingi, ed è a sua volta la base di quello consuetudinario statunitense, che differisce poco da quello imperiale. Entrambi sono rimasti in uso per ragioni pratiche, culturali e politiche man mano che il sistema metrico decimale, nato in Europa nel contesto della Rivoluzione francese, diventava quello ufficiale e il più diffuso in tutto il mondo. La sopravvivenza di questi sistemi alternativi, che di fatto sono presenti insieme al sistema metrico, è stata ed è ancora oggi oggetto di varie interpretazioni.

Da un lato la tendenza a descrivere il mondo attraverso unità di base “umane” come piedi e pollici, per esempio, è stata interpretata come l’effetto di una persistente attenzione della cultura anglosassone a una misurazione pratica, familiare e quotidiana delle cose, per quanto approssimativa. In assenza di un metro, per esempio, è abbastanza comune anche in altre culture usare come unità di misura la distanza tra la punta del pollice e quella del mignolo di una mano aperta (cioè una spanna), nonostante il fatto ovvio che le mani delle persone non hanno tutte le stesse dimensioni. Inoltre il sistema imperiale e quello consuetudinario statunitense usano come base il numero 12 (un piede equivale a 12 pollici) e il 16 (una libbra equivale a 16 once), caratteristica che in particolari contesti rende più semplici e intuitive le suddivisioni per due, per tre e per quattro.

Una famosa scena del film del 1994 “Pulp Fiction”

Altre spiegazioni si concentrano invece sulle ragioni storiche e politiche della diffusione delle unità di misura anglosassoni, e le descrivono come un tema di scontro tra istanze progressiste e conservatrici nella società. Continuare a usare unità come pollici e miglia sarebbe non soltanto una consuetudine, secondo questa interpretazione, ma il segno di un irriducibile attaccamento ai sistemi tradizionali e di una riluttanza ad accettare unità di misura percepite come un’imposizione da parte di un’autorità sovranazionale. D’altra parte l’adesione a un sistema di misurazione internazionale accurato e condiviso asseconderebbe invece un’aspirazione collettiva a comprendere il mondo e definire il ruolo degli esseri umani – non soltanto quello di un popolo – al suo interno.

Il sistema di unità di misura utilizzato oggi nel Regno Unito è un sistema sostanzialmente duale: è metrico in quasi tutti i casi, ma in molti coesiste con quello imperiale. Miglia, iarde e piedi compaiono nella segnaletica stradale, per esempio, e la maggior parte delle persone misura ancora la propria altezza in piedi e pollici. La libbra è ancora ampiamente utilizzata per indicare il peso degli atleti nel pugilato e in altri sport, e anche il peso dei neonati è di solito espresso in libbre e once, sebbene sui documenti sia poi registrato in chilogrammi o grammi.

Diversi contenitori per le bevande in commercio riportano il volume calcolato sia in millilitri (ml) che in oncia liquida (poco meno di 30 ml), indicate con la sigla “FL OZ”, abbreviazione di fluid ounce. E la doppia misurazione è lo standard anche nei mercati di frutta e verdura, sebbene dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea siano stati più volte discussi alcuni tentativi di autorizzare le piccole bancarelle a utilizzare soltanto libbre e once, eliminando del tutto l’indicazione in grammi e chilogrammi.

frutta verdura

Un mercato di frutta e verdura a Glasgow, in Scozia, l’11 settembre 2007 (Jeff J Mitchell/Getty Images)

Come ha raccontato il giornalista e scrittore inglese James Vincent nel libro Beyond Measure: The Hidden History of Measurement, la difficoltà e la ritrosia nel passaggio da un sistema di misurazione a un altro non è soltanto una questione di consuetudini né di eccentricità anglosassone, ma fanno riferimento a ragioni politiche e identitarie più profonde. Man mano che i sistemi si sono sviluppati nel tempo sono diventati uno strumento di autorità e potere, più o meno come accaduto con le lingue. E allo stesso tempo sono diventati «uno specchio della società stessa», una forma di attenzione che indica inclinazioni, impulsi e desideri di una società. «Misurare significa scegliere: focalizzare la tua attenzione su un singolo attributo ed escludere tutti gli altri», scrive Vincent.

I sistemi di misurazione sono stati inoltre storicamente influenzati dall’esperienza quotidiana delle persone in ciascun determinato ambiente. Usare il corpo per misurare il mondo aveva intuitivamente molto senso, perché è una scala appropriata rispetto all’attività umana e rende gli strumenti di misurazione sempre disponibili e a portata di mano, oltre che dotati di un discreto grado di uniformità. Questa stessa logica, come raccontato da Vincent, era valida per molte altre misure premoderne legate ad attività quotidiane. Ma in molti casi le unità di quei sistemi erano piuttosto elastiche e tendevano a restringersi o espandersi a seconda dell’ambiente.

L’antica unità di lunghezza finlandese nota come peninkulma, per esempio, era in origine misurata come la distanza da cui era possibile udire un cane abbaiare (circa 6 chilometri). Applicata in ambienti diversi tra loro, questa unità risulterebbe ovviamente molto imprecisa: la lunghezza cambierebbe infatti a seconda del tipo di terreno misurato, dal momento che il latrato di un cane viaggia in modo diverso attraverso una fitta foresta o attraverso una valle aperta. Ma la flessibilità di questa unità, inapplicabile su larga scala, permetteva in qualche modo di comunicare una certa quantità di informazioni aggiuntive sul tipo di terreno oltre che sulla lunghezza, scrive Vincent.

La capacità descrittiva delle unità di misura premoderne aveva benefici pratici basati sul tipo di lavoro e di terreno a cui quelle unità dovevano adattarsi. E il loro utilizzo, secondo Vincent, è rimasto storicamente associato a una visione del mondo che dava priorità alla tradizione locale e alle caratteristiche geografiche dei luoghi da cui quelle unità provenivano. I problemi sono emersi man mano che la società diventava più interconnessa. Era un ostacolo al commercio, per esempio, se le regioni vicine usavano unità diverse (o, ancora peggio, le stesse unità ma con valori diversi). E la variabilità era un problema anche per i governi centralizzati, dal momento che differenti misure della ricchezza del popolo creavano difficoltà nel valutarla e tassarla, e lasciavano spazio a molteplici forme di truffa e corruzione.

birra IPA stati uniti

Una lattina di birra in vendita a Philadelphia, negli Stati Uniti, che riporta il volume in once fluide americane, 16 FL OZ, equivalenti in teoria a 16,65 once liquide imperiali e 473,18 ml, ma che equivalgono di solito a 480 ml per effetto di una regolamentazione statunitense che stabilisce il valore dell’oncia fluida a 30 ml esatti per le etichette alimentari (AP Photo/Matt Slocum)

La centralità e pervasività delle misurazioni in ogni aspetto della vita, secondo Vincent, sono utili a spiegare perché il cambiamento delle unità di misura si verifica più spesso in tempi di grandi sconvolgimenti sociali, come conquiste e rivoluzioni. «È soltanto durante questi momenti in cui le antiche certezze vengono lanciate in aria come dadi per ricadere chissà dove che può avvenire il riordino di qualcosa di così fondamentale come la misurazione», scrive Vincent.

A progettare il sistema metrico decimale durante gli ultimi anni del XVIII secolo, nel contesto della Rivoluzione francese, furono le élite di intellettuali convinti che la standardizzazione dei pesi e delle misure avrebbe contribuito a eliminare alcuni squilibri del feudalesimo e generato maggiore uguaglianza politica, riflettendo le istanze e gli ideali dell’epoca. Per rimuovere dalla misurazione il fattore della variabilità del lavoro e dell’ambiente, scrive Vincent, gli intellettuali decisero di basare le unità su ciò che consideravano «un arbitro impersonale e incorruttibile: la Terra stessa».

Invece di basarsi su criteri popolari il sistema metrico ricercava infatti una corrispondenza oggettiva e verificabile fra le unità di misura e il mondo reale. Con questo obiettivo fu ideato il metro, inizialmente definito come un decimilionesimo della distanza dal Polo Nord geografico all’Equatore. Date le difficoltà pratiche nell’utilizzarla, questa misura fu sostituita con la lunghezza di una certa barra metallica presa come campione di riferimento inalterabile. Con il passare del tempo altre unità di misura di base furono aggiunte al sistema internazionale, ciascuna riferita a una grandezza fisica.

Il sistema metrico trasformò la misurazione da qualcosa di intrinsecamente legato a un tempo e a un luogo particolari a qualcosa di applicabile indiscriminatamente. E l’adozione di questo sistema in tutto il mondo, definita dallo storico inglese Eric Hobsbawm «l’effetto più duraturo e universale della Rivoluzione francese», rese possibile raggiungere livelli di organizzazione, analisi e controllo su una scala impensabile prima del XVIII secolo.

Negli Stati Uniti il sistema di misurazione fu una faccenda tenuta in grande considerazione – e il sistema metrico un oggetto di grande interesse – fin dalla fondazione del paese. Nel suo discorso inaugurale al Congresso nel 1790, il presidente George Washington disse che «l’uniformità nella valuta, nei pesi e nelle misure degli Stati Uniti è un oggetto di grande importanza e, ne sono convinto, sarà debitamente preso in considerazione». E il terzo presidente americano e padre fondatore Thomas Jefferson seguì con attenzione i lavori degli intellettuali francesi.

Alcuni primi tentativi storici dei politici statunitensi di valutare l’uso del sistema metrico furono ostacolati da circostanze eccezionali e sfortunate. Nel 1793, quando era segretario di stato, Jefferson richiese una copia del metro e del chilogrammo sviluppato dagli scienziati francesi. Uno di loro, Joseph Dombey, fu quindi inviato negli Stati Uniti a bordo di una nave che trasportava i manufatti richiesti da Jefferson. Ma la nave finì alla deriva a causa di una tempesta e fu attaccata dai pirati: Dombey fu catturato e morì prigioniero, e tutto il carico della nave fu venduto all’asta.

Lo scetticismo di Jefferson riguardo al sistema metrico era dato dal fatto che il metro era originariamente misurato come un decimilionesimo della distanza dal Polo Nord all’Equatore. E data la geometria irregolare della superficie terrestre questo valore differiva a seconda del luogo scelto per prendere quella misura, e soltanto il meridiano che attraversa Parigi produceva il “vero” metro. Questa scelta iniziale dei francesi, scrisse Jefferson, escludeva «ipso facto ogni nazione sulla terra da una condivisione della misura con loro». Questa difficoltà portò il governo a fare scelte diverse e a non rinunciare alle unità consuetudinarie già in uso.

Nonostante l’adesione alla Convenzione del Metro, il trattato con cui 17 paesi del mondo (inclusi gli Stati Uniti) riconobbero nel 1875 il sistema metrico decimale come sistema valido internazionalmente, alcuni paesi anglosassoni continuarono quindi a utilizzare sistemi già ampiamente diffusi nei loro territori, basati su iarde e piedi. Il sistema consuetudinario statunitense, basato su un gruppo di unità del sistema imperiale britannico utilizzate nelle tredici colonie, era stato sviluppato e utilizzato dopo la Rivoluzione americana e rimase predominante nel paese. Quello imperiale britannico fu revisionato e ridefinito nel 1826.

– Leggi anche: Esistono due piedi statunitensi

La graduale introduzione del sistema metrico nel Regno Unito, un processo invocato dai gruppi industriali ma che soltanto a partire dagli anni Sessanta fu sostenuto attraverso iniziative politiche mirate, ha compiuto progressi costanti ma è stato anche oggetto di frequenti contestazioni. Nel 1978 alcune politiche di governo che rendevano obbligatoria l’aggiunta della misurazione metrica in certi settori dell’artigianato riluttanti a uniformarsi al doppio standard erano state duramente criticate. E il Metrication Board, un ente pubblico istituito pochi anni prima per promuovere e coordinare l’introduzione del sistema metrico, fu chiuso nel 1981, prima che il sistema metrico – a quel punto già introdotto in quasi tutti i settori dell’economia – venisse applicato anche nella segnaletica stradale e nel commercio al dettaglio.

conversione sistema metrico imperiale

Un cartello per le conversioni tra sistema metrico e imperiale esposto in un mercato di frutta e verdura a Glasgow, in Scozia, l’11 settembre 2007 (Jeff J Mitchell/Getty Images)

Da tempo il contrasto all’adozione del sistema metrico nel Regno Unito è anche l’obiettivo esplicito di alcuni gruppi, tra cui l’Active Resistance to Metrication (ARM), un’organizzazione fondata dal politico inglese Tony Bennett, ex membro dell’UKIP, il partito indipendentista del Regno Unito. Una delle attività dell’ARM è il sabotaggio sistematico dei cartelli stradali che utilizzano il sistema metrico, perlopiù in zone di mare e di campagna: gli attivisti li sradicano di nascosto e li modificano usando vernici e adesivi.

Uno dei fatti di cronaca che contribuirono a polarizzare molto le opinioni riguardo all’introduzione del sistema metrico nel Regno Unito avvenne nel 2001, quando un proprietario di una bancarella in un mercato di frutta e verdura a Sunderland, Steve Thoburn, fu condannato per aver violato una legge del 1985 che applicava una direttiva della Comunità economica europea (80/181/CEE) secondo cui tutte le merci sfuse dovrebbero essere vendute utilizzando il sistema metrico. Per pesare un casco di banane Thoburn aveva utilizzato bilance non più omologate e ormai vietate, perché valutavano la merce soltanto in libbre e once. Lui e altri commercianti condannati furono soprannominati «metric martyrs» (“martiri del sistema metrico”), in una vicenda molto seguita e strumentalizzata dall’UKIP, che contribuì a sostenere le spese legali di Thoburn.

Per molti anni queste polemiche rimasero perlopiù una questione marginale, scrive Vincent, ma il risentimento che raccoglievano era probabilmente più diffuso di quanto molti pensassero. La vicenda della condanna di Thoburn fu descritta molti anni dopo da BBC come un momento di svolta per Brexit: «contribuì a mettere l’opinione pubblica contro l’adesione all’Unione europea, fornendo ai critici un fatto concreto da indicare riguardo al condizionamento della vita quotidiana delle persone e per cui Bruxelles sembrava responsabile».

Quel risentimento continuò a circolare anche a fronte di un fatto abbastanza chiaro ed evidente: non era stata l’Unione europea bensì la specifica applicazione di una direttiva CEE da parte del Regno Unito a portare all’azione penale contro Thoburn. Per di più, nel caso del Regno Unito, il normale periodo di utilizzo di indicazioni supplementari e di unità di misura alternative a quelle metriche fu prorogato più volte a causa della resistenza pubblica. E per la stessa ragione nel 2007 l’obbligo di cessare l’uso delle unità di misura tradizionali e lasciare soltanto quelle metriche fu rimosso del tutto.

L’introduzione del sistema metrico attraverso canali istituzionali incontrò una certa resistenza anche negli Stati Uniti, negli anni Settanta. Una legge del 1975, il Metric Conversion Act, stabiliva politiche «di coordinamento e pianificazione per un maggiore utilizzo del sistema metrico», e portò a un’estesa campagna promozionale con cartoni animati e spot pubblicitari. L’industria automobilistica, interessata agli standard del mercato globale, si convertì al sistema metrico molto rapidamente. Ma la mancanza di un’applicazione obbligatoria del sistema metrico fece sostanzialmente fallire la campagna, i cui finanziamenti furono poi eliminati sotto l’amministrazione del presidente Ronald Reagan.

Nonostante queste resistenze «gli Stati Uniti sono molto più metrici di quanto sembri a prima vista», scrive Vincent, condividendo in sostanza le analisi di molti altri commentatori e giornalisti. E questa familiarità con il sistema metrico è stata storicamente favorita dal fatto che fin dal 1893 il governo ha stabilmente fatto riferimento alle unità metriche per definire piedi, libbre e once, «giudicando gli standard metrici il prodotto di un processo scientifico ineccepibile e rigoroso».

Da molto tempo i prodotti commerciali negli Stati Uniti riportano misure sia in unità metriche che in unità del sistema consuetudinario, per competere più facilmente nei mercati internazionali. Molte industrie, tra cui quella automobilistica e quella farmaceutica, sono metriche. E anche l’esercito utilizza perlopiù il sistema metrico, per lavorare meglio con altre forze internazionali.

La coesistenza tra il sistema metrico e quello consuetudinario in contesti di collaborazione internazionale ha generato tuttavia anche alcuni incidenti, il più famoso dei quali fu la distruzione della sonda Mars Climate Orbiter nel 1999. Inviata verso Marte per studiare l’atmosfera del pianeta, la sonda andò distrutta perché dopo diversi mesi si posizionò su un’orbita diversa, più vicina alla superficie del pianeta, rispetto a quella prevista. In seguito si scoprì che l’incidente era stato provocato da una discrepanza tra i sistemi di misurazione utilizzati in due software: quello metrico utilizzato dalla NASA e quello consuetudinario utilizzato dal costruttore di veicoli spaziali Lockheed Martin.

Anche negli Stati Uniti il sistema metrico è diventato in tempi recenti oggetto di critiche da parte di alcuni conservatori e nazionalisti. Nel 2019, durante una trasmissione su Fox News, il presentatore conservatore americano Tucker Carlson disprezzò il sistema metrico definendolo «un sistema strano, utopico, sgraziato e raccapricciante, a cui solo noi abbiamo resistito». E il suo ospite, il direttore della rivista letteraria New Criterion James Panero, elogiò il sistema consuetudinario perché derivato da «antiche conoscenze e antica saggezza».