Anche nella Serie A di basket c’è una penalizzazione che fa discutere
A Varese sono stati tolti 16 punti per illecito sportivo: era in corsa per i playoff, ora rischia di retrocedere
Fino alla scorsa settimana la Pallacanestro Varese si trovava in piena corsa per la qualificazione ai playoff della Serie A di basket. Giovedì scorso, però, il Tribunale federale della Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) l’ha penalizzata di 16 punti in classifica per frode e illecito sportivo in un caso riguardante un mancato pagamento a un ex giocatore.
Varese è così passata dal quinto posto in classifica con 28 punti all’ultima posizione con 12 punti. Domenica sera questi punti sono diventati 14 grazie alla vittoria ottenuta in trasferta a Trieste, ma per evitare di retrocedere dopo 14 anni di Serie A dovrà recuperarne almeno altri quattro nelle ultime quattro partite della stagione regolare.
Le motivazioni della penalizzazione sono state pubblicate lunedì. La FIP sostiene che Varese abbia omesso dall’iscrizione all’attuale campionato «una situazione debitoria in essere», ossia quella nei confronti di un suo ex cestista, Milenko Tepic, che giocò a Varese soltanto nel 2019, per pochi mesi e un totale di tre partite prima di trasferirsi all’Iraklis Salonicco. Tepic aveva portato il caso al Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna, che a novembre si era espresso a favore del giocatore e quindi dei circa 95mila euro che chiedeva.
Varese aveva quindi pagato Tepic e a dicembre aveva subìto il divieto di trattare l’acquisto di nuovi giocatori imposto dalla FIBA, la federazione internazionale. Quando la questione sembrava chiusa, o al massimo soggetta a una penalizzazione minima, dall’Italia è arrivato però il deferimento (cioè il rinvio a giudizio) per atti di frode e illecito sportivo, e infine la pesante penalizzazione «per non aver ottemperato al pagamento di tutte le obbligazioni nei confronti di tesserati contrariamente a quanto prodotto in sede di ammissione al campionato di Serie A 2022/23».
Il Tribunale federale avrebbe inoltre optato per una sanzione «congrua ed equilibrata rispetto alla violazione commessa», per la quale la procura federale aveva chiesto la retrocessione d’ufficio.
Varese si oppone alla penalizzazione per diversi motivi. Per primo perché la disputa con Tepic non è responsabilità dei suoi dirigenti, dato che tra la scorsa stagione e quella attuale la società ha cambiato proprietà. E poi perché «l’irregolarità contestata non ha generato alcun vantaggio per la società non incidendo in alcun modo sull’iscrizione al campionato in corso, né sui rapporti con gli attuali tesserati». Dal canto suo, il Tribunale federale sostiene che l’attuale società «non ha intrapreso alcuna azione – né in sede civile né in sede penale – nei confronti dell’ex dirigenza, implicitamente facendo proprio il suo operato».
La società, ora di proprietà dell’ex giocatore argentino di NBA Luis Scola, aveva già annunciato di voler presentare ricorso in appello contro la sentenza. Scola si è detto certo che la sanzione verrà revocata, anche perché stando alle ultime notizie l’attuale dirigenza avrebbe accantonato 70mila euro a inizio stagione proprio in previsione di un esito negativo del caso Tepic, cosa che escluderebbe del tutto la «mancata lealtà» contestata dal Tribunale federale.
Perché questa situazione si risolva, tuttavia, bisognerà aspettare almeno fino a fine aprile, quando la retrocessione di Varese potrebbe già essere perlomeno aritmetica. Questo crea quindi molta incertezza, simile a quella che da mesi c’è nella Serie A di calcio per la penalizzazione di 15 punti inflitta a gennaio alla Juventus per il caso delle plusvalenze false.
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