Che cos’è la “protezione speciale” che il governo vorrebbe abolire

È uno dei tre tipi di protezione che l'Italia concede alle persone perseguitate, su cui sono in corso grosse polemiche

Un migrante sbarcato a Catania il 12 aprile (ANSA/ ORIETTA SCARDINO)
Un migrante sbarcato a Catania il 12 aprile (ANSA/ ORIETTA SCARDINO)
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Da alcuni giorni sui giornali e tra le forze politiche italiane si discute della volontà del governo di eliminare la “protezione speciale”, un tipo di protezione riconosciuta dalla legge italiana alle persone migranti che va ad affiancarsi e a espandere quella riconosciuta dalle leggi internazionali per le persone che sarebbero a rischio di persecuzione e gravi danni nel proprio paese. L’abolizione della protezione speciale è da tempo un obiettivo della Lega, e sabato durante la sua visita di stato in Etiopia anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto di essere favorevole alla sua abolizione.

Secondo vari esperti, l’eliminazione della protezione speciale potrebbe mettere a rischio migliaia di persone, e renderebbe più caotiche le procedure di gestione dei migranti.

L’eliminazione della protezione speciale deve ancora essere votata dal parlamento, ed è al momento oggetto di negoziato tra le forze politiche. È contenuta nel cosiddetto “decreto Cutro” (annunciato dal governo dopo il gravissimo naufragio di migranti del febbraio scorso) ed è stata inserita tramite un emendamento della maggioranza che probabilmente, scrivono i giornali, sarà ulteriormente modificato. La situazione è quindi ancora provvisoria, ma sta comunque generando polemiche notevoli.

La protezione speciale è uno dei tre modi grazie ai quali una persona straniera che arriva in Italia scappando da situazioni di pericolo può ottenere la possibilità di vivere e ricevere accoglienza nel paese.

Quando una persona straniera entra in Italia ha diritto a richiedere protezione internazionale allo stato, e la sua domanda è esaminata dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, un ufficio presente nelle prefetture italiane. A seconda del tipo di domanda, la commissione può riconoscere tre tipi di protezione, oppure rigettare la domanda.

Il primo tipo di protezione è l’asilo politico, che secondo la Convenzione di Ginevra è riconosciuto alle persone che ottengono lo status di rifugiato, cioè una persona che «nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato».

Il secondo tipo di protezione è la cosiddetta “protezione sussidiaria”, che è prevista da una direttiva europea recepita dall’Italia e si applica alle persone che potrebbero subire in caso di rimpatrio un «danno grave» (come per esempio morte, tortura o altri trattamenti inumani) o anche la minaccia derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato.

Diritto d’asilo e “protezione sussidiaria” sono le due forme di protezione riconosciute a livello internazionale. Se la Commissione territoriale dovesse negarle entrambe, la legge italiana prevede poi un terzo tipo di protezione, che è appunto la “protezione speciale” che il governo vorrebbe abolire. La protezione speciale è riconosciuta alle persone straniere «qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare». È una definizione relativamente lasca, che in questi anni ha consentito di fornire protezione a migliaia di persone.

La “protezione speciale” esiste soltanto da qualche anno: in precedenza esisteva una norma simile chiamata “protezione umanitaria”, che tuttavia nel 2018 era stata praticamente abolita (con pochissime eccezioni) da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno nel primo governo Conte, nell’ambito dei cosiddetti “decreti sicurezza”. Durante il secondo governo Conte la ministra Luciana Lamorgese aveva poi ripristinato la norma con il nuovo nome di “protezione speciale”, e con alcuni cambiamenti.

Nel 2022 le persone che hanno ottenuto l’asilo politico sono state 6.161, quelle che hanno ottenuto la protezione sussidiaria 6.770 e quelle che hanno ottenuto la protezione speciale 10.865. Il 53 per cento delle richieste di protezione è invece stato rigettato.

Per la Lega e il suo leader Matteo Salvini, eliminare la protezione speciale significa tornare ai vecchi “decreti sicurezza”, cosa che potrebbe essere presentata come una vittoria politica nel contrasto all’immigrazione. Per altri esponenti della maggioranza l’eliminazione della protezione speciale porrebbe fine a una peculiarità italiana: questo è però falso, perché nell’Unione Europea ben 18 paesi prevedono una protezione complementare a quelle già previste dalle norme internazionali, ovviamente con tutte le varianti previste dalle singole leggi nazionali.

La segretaria del PD Elly Schlein sabato ha detto che il tentativo del governo di abolire la protezione speciale è una «vergogna» e ha aggiunto: «Siamo fermamente contrari e continueremo a batterci affinché le politiche migratorie siano in linea con i diritti internazionali».