Il lungo e inaspettato successo della saga horror “La Casa”

Un po’ splatter e un po’ commedia, negli anni '80 ispirò una legge sulla censura ed entusiasmò Stephen King: ora è in uscita il quinto film

La Casa film horror
Una scena del film del 1981 “La Casa”
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Il 20 aprile uscirà al cinema in Italia Evil Dead Rise, il quinto film di una delle più longeve, citate e famose saghe horror di sempre. Sarà diretto dal regista irlandese Lee Cronin e prodotto, tra gli altri, dal regista statunitense Sam Raimi, autore dei primi tre film della serie. Il primo, intitolato The Evil Dead e distribuito in Italia con il titolo La Casa, uscì nel 1981 e fu il primo film di Raimi in assoluto. Lo girò a ventuno anni con una cinepresa a noleggio e un cast di amici coetanei, tra cui l’attore Bruce Campbell, protagonista anche dei due film successivi della serie, La Casa 2 e L’Armata delle tenebre, usciti nel 1987 e nel 1992.

Più che per il successo commerciale – comunque significativo, tanto più per un B-movie (cioè un film di bassa qualità) – La Casa è spesso citato per la straordinaria e prolungata popolarità che la saga riuscì a ottenere nel corso degli anni Ottanta e Novanta tra gli appassionati del genere horror e di un particolare tipo che, soprattutto nel terzo film, fa ampio uso di gag da commedia del cinema muto. Di questa popolarità beneficiarono sia Raimi, in seguito diventato un regista affermato e versatile, sia Campbell, che praticamente non si è più separato dal personaggio interpretato nella saga: Ash Williams, protagonista dei primi tre film ma anche di una serie tv (Ash vs Evil Dead) e di fumetti e videogiochi di discreto successo.

Quella della Casa è poi anche una gran storia del successo crescente dell’home video e delle videocassette negli anni Ottanta, un mercato che permise al film di circolare diffusamente in Europa prima ancora che negli Stati Uniti, più di quanto non sia mai circolato nelle sale. E rese il film abbastanza popolare da generare in alcuni casi estese polemiche per le scene violente e varie richieste di censura. Nel Regno Unito si concretizzarono nel 1984 in una legge (Video Recordings Act) promossa dai conservatori per vietare la diffusione dei cosiddetti video nasty (“video osceni”) attraverso il mercato dell’home video.

La Casa fu girato in un bosco a Morristown, un paesino del Tennessee, in una baita che non esiste più ma che già prima del film non era proprio messa benissimo. Ebbe una produzione complicata sia dalla scarsità di risorse che dalle condizioni ambientali: «Si gelava, non c’era cibo e tutto era ricoperto di sciroppo di mais [per gli effetti speciali]», raccontò Raimi.

La trama riprende quella molto simile del cortometraggio Within the Woods, che Raimi aveva girato due anni prima, nel 1979. Cinque amici arrivano in una casa isolata in un bosco in cui hanno in programma di trascorrere una breve vacanza, ma poco dopo il loro arrivo trovano nella cantina della casa un libro di magia nera (il Necronomicon, o “libro dei morti”) e un registratore con un nastro. Sul nastro sono incise le formule contenute nel libro, pronunciate direttamente dall’archeologo responsabile del ritrovamento del libro e che servono a evocare spiriti malvagi. I cinque incolpevoli lo scoprono troppo tardi, cioè dopo aver schiacciato il tasto play, e quindi finiscono per evocare un antico demone sumero ed esserne posseduti uno dopo l’altro.

Dato che il demone trasforma i posseduti in una specie di zombie, l’unico modo per non essere uccisi da loro è smembrarli: che è la ragione narrativa della violenza del film, sanguinosa e inverosimile (per il “sangue” che fuoriesce dalle ferite di alcuni posseduti fu utilizzato del latte diluito).

Lo sviluppo della storia non era troppo diverso da quello di film horror popolari già negli anni Settanta, come quelli di George Romero, regista del film La notte dei morti viventi, del 1968. Solo che nel film di Raimi la minaccia non proviene né propriamente da un’orda di zombie, né da un maniaco assassino dotato di armi da taglio di vario tipo (trama tipica del sottogenere slasher).

Il film di Raimi, per quanto “artigianale” nella realizzazione, fu inoltre apprezzato per alcune animazioni in stop-motion e per altre scelte tecniche e stilistiche, riprese anche nel secondo film, che in seguito sarebbero state considerate innovative e influenti anche da registi importanti come Quentin Tarantino e Guillermo del Toro. Del montaggio del film si occupò, tra gli altri, anche Joel Coen, che all’epoca – prima di diventare un affermato regista insieme al fratello Ethan – lavorava per un’azienda di Detroit a cui Raimi si era rivolto.

Una scelta inusuale e apprezzata, presente già nella sequenza iniziale del primo film, fu quella di mostrare la soggettiva del demone quando non è nel corpo di un personaggio utilizzando un’inquadratura ottenuta fissando la cinepresa su un supporto di legno da manovrare come una rudimentale steadycam, ottenendo in un modo economico e traballante un effetto che in quegli anni era ancora sorprendente.


Nonostante i numerosi tentativi di Raimi, Campbell e del produttore Robert Tapert, un altro dello stesso giro di amici, di attirare l’interesse di qualche distributore negli Stati Uniti, La Casa fu ritenuto eccessivamente rozzo e violento, e quindi ignorato dagli studi a cui fu presentato. A un certo punto Raimi riuscì a mettersi in contatto con il produttore statunitense Irvin Shapiro, un esperto di importazione ed esportazione dei film da una parte all’altra dell’Atlantico, che tra le altre cose si era già occupato anche della distribuzione di film horror. «Non è Via col vento, ma penso che possiamo farci qualche soldino», disse lui, all’epoca settantacinquenne, dopo aver visto il film nel dicembre del 1981, come raccontato da Campbell nella sua autobiografia.

Shapiro suggerì di cambiare il titolo del film, che all’epoca era Book of the Dead: «Se lo intitolate così, le persone penseranno di dover leggere per 90 minuti», disse. E poi sfruttò i suoi contatti e la sua influenza in Europa per mostrare La Casa al Festival di Cannes del 1982, tra i film fuori concorso. Quella proiezione attirò l’interesse di uno degli spettatori presenti in sala: lo scrittore statunitense Stephen King, già famoso per il libro The Shining che aveva ispirato il film del 1980 diretto da Stanley Kubrick.

King apprezzò molto il film e lo recensì sulla rivista Twilight Zone: scrisse di aver visto cose «mai viste prima» e che La Casa era «il film più ferocemente originale dell’anno». Raimi e gli altri, autorizzati da King, utilizzarono quella frase della recensione per le locandine e le altre grafiche per il film, a cui si erano a quel punto interessati diversi distributori in Europa ma non ancora negli Stati Uniti.

Stephen Woolley, un agente di distribuzione cinematografica inglese, fu tra i primi a investire sul film, pur considerandolo un grande rischio. Attraverso decine di recensioni, poster e trailer diffusi su tutti i media, La Casa ebbe nel Regno Unito una promozione massiccia e del tutto inusuale per un film a basso budget di quel genere. Uscì al cinema il 16 gennaio 1983 in una versione ridotta di 49 secondi rispetto all’originale, dopo i tagli decisi dalla British Board of Film Censors (BBFC), l’organizzazione responsabile della classificazione dei film nel Regno Unito, che vietò la visione ai minori di 18 anni (X Certificate, il massimo divieto previsto).

In quella stessa versione approvata dalla BBFC il film uscì in videocassetta VHS appena un mese dopo l’uscita al cinema, e andò benissimo: alla fine dell’anno fu la videocassetta più venduta in assoluto, anche più di quella di The Shining. E proprio il successo e la popolarità della videocassetta provocarono un’intensificazione della cultura censoria promossa in quei primi anni Ottanta da alcuni gruppi di influenza conservatori, tra cui la National Viewers’ and Listeners’ Association, fondata dall’attivista Mary Whitehouse.

Whitehouse, che aveva coniato l’espressione video nasty, guidò una campagna contro i film considerati osceni da una parte consistente dell’opinione pubblica: molti di quei film circolavano in VHS, un mercato teoricamente non vincolato alle decisioni della BBFC per la distribuzione cinematografica. La Casa era uno tra i titoli più famosi nell’elenco di video nasty pubblicato nel 1983 dal capo del Crown Prosecution Service, un organismo di giustizia che fornisce direttive e linee guida ai magistrati inglesi.

Whitehouse aveva selezionato alcune scene della Casa che furono mostrate al parlamento nel tentativo di fare pressione sul governo e approvare una legge che rendesse illegale la distribuzione di quei film. Durante una delle discussioni che portarono poi all’approvazione del Video Recordings Act nel 1984, il politico conservatore Graham Bright affermò, tra le altre cose, che la ricerca sui video osceni avrebbe portato a scoprire che non influenzano negativamente solo i giovani ma «anche i cani».

In seguito all’approvazione della legge alcuni distributori, tra cui Palace Pictures, subirono un processo ma una parte di loro riuscì a difendersi con successo perché le versioni dei film pubblicate in VHS erano le stesse approvate dalla BBFC. Nonostante le pressioni, la BBFC non riformulò per La Casa una nuova classificazione, diversa rispetto a quella già data per la distribuzione nelle sale, perché questo avrebbe comportato ulteriori complicazioni e processi giudiziari con i distributori locali. Ma la videocassetta fu comunque ritirata dal mercato fino al 1990, quando ne fu distribuita una versione con altri tagli rispetto a quelli già decisi nel 1983 (una versione integrale del film non uscì prima del 2001).

Dopo la recensione di King, l’interessamento di altri media e la popolarità del film in Europa, i distributori statunitensi cambiarono idea sulla Casa. New Line Cinema ne acquisì i diritti e decise di distribuirlo in modo molto insolito per l’epoca: sia nei cinema che in videocassetta. Intanto il film continuò a generare discussioni e richieste di censura in alcuni paesi in Europa, dove in generale suscitò un interesse molto più esteso e trasversale che negli Stati Uniti. In Finlandia e in Germania Ovest, nonostante l’approvazione iniziale, fu bandito poco dopo essere stato distribuito nel 1984.

A suscitare le polemiche sul film furono in particolare alcune scene di violenza, tra cui quella in cui Cheryl, la sorella di Ash, viene aggredita e stuprata dagli alberi del bosco: scena anni dopo definita «inutilmente gratuita e un po’ troppo violenta» da Raimi. Altre scene contestate sono invece utili a comprendere quanto l’approccio di Raimi e della troupe alla realizzazione del film fosse radicalmente diverso dall’approccio dei gruppi e delle istituzioni che chiesero e ottennero il ritiro del film dal mercato.

Nonostante sia un film horror a tratti anche molto spaventoso, soprattutto per alcuni jumpscare, l’umorismo è un elemento di fondo importante e molto noto a chi conosce il film: lo è per esempio nella scena in cui Ash schiaffeggia ripetutamente la sua fidanzata posseduta dal demone gridandole «Sta zitta, Linda!». Ed è un umorismo ancora più efficace nel primo film della saga, come ha scritto BBC, proprio perché rispetto ai due film successivi la parte horror è comunque preminente. «Il tono consapevolmente iperbolico del film andò perduto nell’interpretazione dei censori, che lo affrontarono con il tipo di serietà ottusa e sfacciata spesso presente quando si chiede la censura di opere d’arte per motivi morali», ha scritto BBC.

Il successo commerciale della Casa, inizialmente incentivato dall’interesse di King e Shapiro ma poi in parte favorito anche dalle campagne che ne chiesero la censura e poi il ritiro dal mercato dell’home video, permise a Raimi di raccogliere i finanziamenti necessari per girare La Casa 2, uscito nel 1987.

La Casa 2 fu in pratica un remake della Casa: una versione dello stesso film girata a Wadesboro, nel North Carolina, su pellicola da 35 mm (anziché 16) e con un budget di circa 5 milioni di dollari (anziché 375 mila). Riprese quasi integralmente la trama del primo film, di cui peraltro Raimi non utilizzò alcuna sequenza originale per non rischiare di violare a sua insaputa i vari diritti di riproduzione sparsi nel mercato internazionale. Nella storia furono introdotte inoltre alcune piccole variazioni che spiegano la menomazione del protagonista Ash: una motosega installata al posto della mano destra. E in generale fu utilizzato uno stile più vicino alla commedia horror, poi diventato il genere esplicito del terzo film, L’armata delle tenebre (Army of Darkness), uscito nel 1992 e ultimo film della saga diretto da Raimi, in cui il protagonista Ash finisce a combattere demoni nel Medioevo.

Il resto della saga e gli altri prodotti commerciali, tra cui i fumetti e la serie tv Ash vs Evil Dead, uscita tra il 2015 e il 2018, seguono gli sviluppi della storia raccontata nella trilogia di Raimi. In tutte le versioni il protagonista Ash, interpretato da Campbell anche nella serie tv, fa la parte comica di quello che ormai la sa lunga di demoni e di come far fuori le persone possedute.


Per il quarto film della saga, che coinvolse Raimi, Campbell e Tapert soltanto in qualità di produttori, oltre che autori della storia originale, fu invece utilizzato un approccio privo di umorismo. Intitolato Evil Dead e diretto nel 2013 dall’uruguaiano Fede Álvarez, riprese integralmente la trama del primo film per farne un horror classico. Ebbe un discreto successo commerciale e, sebbene diversissimo nello stile rispetto alla Casa, offrì quella storia a una generazione di appassionati di cinema horror che almeno in parte non la conosceva.

Anche Evil Dead Rise, il quinto e più recente film della saga, dovrebbe seguire lo stesso stile horror del quarto ma con una storia diversa: Tapert è il produttore e Raimi e Campbell i produttori esecutivi.