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  • Giovedì 6 aprile 2023

L’Ucraina deve risolvere il problema dei suoi oligarchi

La guerra ha messo in crisi gli imprenditori che controllano un pezzo di economia del paese, ma la ricostruzione potrebbe rafforzarli di nuovo

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Ukrainian Presidential Press Office via AP, File)
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Ukrainian Presidential Press Office via AP, File)
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Benché la guerra in Ucraina sia ancora probabilmente lontana dalla sua conclusione, i governi occidentali e alcune istituzioni finanziarie internazionali hanno già cominciato a discutere con il governo di Volodymyr Zelensky della ricostruzione del paese. In qualunque modo finirà la guerra, l’Ucraina sarà un paese devastato che avrà bisogno di enormi interventi per ricostruire le sue infrastrutture, le sue città, il suo tessuto sociale e imprenditoriale.

Le discussioni su come finanziare la ricostruzione dell’Ucraina sono ancora piuttosto indietro, e probabilmente si trascineranno per anni. Ma una questione preliminare, che potrebbe determinarne il successo, riguarda la corruzione. Prima della guerra l’Ucraina era uno dei paesi più poveri e corrotti d’Europa. Dal 2014 in avanti, da quando il paese si era liberato dall’influenza russa con la rivoluzione di Euromaidan, le cose erano lentamente migliorate. Uno dei problemi principali del paese, ha raccontato Bloomberg, riguarda l’esistenza di una classe di oligarchi molto potenti, che sono stati indeboliti dallo scoppio della guerra, ma che potrebbero cercare di approfittare della ricostruzione una volta che la guerra sarà terminata.

Secondo l’indice di percezione della corruzione realizzato dall’ong Transparency International, che si basa su valutazioni di esperti e sondaggi di opinione e indica quanto un paese viene considerato “onesto”, l’Ucraina è al 116° posto, il peggiore d’Europa dopo la Russia (l’Italia è al 41° posto). Le cose comunque sono migliorate negli ultimi anni, nel 2013 l’Ucraina era al 144° posto. Ma se i cambiamenti stanno avvenendo lentamente, una delle cause sono proprio gli oligarchi.

Come in Russia e altri paesi della regione, dopo il crollo dell’Unione Sovietica in Ucraina si era sviluppata una classe di oligarchi, cioè di imprenditori che, approfittando della debolezza delle istituzioni statali, erano riusciti a prendere il controllo di ampie parti dell’economia, e a ottenere di conseguenza un potere politico enorme e la capacità di influenzare il governo, i media e la magistratura.

Dal 2014 uno degli obiettivi del governo ucraino è sempre stato eliminare la corruzione e limitare il potere degli oligarchi. C’è stato qualche successo, per esempio nella riforma del settore bancario. Nel 2016 è stata nazionalizzata PrivatBank, la più grande banca del paese di proprietà di Igor Kolomoisky, un oligarca molto attivo anche nel settore dei media. Anche quando Volodymyr Zelensky fu eletto presidente nel 2019, una delle sue principali promesse in campagna elettorale era stata eliminare la corruzione. Zelensky ha istituito tribunali e istituzioni anticorruzione, ma in questi anni le riforme del governo ucraino sono comunque state giudicate troppo timide: un pezzo delle istituzioni ucraine era ancora compromesso con il potere degli oligarchi, almeno prima della guerra.

L’invasione russa ha cambiato molte cose, anche perché gli oligarchi hanno deciso di partecipare allo sforzo bellico. Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco dell’Ucraina e l’oligarca più potente del paese, ha donato somme ingenti per contribuire alla difesa del paese, spendendo una parte non trascurabile del suo patrimonio personale.

Ma il potere degli oligarchi nel corso di quest’ultimo anno si è ridimensionato soprattutto per altre due ragioni. Anzitutto le distruzioni portate dalla guerra. Una delle fonti principali delle ricchezze di Akhmetov, per esempio, era l’acciaieria Azovstal di Mariupol, che l’anno scorso fu il centro di una lunga e violenta battaglia tra le forze ucraine e quelle russe che distrusse praticamente tutto. Oggi Mariupol è ancora occupata dalla Russia, e l’acciaieria è ferma.

In secondo luogo, per rispondere all’invasione della Russia il governo ucraino ha avviato imponenti misure economiche emergenziali, che hanno portato al commissariamento o alla nazionalizzazione di importanti aziende, comprese quelle legate agli oligarchi. Secondo esperti citati da Bloomberg, che tuttavia si sono basati su delle stime perché non sono disponibili dati ufficiali, l’intervento dello stato nell’economia ucraina nel corso della guerra è cresciuto moltissimo.

Nel corso di quest’ultimo anno peraltro Zelensky si è mostrato molto duro contro i casi di corruzione, perché sa che gli aiuti dell’Occidente dipendono anche da quanto l’Ucraina dimostrerà di essere in grado di spenderli e farli fruttare. A gennaio, per esempio, ha fatto dimettere un gran numero di funzionari pubblici a causa di sospetti di corruzione.

L’insieme di questi fattori ha fatto sì che gli oligarchi perdessero molta ricchezza e molto potere. Il patrimonio di Akhmetov era stimato pari a 15,3 miliardi di dollari nel 2013, e oggi è di 5,7 miliardi. Nello stesso periodo il patrimonio di Kolomoisky è passato da 2,4 miliardi a 1 miliardo di dollari.

Il problema tuttavia è che la ricostruzione, se non accompagnata da riforme economiche e istituzionali, potrebbe diventare per gli oligarchi un’occasione per recuperare il loro potere. Altri imprenditori, inoltre, potrebbero approfittare delle grandi quantità di denaro che molto probabilmente arriveranno all’Ucraina dall’Occidente per arricchirsi, e potrebbe formarsi quindi una nuova classe di oligarchi.

Per quanto ancora in una fase preliminare, c’è la concreta possibilità che i negoziati sugli aiuti per la ricostruzione vengano vincolati alla realizzazione di riforme e di misure anticorruzione. Alla fine di marzo il Fondo monetario internazionale ha approvato nuovi aiuti economici all’Ucraina del valore di 15,6 miliardi di dollari. La prima parte di questi aiuti (2,7 miliardi) è già stata consegnata, ma la seconda parte, cioè il grosso della somma, sarà consegnata soltanto l’anno prossimo, e a condizione che il governo ucraino abbia approvato riforme strutturali per stabilizzare l’economia del paese e combattere la corruzione.