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  • Giovedì 30 marzo 2023

Il rientro di Bolsonaro in Brasile sta creando grosse preoccupazioni

L'ex presidente ritorna dopo tre mesi dalla sconfitta elettorale: lo attendono venti diverse indagini, ma ha ancora molti sostenitori

Jair Bolsonaro a un incontro di sostenitori dei Repubblicani in Florida (AP Photo/Alex Brandon, File)
Jair Bolsonaro a un incontro di sostenitori dei Repubblicani in Florida (AP Photo/Alex Brandon, File)
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L’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro è tornato giovedì mattina in Brasile, per la prima volta dopo l’assalto alle istituzioni compiuto l’8 gennaio nella capitale Brasilia da migliaia di suoi sostenitori. Bolsonaro, che ha perso il ballottaggio per le elezioni presidenziali il 30 ottobre 2022 contro Luiz Inácio Lula da Silva, era partito per la Florida il 30 dicembre e da allora non era più rientrato in Brasile.

L’ex presidente di estrema destra continua ad avere un forte seguito in Brasile, e il suo ritorno può contribuire ad aumentare la tensione in una situazione politica che continua a essere molto polarizzata. Bolsonaro in Brasile è inoltre oggetto di venti diverse inchieste, di cui 6 penali: la maggior parte riguarda il condizionamento del processo elettorale, che l’ex presidente ha messo in dubbio per tutta la campagna elettorale, denunciando preventivamente brogli che lo avrebbero sfavorito, senza mai portare alcuna prova.

Altre indagini riguardano il suo coinvolgimento e il sostegno all’assalto alle istituzioni dell’8 gennaio, quando i suoi sostenitori cercarono di provocare un colpo di stato, chiedendo l’intervento dell’esercito. Ma Bolsonaro è indagato anche per aver causato una crisi umanitaria per le popolazioni indigene Yanomami, in Amazzonia, e per aver tentato di portare in Brasile gioielli dal valore di 3 milioni di euro ricevuti in Arabia Saudita nel 2019 dal governo locale. Un suo assistente fu bloccato nel 2021 dalle autorità di dogana con i gioielli mai dichiarati: secondo alcuni esperti, questo è il caso più pericoloso a livello legale.

I gioielli oggetto dell’inchiesta (Brazil’s Federal Revenue Department via AP)

Tutte le indagini sembrano in fase iniziale (Bolsonaro ha perso l’immunità a gennaio, restando senza incarichi politici per la prima volta dal 1989) e un arresto immediato è considerato improbabile. Bolsonaro aveva lasciato il Brasile due giorni prima della fine del suo mandato da presidente e il suo mancato ritorno per 89 giorni secondo molti era giustificato dal timore di un’incarcerazione. In quel periodo ha soggiornato a Kissimmee, in Florida, ha incontrato ripetutamente Donald Trump e ha anche partecipato a un convegno di sostenitori del Partito Repubblicano statunitense.

L’arrivo di Bolsonaro è avvenuto poco prima delle 7 locali a Brasilia (mezzogiorno in Italia). L’ex presidente avrebbe voluto un rientro in grande stile e aveva pensato anche di lasciare l’aeroporto su un’auto scoperta per salutare i sostenitori. Le autorità brasiliane avevano però previsto per questioni di sicurezza che l’ex presidente uscisse dall’aeroporto da un’uscita laterale, evitando ogni manifestazione pubblica. All’aeroporto si sono comunque presentati un centinaio di sostenitori, mentre erano presenti circa 150 agenti della polizia militare per evitare incidenti. Prima di imbarcarsi a Orlando, Bolsonaro è stato intervistato da CNN Brasile e ha negato di voler essere il leader dell’opposizione a Lula, come aveva detto in una precedente intervista al Wall Street Journal: «Darò il mio contributo di esperienza al Partito Liberale, al momento sono un politico senza un incarico, ma non sono in pensione. Parlerete molto di me nelle prossime elezioni locali».

L’influenza e il futuro politico dell’ex presidente è da verificare, dopo la sconfitta elettorale e i molti limiti dei suoi quattro anni di presidenza. Il suo ritorno potrebbe comunque rianimare l’opposizione di destra: l’ex presidente continua ad avere una base agguerrita di sostenitori. Il governo di Lula in questi primi mesi sta vivendo alcune difficoltà nell’ottenere risultati e approvare alcuni punti del suo programma, soprattutto ritardi nei lavori parlamentari, dove la maggioranza è molto limitata.

Le indagini del tribunale elettorale sulla condotta di Bolsonaro in campagna elettorale e sugli attacchi non giustificati al corretto svolgimento delle operazioni elettorali potrebbero però portarlo a un’interdizione dai pubblici uffici per otto anni, e quindi a non potersi candidare alle prossime elezioni presidenziali (2026). L’indagine più avanzata è quella sull’abuso d’ufficio, che riguarda un evento dello scorso anno in cui il presidente convocò gli ambasciatori stranieri per esprimere i suoi dubbi sul sistema elettorale brasiliano.