Cosa c’è nel nuovo “decreto bollette”

La proroga delle agevolazioni sulle tariffe già esistenti e un nuovo contributo da erogare solo se il prezzo del gas supererà una certa soglia

(Roberto Monaldo/LaPresse)
(Roberto Monaldo/LaPresse)

Martedì il Consiglio dei ministri ha approvato tra vari provvedimenti un decreto-legge che ha l’obiettivo di contenere i costi dell’energia, simile ad altri già approvati in precedenza ma con l’introduzione di alcune nuove misure. Si applicherà al secondo trimestre del 2023, da inizio aprile a fine giugno.

Il decreto proroga le agevolazioni già esistenti sulle tariffe per la fornitura di energia elettrica, rivolte ai nuclei familiari con un ISEE inferiore a 15mila euro (che sono circa 4,5 milioni) e alle persone in gravi condizioni di salute. È prorogata fino a fine giugno anche la riduzione dell’IVA sul gas (al 5 per cento invece che al 10): una piccola novità è che si applicherà anche al teleriscaldamento, cioè ai sistemi di riscaldamento che funzionano con la distribuzione di acqua calda o vapore attraverso tubature.

Da aprile a giugno continueranno a essere azzerati i cosiddetti oneri di sistema sul gas, mentre torneranno quelli sull’energia elettrica: sono costi inseriti normalmente nelle bollette che servono a finanziare attività di interesse generale in ambito energetico, come gli investimenti sulle fonti energetiche rinnovabili.

Sull’energia elettrica è stato però introdotto un nuovo contributo per le famiglie, che si applicherà nel periodo tra il primo ottobre e il 31 dicembre del 2023, da erogare solo nel caso in cui la media dei prezzi giornalieri del gas naturale sul mercato all’ingrosso superi una certa soglia stabilita dal governo: il contributo arriverà direttamente nella bolletta della luce e sarà differenziato in base alle “zone climatiche” in cui è suddivisa l’Italia.

Sono prorogate anche alcune agevolazioni per le imprese, come il contributo straordinario per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, che viene erogato attraverso un credito d’imposta, cioè come sconto sulle tasse a fine anno. Ci saranno però criteri più stringenti per stabilire quali imprese potranno avere accesso agli aiuti: ne beneficeranno solo le imprese che nel primo trimestre del 2023 hanno avuto bollette superiori di almeno il 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il decreto prevede in totale lo stanziamento di 4,9 miliardi di euro. Di questi però una parte consistente non riguarda le bollette: sono stati stanziati infatti 1,1 miliardi di euro in favore delle regioni e delle province autonome per limitare l’impatto del payback dei dispositivi medici sulle aziende del settore.

Il “payback” è il meccanismo in base al quale le regioni e le province autonome possono chiedere alle aziende produttrici di dispositivi medici un rimborso per compensare i propri eccessi di spesa sanitaria (le regioni hanno limiti sulla spesa sanitaria imposti a livello statale): era rimasto inattuato fino alla scorsa estate, quando il governo di Mario Draghi aveva deciso di attuarlo per salvare i conti delle regioni.

È un meccanismo controverso perché molto penalizzante per le aziende, a cui di fatto è richiesto di rimediare agli errori delle regioni negli ordini dei dispositivi sanitari: le aziende del settore lo avevano molto contestato negli scorsi mesi sostenendo che avrebbe costretto molte di loro a chiudere, perché non sarebbero state in grado di pagare rimborsi che in alcuni casi sono milionari: l’intervento del governo serve a finanziare parte dei soldi che queste aziende dovranno restituire alle regioni. La somma totale che era stata chiesta alle aziende era stimata in poco meno di 2,1 miliardi di euro.