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  • Martedì 21 marzo 2023

La Cina potrebbe fare da mediatrice nella guerra in Ucraina?

Se ne riparla per la visita di questi giorni di Xi Jinping a Mosca: ma la risposta è più no che sì

(Russian Pool via AP)
(Russian Pool via AP)

Come ampiamente previsto, la visita del presidente cinese Xi Jinping in Russia si sta svolgendo con un’accoglienza ampia ed estremamente calorosa. Xi e il presidente russo Vladimir Putin si sono chiamati a vicenda «caro amico» e lunedì il loro primo incontro bilaterale è durato circa quattro ore e mezza. Nel corso dell’incontro Putin ha fatto capire che nei prossimi giorni (non si sa se martedì o mercoledì, prima che Xi riparta) i due leader parleranno anche di Ucraina. In particolare, Putin ha detto: «Abbiamo attentamente studiato le vostre proposte sulla risoluzione dell’acuta crisi in Ucraina e avremo l’opportunità di parlarne».

Le «proposte» cinesi sulla «crisi» in Ucraina (sia Russia sia Cina si rifiutano di parlare di “guerra” o di “invasione”) sono contenute in un documento in 12 punti pubblicato alcune settimane fa, in cui la Cina definisce la sua posizione a proposito della guerra. Nel documento si chiede di «rispettare la sovranità di tutti gli stati» (cosa complessa per la Russia, che ha invaso e annesso enormi territori ucraini), di «porre fine alle ostilità» e di «riprendere i negoziati di pace».

Non è del tutto chiaro cosa si diranno Putin e Xi sulla guerra in Ucraina, né in che modo il documento in 12 punti cinese sarà discusso. Gli esperti sono comunque scettici sul fatto che dall’incontro tra i due leader possa arrivare una reale svolta diplomatica.

L’ipotesi più rosea – e quella in cui l’Occidente spera maggiormente – è che Xi convinca Putin a ritirare le forze russe entro i confini di prima della guerra: significa comunque che l’esercito russo si troverebbe dentro i confini dell’Ucraina, ma che sarebbe costretto ad abbandonare ampi territori ucraini che ha conquistato in quest’anno di guerra, e che peraltro la Russia si è formalmente annessa lo scorso autunno.

Il ritiro russo entro i confini di prima del 24 febbraio 2022 è probabilmente la condizione minima che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky potrebbe accettare per avviare dei negoziati: lui stesso ha accennato a questa possibilità in alcune dichiarazioni pubbliche. È anche di gran lunga l’ipotesi più improbabile: difficilmente Putin accetterà una grande ritirata di questo tipo, e allo stesso modo è da escludere che Xi abbia la volontà politica di infliggere quella che dall’opinione pubblica mondiale sarebbe percepita generalmente come una sconfitta della Russia.

Un’altra ipotesi, già più probabile, è che Xi avanzi una proposta per un cessate il fuoco immediato, congelando il fronte di combattimento attuale. Questa proposta potrebbe dare dei vantaggi alla Russia, perché le consentirebbe di consolidare le conquiste fatte in quest’anno di guerra in un momento in cui il suo esercito è particolarmente provato dal fallimento dell’offensiva invernale. Ma rischia di essere inaccettabile per l’Ucraina e per Zelensky, perché comporterebbe una rinuncia territoriale enorme che difficilmente sarebbe recuperata con negoziati diplomatici, e significherebbe lasciare una parte consistente della popolazione ucraina sotto l’occupazione e sotto il dominio oppressivo della Russia.

Difficilmente queste ipotesi, anche se si realizzassero, sarebbero in grado di fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina, e di escludere la possibilità che la Russia, dopo aver ricostituito il suo esercito, torni ad attaccare il paese.

Molti segnali, peraltro, sembrano escludere che la Russia sia davvero pronta a terminare i combattimenti: alcune analisi ritengono che la Russia si stia preparando a nuovi reclutamenti di giovani uomini, e in vari discorsi Putin ha fatto capire che la guerra in Ucraina sarà un evento di lunga durata per il paese.

Qui si arriva alla terza ipotesi, la meno ottimistica, e cioè che la discussione del piano cinese in 12 punti si manterrà soprattutto a livello teorico e formale, e che i due leader facciano proclami per il rispetto della sovranità e in favore di negoziati di pace, senza che però sul campo di battaglia le cose cambino in maniera considerevole. La guerra in Ucraina non si fermerebbe. In questo caso, significherà che Xi Jinping avrà rinunciato a ogni parvenza formale di apparire come un mediatore neutrale, e che la Cina si sarà schierata definitivamente con la Russia in questa guerra.

C’è un altro elemento che bisogna considerare quando si parla della possibilità che la Cina faccia da mediatrice in un conflitto complesso e ampio come quello tra Russia e Ucraina: la Cina non ha mai fatto da mediatrice in situazioni diplomatiche così intricate, e non ha vera esperienza in questo campo. Di recente il governo cinese è riuscito a patrocinare un importante accordo tra Arabia Saudita e Iran, ma quello era in buona parte il frutto di negoziati durati due anni che erano stati portati avanti anche dai team diplomatici di altri paesi.