Continua la crisi delle banche statunitensi

Dopo i guai degli ultimi giorni, lunedì diverse banche sono andate malissimo in borsa e in alcuni casi si è vista una preoccupante "corsa agli sportelli"

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

Il fallimento di Silicon Valley Bank, il più grande negli Stati Uniti dalla crisi finanziaria del 2008, e la successiva decisione del governo americano di chiudere un’altra banca particolarmente a rischio, stanno avendo conseguenze piuttosto rilevanti e per alcuni preoccupanti sul sistema bancario statunitense. Lunedì diverse banche sono andate molto male in borsa, registrando cali che non si vedevano da tempo.

A essere particolarmente colpite sono state le cosiddette banche regionali, ossia banche di medie dimensioni molto legate all’economia del territorio e alla rete produttiva locale. I cali più importanti sono stati quelli di First Republic Bank e di Western Alliance, i cui titoli in borsa hanno perso rispettivamente il 62 e il 47 per cento, seguite poi da PacWest Bancorp, che ha perso il 21 per cento. Per molte di queste banche si è trattato della maggiore perdita percentuale da anni.

Gli ultimi a essere entrati in difficoltà sono istituti piuttosto simili ai due falliti negli scorsi giorni: di medie dimensioni e con una clientela composta soprattutto da aziende, con conti correnti piuttosto corposi che quindi non rientrano sotto la soglia entro cui la legge statunitense prevede il rimborso garantito in caso di fallimento, che è pari a 250 mila dollari. Sono conti correnti con cui le aziende pagano gli stipendi e le fatture dei loro fornitori: il blocco, quindi, potrebbe causare guai finanziari notevoli.

Lunedì molti dei clienti di queste banche, presi dal panico di perdere i loro soldi, hanno ritirato o spostato le somme presenti nei loro conti correnti, avviando in alcuni casi quella che in economia si chiama una “corsa agli sportelli”: clienti che ritirano in massa gran parte dei depositi di una banca e che per questo rischiano di metterla in seria difficoltà. Gli investitori sui mercati finanziari, consapevoli della rischiosità di queste corse agli sportelli sulla stabilità finanziaria dei singoli istituti, hanno iniziato a vendere massicciamente i titoli legati a queste banche, facendone così crollare il prezzo.

Tutto questo sta accadendo nonostante i fallimenti di Silicon Valley Bank e di Signature Bank nel fine settimana siano stati gestiti tutto sommato con prontezza dal governo e dalle autorità di vigilanza e soprattutto con una notevole eccezione alle regole generali, prevista proprio per provare a rassicurare i cittadini sul fatto che i loro conti correnti sono al sicuro ed evitare così corse agli sportelli scatenate dal panico: il “fondo assicurativo” che gestisce in caso di fallimento delle banche i rimborsi ai clienti delle somme sui loro conti correnti è stato autorizzato a rimborsare integralmente tutti gli importi. È stata una deroga alla soglia di 250 mila dollari fissata dalla legge statunitense, oltre la quale i depositi bancari non sono più tutelati e i clienti rischiano di perdere le somme eccedenti se la loro banca fallisce.

Se così non fosse stato i clienti delle due banche fallite nel fine settimana, che sono appunto principalmente aziende con conti ben superiori ai 250 mila dollari, non avrebbero più potuto pagare gli stipendi dei dipendenti o le fatture dei propri fornitori, causando una crisi finanziaria a catena notevole.

«Tutti i clienti di queste banche possono stare tranquilli: saranno tutelati e avranno accesso ai loro conti correnti già da oggi», ha detto lunedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in conferenza stampa per rassicurare i correntisti e gli investitori finanziari. Biden ha poi detto che «i cittadini americani devono stare tranquilli sul fatto che le somme sui loro conti correnti sono a disposizione per quando ne hanno bisogno». Il punto è importante perché serve a rassicurare tutti i cittadini, che in questi contesti di incertezza finanziaria presi dal panico sono portati a ritirare ingenti somme dai loro conti: una corsa agli sportelli dopo l’altra rischia di generare infine una crisi finanziaria generalizzata.

La Federal Reserve, la banca centrale americana, ha anche messo a disposizione una nuova linea di credito per gli istituti che dovessero trovarsi in difficoltà e in crisi di liquidità: molte banche regionali lunedì hanno detto espressamente che se ci fosse stato bisogno avrebbero usato questi prestiti, proprio per placare i timori dei correntisti.

Cosa sono le corse agli sportelli e perché sono pericolose
Questa espressione evoca immagini di folle di correntisti davanti alle casse delle banca, tutti accalcati per ritirare il proprio denaro nel timore che la banca fallisca e di perdere così le somme depositate. Spesso questi comportamenti vengono definiti irrazionali, dettati più dal panico che da fattori reali. Una famosa scena del film Mary Poppins viene spesso usata come metafora di questo fenomeno.

L’attività di una banca si basa su un equilibrio tutto sommato rischioso. Le banche raccolgono denaro dai correntisti e lo usano in larga parte per investire, concedere mutui e prestiti. Quindi le banche non hanno mai a disposizione tutti i soldi dei correntisti, confidando nel fatto che è improbabile che tutti quanti ritirino la totalità dei fondi nello stesso momento.

Se un correntista si aspetta che gli altri ritirino oggi dalla banca solo quanto è necessario per fare fronte alle loro esigenze di consumo, riterrà che la banca sia al sicuro e di conseguenza farà così anche lui: ritirerà dal suo conto corrente solo quanto gli serve. Se tutti condividono questa aspettativa, tutti faranno così e la banca sarà effettivamente al sicuro: si tratta di una profezia che si autoavvera. Ma se un depositante si aspetta che tutti gli altri vadano oggi in banca a ritirare il loro denaro, la sua risposta sarà quella di correre in banca a ritirare il suo, sapendo che domani potrebbe essere troppo tardi. Se tutti condividono questa aspettativa, andranno a ritirare i loro depositi e la banca fallirà.

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