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  • Lunedì 6 marzo 2023

Corea del Sud e Giappone potrebbero risolvere un vecchissimo litigio

Riguarda i sudcoreani costretti ai lavori forzati durante l'occupazione giapponese, oltre cent'anni fa

(Kim Hong-Ji/Pool Photo via AP)
(Kim Hong-Ji/Pool Photo via AP)

Il ministro degli Esteri sudcoreano Park Jin ha annunciato un nuovo piano per risolvere una disputa di lunghissima data con il Giappone, che riguarda i sudcoreani che furono costretti a lavorare nelle fabbriche giapponesi durante l’occupazione della penisola coreana da parte del Giappone, durata dal 1910 al 1945. Secondo i giapponesi, la questione è già stata risolta da un trattato del 1965. Secondo un tribunale sudcoreano, però, diverse società giapponesi devono ancora un risarcimento ad alcuni dei sudcoreani costretti a lavorare all’epoca.

La nuova soluzione pensata dal governo della Corea del Sud prevede che a pagare i risarcimenti non siano le aziende giapponesi, ma le aziende sudcoreane tuttora di grande successo che beneficiarono del trattato del 1965, in seguito a cui il Giappone pagò centinaia di milioni di dollari in aiuti economici e prestiti per sviluppare il settore privato sudcoreano. Queste aziende dovrebbero donare, su base volontaria, i soldi necessari alla Fondazione per le vittime della mobilitazione forzata del Giappone imperiale. Da parte propria, il Giappone ha detto che sia le aziende che i privati giapponesi sono liberi di donare a propria volta alla Fondazione, senza però sentirsi obbligati.

L’annuncio è un tentativo di migliorare i rapporti tra Corea del Sud e Giappone, che negli ultimi cinque anni si sono notevolmente deteriorati. Il ministro degli Esteri Park ha detto che «il governo [sudcoreano] spera di collaborare con il Giappone, che è il nostro vicino più prossimo, con cui condividiamo i valori delle democrazie liberali, delle economie di mercato, dello stato di diritto e dei diritti umani, soprattutto ora che sia la situazione nella penisola coreana che quella internazionale si aggravano». Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha lodato la proposta, chiamandola «il segno di un ritorno a un rapporto sano tra Giappone e Corea del sud».

I due paesi stanno lavorando a questa soluzione da mesi. All’interno dell’accordo dovrebbe rientrare anche la creazione di un “fondo per il futuro dei giovani”, ovvero di un sistema di borse di studio per studenti sudcoreani che vogliono studiare in Giappone: Nippon Steel e Mitsubishi Heavy Industries, che sono le due principali aziende che secondo il tribunale sudocreano dovrebbero pagare i risarcimenti ai sudcoreani costretti a lavorare durante l’occupazione, dovrebbero contribuire notevolmente a questo fondo.

Inoltre, si sta valutando la possibilità di resuscitare la pratica in base a cui ogni anno i leader di Giappone e Corea del Sud si facevano visita a vicenda: questo non succede dal 2011, quando i due paesi sono tornati a litigare sul tema delle cosiddette “schiave del sesso”, le donne costrette a prostituirsi nei bordelli militari giapponesi prima e durante la Seconda guerra mondiale e provenienti dai paesi vicini, soprattutto Corea del Sud e Cina.

Gli accordi sono stati subito molto contestati da parte delle associazioni di ex lavoratori forzati e dall’opposizione politica in Corea del Sud: la principale critica è che si tratti di una resa diplomatica al Giappone, che non dovrà così chiedere ulteriormente scusa per le proprie azioni né pagare a sua volta risarcimenti o compensazioni.