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  • Sabato 25 febbraio 2023

Le divisioni religiose che condizionano le elezioni in Nigeria

Da decenni ci sono accordi informali per distribuire i poteri tra candidati cristiani e musulmani, del nord e del sud: ma potrebbero essere disattesi

Nigeria elezioni
(AP Photo/ Sunday Alamba, File)
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Sabato 25 febbraio si vota per eleggere il nuovo presidente e per rinnovare il parlamento della Nigeria, uno dei paesi più importanti dell’Africa e uno dei più popolosi al mondo, che ha oltre 213 milioni di abitanti e decine di lingue, religioni ed etnie diverse. Le grandi diversità all’interno del paese sono alla base della cosiddetta “zonizzazione” (zoning), uno dei princìpi cardine, benché informali, della politica nigeriana, che prevede la rotazione delle principali cariche politiche tra persone di religioni e provenienze diverse. Il principio riguarda anche l’elezione del presidente, ma è probabile che questa volta sarà disatteso, cosa che potrebbe provocare notevoli reazioni.

La Nigeria è una repubblica federale in cui il presidente è sia capo di stato che di governo. Seppur con un certo margine di errore, si stima che circa la metà della sua popolazione sia musulmana e l’altra metà cristiana: la gran parte dei primi vive nel nord del paese, mentre i secondi soprattutto a sud. Il principio dello zoning esiste per fare in modo che né la parte settentrionale del paese né quella meridionale si sentano escluse dal potere, e che nessun partito possa monopolizzarlo.

Lo zoning fu introdotto dopo la conclusione della guerra civile del Biafra, all’inizio degli anni Settanta, quando il Partito Nazionale della Nigeria (NPN) decise di sfruttarlo per eleggere i propri funzionari, con l’obiettivo di smorzare le tensioni fra gruppi etnici rivali. Con l’annullamento delle elezioni del 1993 e la presa del potere del generale Sani Abacha, vari leader politici proposero la rotazione della presidenza fra candidati di sei zone geopolitiche, che poi per semplificare diventarono due, nord e sud.

– Ascolta Globo: Le elezioni in Nigeria, con Giovanni Carbone

Da allora diventò una consuetudine non scritta, che implica l’alternanza di presidenti provenienti dal nord, a maggioranza musulmana, e presidenti del sud, a prevalenza cristiana, di norma affiancati da candidati alla vicepresidenza di provenienza opposta.

Il presidente uscente della Nigeria, Muhammadu Buhari, viene dal nord ed è musulmano. Secondo il principio dello zoning, pertanto, quest’anno dovrebbe essere eletto un presidente cristiano e del sud del paese. In realtà però entrambi i candidati dei principali partiti sono musulmani: Bola Tinubu del Congresso di tutti i progressisti (APC, il partito di Buhari) viene dal sud, ma è musulmano, mentre Atiku Abubakar del Partito democratico popolare (PDP) è musulmano ed è del nord, come Buhari.

C’è anche un terzo candidato che si è fatto molto notare durante la campagna elettorale: è Peter Obi, che è espresso dal Partito laburista, è cattolico ed è originario dello stato di Anambra, nel sud-est del paese, di cui è stato governatore fra il 2007 e il 2014. Secondo alcuni sondaggi, Obi sarebbe in vantaggio di alcuni punti sia su Tinubu che su Abubakar. Non è però detto che riesca a essere eletto.

In Nigeria per vincere le elezioni al primo turno non bisogna solo ottenere più voti rispetto agli sfidanti, ma è anche necessario avere almeno il 25 per cento delle preferenze in due terzi dei 36 stati del paese e nel territorio della capitale Abuja. E Obi non sembra essere molto popolare in una decina di stati del nord del paese che tendono a votare per candidati che provengono da quelle stesse aree e sono musulmani, come appunto Abubakar e Tinubu.

Un’eventuale vittoria di Tinubu, e ancora di più un successo di Abubakar, insomma, contrasterebbero nettamente con il principio dello zoning, rischiando di provocare grandi proteste come quelle che erano seguite alla rielezione di Goodluck Jonathan nel 2011. Jonathan era cristiano, veniva dal sud della Nigeria ed era diventato presidente dopo la morte di Umaru Musa Yar’Adua, di cui era vice. Dal momento che Yar’Adua era un musulmano del nord del paese ma il suo mandato era stato completato da Jonathan, un cristiano del sud, le persone del nord ritenevano che non si sarebbe dovuto candidare per rispettare il principio dello zoning. Jonathan però non solo si ricandidò, ma vinse (con un vice, Namadi Sambo, del nord e musulmano): la sua rielezione provocò le proteste violente delle bande del nord che non ne riconobbero la vittoria.

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