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  • Martedì 14 febbraio 2023

Che cos’è il processo “Ruby ter”

Per domani ci si aspetta la sentenza nei confronti di Silvio Berlusconi, accusato di aver pagato alcune testimoni perché lo scagionassero

Silvio Berlusconi in parlamento nelle scorse settimane (Photo by Antonio Masiello/Getty Images)
Silvio Berlusconi in parlamento nelle scorse settimane (Photo by Antonio Masiello/Getty Images)
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Per mercoledì ci si aspetta la sentenza di primo grado del filone milanese del cosiddetto processo “Ruby ter”, in cui è imputato per corruzione in atti giudiziari l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: lo scorso maggio i pubblici ministeri avevano chiesto per lui la condanna a sei anni di reclusione. Il processo è stato chiamato così dalla stessa procura di Milano perché è il terzo procedimento che riguarda la vicenda che coinvolse la giovane donna di origini marocchine Karima El Mahroug, che i giornali chiamarono “Ruby Rubacuori”. Nello specifico, in questo processo, Berlusconi è accusato di aver dato denaro ad alcune testimoni nei processi precedenti, Ruby e Ruby bis, perché dicessero il falso.

Lunedì 13 febbraio il governo presieduto da Giorgia Meloni ha deciso di revocare la costituzione di parte civile che era invece stata decisa nel 2017 dal governo guidato da Paolo Gentiloni. Il governo aveva in sostanza chiesto allora un risarcimento di dieci milioni di euro per il «discredito planetario», come l’aveva definito, che a suo avviso le condotte di cui è accusato Berlusconi avevano attirato sull’Italia. Il governo attuale ha invece ritenuto non opportuno chiedere un risarcimento a uno dei tre principali leader della maggioranza. 

La vicenda è piuttosto complessa e per capire quali sono le accuse del Ruby ter, e perché il processo è stato diviso in diversi filoni, serve riassumere l’intera storia. La notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 Karima El Mahroug venne fermata con l’accusa di furto e portata in questura a Milano, anche perché era priva di documenti di riconoscimento. L’allora presidente del Consiglio, che quella notte era a Parigi, dopo essere stato informato telefonò al capo di gabinetto della questura, Pietro Ostuni, chiedendo che la ragazza fosse affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti e non a una comunità per minori. Disse anche che la ragazza era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak, cosa falsa.

Nel dicembre dello stesso anno Silvio Berlusconi venne indagato dalla procura di Milano per concussione: secondo i pubblici ministeri infatti aveva abusato della sua posizione di presidente del Consiglio per far affidare la ragazza a Minetti. La difesa sostenne invece che davvero Silvio Berlusconi credeva che la ragazza fosse nipote di Mubarak e che quindi era intervenuto per evitare un grave incidente diplomatico.

Karima El Mahroug all’uscita del tribunale durante il primo processo in cui era coinvolta (Foto Stefano De Grandis/LaPresse)

Dalle indagini emerse che Karima El Mahroug, non ancora maggiorenne, aveva partecipato a una serie di feste nella residenza di Arcore di Berlusconi. Alle stesse feste partecipavano anche molte altre ragazze che secondo l’accusa avrebbero fatto sesso, in cambio di denaro e favori, con l’allora capo del governo. Il 15 febbraio 2011 Berlusconi venne rinviato a giudizio con rito immediato per concussione e prostituzione minorile. In un procedimento penale separato vennero rinviati a giudizio Nicole Minetti, il direttore del TG4 Emilio Fede e l’agente di spettacolo Lele Mora. Si tratta del cosiddetto procedimento Ruby bis. 

Dopo una lunga disputa che coinvolse anche la Corte costituzionale e che riguardava la competenza del reato di concussione, che per i legali di Berlusconi era del Tribunale dei ministri, il 24 giugno 2013 Silvio Berlusconi venne condannato in primo grado a sette anni di reclusione per prostituzione minorile e concussione. Un anno più tardi, nel processo d’appello, venne assolto perché il reato di concussione “non sussiste” e quello di prostituzione minorile “non costituisce reato”. Il 10 marzo 2015 la Corte di cassazione confermò l’assoluzione.

Nel luglio del 2013, intanto, Lele Mora ed Emilio Fede erano stati condannati a sette anni di reclusione, e Nicole Minetti a cinque anni. La Corte d’appello di Milano, nel novembre del 2014, confermò le condanne ma ridusse le pene per i tre imputati: quattro anni e dieci mesi per Emilio Fede; tre anni con le attenuanti generiche per Nicole Minetti; sei anni e un mese per Lele Mora. Nel settembre del 2015 la Corte di cassazione stabilì che venisse fatto un nuovo processo d’appello perché nella sentenza c’erano “lacune motivazionali”. Il 7 maggio 2018 la Corte d’appello di Milano ribadì le condanne riducendo ulteriormente le pene: 4 anni e 7 mesi per Fede e 2 anni e 10 mesi per Minetti. 

Il 3 gennaio 2014 l’allora procuratore della Repubblica di Milano annunciò l’apertura di una nuova inchiesta, la Ruby ter, nata dalla trasmissione degli atti dei processi Ruby e Ruby bis. Nelle motivazioni delle sentenze erano infatti ricavabili ipotesi di reato di corruzione a carico di una serie di persone, tra cui lo stesso Berlusconi. Secondo la procura di Milano, l’ex presidente del Consiglio versava 2.500 euro al mese a molte delle ex partecipanti alle serate nella residenza di Arcore e in quella romana di palazzo Grazioli. L’accusa ha sostenuto che quei soldi erano distribuiti perché le testimoni tacessero o raccontassero cose false in tribunale, in modo da rafforzare la tesi dell’innocenza dello stesso Berlusconi. La difesa ha invece sostenuto che quei soldi erano un risarcimento per il danno d’immagine subito dalle ragazze per l’intera vicenda Ruby. 

In tutto gli indagati nel procedimento Ruby ter sono stati 45. Il procedimento venne diviso tra sette diversi tribunali: furono infatti accolte le eccezioni di competenza territoriale presentate da vari avvocati difensori. Le posizioni di alcuni indagati sono così state analizzate a Monza, Treviso, Roma, Pescara, Siena e Torino. Il filone più importante, con 23 imputati tra cui Berlusconi, è rimasto comunque a Milano. 

Il filone milanese del processo è stato poi riunito con quello in cui l’ex presidente del Consiglio è accusato di avere corrotto altre quattro ospiti delle serate, con oltre 400mila euro in cambio della loro versione resa nei processi.

Nel marzo del 2019 è morta una delle testimoni del processo, Imane Fadil, che aveva presentato richiesta di essere parte civile nel processo. La procura di Milano aprì un fascicolo per omicidio ma pochi mesi dopo l’indagine venne chiusa: Fadil morì «a causa un’aplasia midollare associata a un’epatite acuta, un’entità clinica estremamente rara e di estrema gravità».

Nel frattempo Berlusconi è stato processato, nell’ambito dell’inchiesta Ruby ter, anche a Siena. È stato accusato di aver pagato il pianista senese di Arcore, Danilo Mariani, per spingerlo a dire falsa testimonianza. La pubblico ministero Valentina Magnini ha chiesto la condanna a quattro anni e due mesi, ma il processo è rimasto bloccato a lungo a causa dell’epidemia di Covid. Nell’ottobre 2021 il tribunale di Siena ha infine assolto Silvio Berlusconi perché il fatto non sussiste. Nel novembre del 2022 Berlusconi è stato assolto anche a Roma dove era imputato assieme al cantante Mariano Apicella. A chiedere l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» era stato lo stesso pubblico ministero. Berlusconi era accusato di aver pagato Apicella per farlo tacere in merito alle serate di Arcore, ma era stato accertato che i pagamenti erano precedenti alla vicenda.

Per quanto riguarda il filone di Milano, l’accusa è stata sostenuta dai sostituti procuratori Tiziana Siciliano e Luca Gaglio. In totale l’accusa ha chiesto 28 condanne. Tra le richieste di condanna ci sono quelle a Maria Rosaria Rossi, ex senatrice molto vicina a Berlusconi, a un anno e 4 mesi per falsa testimonianza. Per il giornalista Carlo Rossella sono stati chiesti due anni, mentre sono stati chiesti fino a cinque anni per venti donne ospiti delle feste nella residenza di Arcore, che sarebbero state pagate per dire falsa testimonianza. Sono stati chiesti anche sei anni e sei mesi per Luca Risso, ex compagno di Karima El Mahroug. 

L’accusa ha chiesto la confisca di 5 milioni di euro a El Mahroug e 10 milioni di euro per Berlusconi. In totale, l’accusa ha chiesto la confisca di 22 milioni di euro. I pm hanno anche chiesto di confiscare quattro immobili, tra cui le due ville da un milione di euro a Bernareggio, vicino a Monza, messe a disposizione di Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, due delle partecipanti alle feste, da parte di Berlusconi.

La difesa di Berlusconi, sostenuta da Franco Coppi, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato sulla base dell’inutilizzabilità dei verbali di 19 testimoni che, nei giudizi Ruby e Ruby bis, avrebbero dovuto essere ascoltate con l’assistenza di un avvocato difensore in quanto di fatto già indagate. Non ritenendo validi quei verbali non ci sarebbero più nemmeno le false testimonianze.