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  • Lunedì 13 febbraio 2023

Gli aiuti italiani per il terremoto sono arrivati in Siria

Sono stati i primi dall'Unione Europea a raggiungere le zone controllate dal regime di Assad, ma non si sa se arriveranno ai ribelli

L'arrivo a Beirut degli aiuti italiani per la Siria
(ANSA/FARNESINA)
L'arrivo a Beirut degli aiuti italiani per la Siria (ANSA/FARNESINA)

Tra sabato e domenica l’Italia è stato il primo paese dell’Unione Europea a inviare aiuti umanitari in Siria dopo il terremoto che la settimana scorsa aveva colpito un’ampia regione tra Turchia e Siria, provocando decine di migliaia di morti e danni enormi. Gli aiuti comprendono quattro ambulanze e 13 bancali di materiale medico e di soccorso. Sono stati trasportati con due grandi aerei militari C-130 fino all’aeroporto di Beirut, in Libano; da lì sono poi stati presi in carico dalla Mezzaluna Rossa siriana, l’equivalente della Croce Rossa italiana, e sono stati portati a Damasco, la capitale della Siria, via terra. È in arrivo anche una squadra di quattro medici.

Sugli aiuti alla Siria negli scorsi giorni ci sono state numerose difficoltà e incertezze, dovute soprattutto al fatto che il controllo delle aree colpite dal terremoto è di fatto diviso tra il regime siriano di Bashar al Assad e i ribelli che ancora dominano le zone del nord-ovest del paese dopo la guerra civile siriana, che va avanti da oltre dieci anni e non si è mai davvero conclusa. Sono state gravemente danneggiate dal terremoto sia le regioni del nord-ovest della Siria comandate dai ribelli, compresa la città di Idlib, sia città come Aleppo e Latakia, che invece sono controllate dal regime.

Il regime di Assad pretende dalla comunità internazionale che tutti gli aiuti arrivino a Damasco, e sostiene che si occuperà poi di distribuirli alle zone controllate dai ribelli. Ma i ribelli non si fidano e temono che, come è già successo in passato, il regime utilizzi gli aiuti come arma di ricatto, o per affamare la popolazione nelle zone controllate da loro.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea, inoltre, da anni impongono sanzioni economiche molto dure contro il regime di Assad, accusato di brutalità e crimini di guerra nel corso del conflitto civile. Per questo, nei primi giorni dopo il terremoto c’era stata una certa incertezza da parte dell’Occidente su come gestire gli aiuti alla Siria. Prima del terremoto a inviare aiuti umanitari e materiali nelle zone controllate dai ribelli ci pensava la Turchia, che controlla il valico di frontiera di Bab al Hawa e ha rapporti con i vari gruppi dei ribelli. Ma adesso il governo turco è impegnato con la devastante situazione del terremoto sul suo territorio, e il valico è parzialmente inagibile.

– Leggi anche: Gli aiuti internazionali per il terremoto faticheranno ad arrivare in Siria

La situazione si è in parte sbloccata alla fine della settimana scorsa, quando il regime siriano ha fatto ufficialmente richiesta di attivare il Meccanismo europeo di protezione civile, un sistema gestito dall’Unione Europea per inviare aiuti umanitari a paesi terzi colpiti da catastrofi. La richiesta è stata accompagnata da alcune garanzie da parte del regime, che hanno consentito ai governi dell’Unione Europea di mobilitare i primi aiuti, seppure con qualche cautela. I governi dell’Italia e della Romania sono stati i primi a offrirsi di inviarli, e quelli italiani sono stati i primi ad arrivare.

Che ci sia comunque una certa cautela lo mostra il fatto che l’Italia non ha inviato gli aiuti direttamente a Damasco, come fanno gli stati arabi alleati del regime siriano, ma nel vicino Libano, per poi affidare il carico alla Mezzaluna Rossa siriana (che è comunque vicina al regime).

Non è chiaro inoltre quali garanzie abbia offerto il regime di Assad del fatto che non voglia affamare le aree controllate dai ribelli. Come ha scritto su Repubblica Daniele Raineri, negli anni scorsi il regime «è stato accusato dalle Nazioni Unite di essersi appropriato di una parte degli aiuti destinati alla popolazione e di averne fatto un uso politico. In particolare, di avere negato cibo e medicine alle aree poco ubbidienti. Per questo c’è il timore che il regime di Assad possa sfruttare anche questa crisi».

Il governo italiano comunque ha fatto sapere che intende inviare aiuti non soltanto al regime di Assad, ma anche alle zone controllate dai ribelli, anche se non è ancora chiaro come questo potrebbe avvenire. Gli Stati Uniti, per esempio, starebbero cercando la collaborazione dei curdi, che controllano le zone a nord-est della Siria, poco colpite dal terremoto. Dan Stoenescu, il capo della delegazione dell’Unione Europea in Siria, ha scritto su Twitter che gli aiuti europei arriveranno presto a «tutte le regioni della Siria».