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  • Venerdì 3 febbraio 2023

Investire in borse di lusso rende parecchio

I guadagni dipendono dal marchio e dai modelli, al punto che si parla di “beni rifugio”: ma bisogna resistere alla tentazione di indossarle

Un'immagine della serie tv Sex and the city
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Negli ultimi anni il mercato delle borse di lusso si è espanso a tal punto che il loro acquisto è diventato anche un investimento finanziario. Prodotti come le borse della casa di moda francese Hermès sono talmente richiesti che nel mercato dell’usato vengono valutati tantissimo, anche molto di più del loro prezzo in negozio. È una tendenza che coinvolge in generale le borse prodotte da grandi marchi di lusso: sono ormai diventate ciò che gli economisti definiscono “beni rifugio”, ossia quei beni d’investimento che le persone comprano per proteggere la propria ricchezza e che non sono soggetti a improvvise fluttuazioni dei prezzi, al contrario dei classici strumenti finanziari.

I beni rifugio hanno un loro valore intrinseco e sono tipicamente gli immobili, l’oro, le valute forti come il dollaro, ma anche i beni di lusso come le opere d’arte, gli orologi e, appunto, le borse. Proprio nei momenti di maggiore incertezza sui mercati finanziari questi beni acquistano valore: le persone li richiedono perché sperano di ottenere una garanzia contro le variazioni imprevedibili dei prezzi. L’idea è che, se pago una certa somma per una borsa di Hermès, potrò con tutta probabilità rivenderla per la stessa somma (e quasi certamente per una somma superiore) anche in futuro.

Le borse di lusso possono arrivare a costare molte migliaia di euro e alcuni modelli acquistano valore con il tempo, perché sono edizioni limitate o che non si trovano più, perché hanno un fascino che evoca altre epoche o personaggi del passato. Altri addirittura acquistano valore appena usciti dal negozio, perché alcune borse sono diventate talmente richieste che ci sono liste d’attesa lunghissime, cosa che le rende un bene ulteriormente raro e desiderato. A questo si aggiunge poi il crescente successo del mercato vintage e secondario, ossia quello fuori dai negozi ufficiali e oggi diffusissimo su una serie di spazi online, che contribuisce ad alzare le quotazioni.

Investire in borse di lusso è una scelta che si è molto sviluppata negli ultimi dieci anni in tutto il mondo. Tra i prodotti del lusso messi in commercio dai brand più famosi e apprezzati, hanno rispetto ai vestiti una minore deperibilità legata alle mode e alle stagioni (e anche alla natura e alla qualità dei prodotti stessi), nonché una maggiore versatilità d’uso. Secondo la società di consulenza Knight Frank questi investimenti hanno un buon potenziale e hanno una loro validità, al pari di investimenti in immobili o in opere d’arte, se fatti con criterio. I prezzi vanno dai circa 2 mila euro per una borsa di Balenciaga agli oltre 50 mila euro per modelli di Hermès particolarmente pregiati. Non tutte le borse però, solo perché di lusso, sono degli investimenti e non tutte le borse vintage, in quanto tali, possono essere valutate parecchio. Come in ogni attività commerciale dedicata a prodotti rari, da collezionisti o di seconda mano, serve conoscere il mercato e saper fare una certa selezione, perché non tutti i marchi e i modelli aumentano il loro valore con il passare del tempo.

Gli esperti di questo genere di prodotti identificano dei criteri di base per scegliere una borsa su cui investire. Secondo Margherita Manfredi, capo dipartimento Fashion Vintage e Memorabilia della casa d’aste Finarte, innanzitutto va individuato il marchio secondo il proprio gusto perché chi acquista ha di solito anche un interesse all’uso, tenendo però conto che i brand hanno un’attrattività diversa sul mercato secondario. Inoltre «il modello da scegliere deve essere iconico, come possono essere la “Jackie” o la “Bamboo” per Gucci, la “Lady Dior” o la “Sella” per Dior. Sono modelli vecchissimi ma ormai sono riproposti in tante tipologie di varianti e di colori. Se poi l’oggetto viene comprato di seconda mano un altro elemento da valutare è lo stato di conservazione e la garanzia di autenticità», dice Manfredi. Se l’acquisto è fatto in ottica di investimento si dovrà prestare la massima attenzione alla cura del pezzo: le borse rovinate perdono valore, anche se di marchi e modelli molto appetibili sul mercato.

Le aste di borse di lusso sono sempre più comuni e secondo Manfredi chi compra una borsa in asta lo fa in molti casi anche solo «per possederla. La facilità di comprare in asta ti rende l’oggetto disponibile subito, mentre nei negozi, spesso, ci sono liste di attesa molto lunghe».

È il caso dei modelli più iconici di Hermès, come la “Kelly”, in onore dell’attrice Grace Kelly, e la “Birkin”, dedicata all’attrice Jane Birkin, che da sole rappresentano quasi la metà delle borse vendute complessivamente in asta. Per entrambi i modelli le attese in negozio possono essere di molti mesi e spesso anche di anni, e per questo il mercato secondario è diventato sempre più frequentato.

Hermès non riesce a soddisfare la domanda complessiva che c’è per i due modelli e secondo l’azienda il motivo principale è determinato dagli stringenti vincoli produttivi: non ci sarebbe abbastanza disponibilità di pellame di alta qualità e soprattutto non ci sono abbastanza artigiani con le competenze e l’esperienza necessarie per produrre tutte le borse che il mercato richiede. Per produrre una Kelly servono tra le 15 e le 20 ore di lavoro di artigiani altamente specializzati, che iniziano a produrre solo dopo due anni di formazione.

Ma molti sostengono che dietro questa offerta limitata ci sia innanzitutto una strategia commerciale. Le liste di attesa rendono i due modelli molto esclusivi, quindi molto desiderati, e spesso invogliano i clienti in negozio ad acquistare altri prodotti immediatamente disponibili, per una sorta di meccanismo consolatorio.

Queste borse sono diventate molto appetibili sul mercato secondario e da qui nasce la possibilità di usarle come bene di investimento, soprattutto per quelle più rare e pregiate. «C’è chi compra una borsa Hermès perché sa che potrà rivenderla alla cifra che vuole. Tant’è che sulle piattaforme di rivendita online spesso si vedono queste borse a prezzi che sono il triplo o il quadruplo di quello del negozio» dove le attese sarebbero molto lunghe, dice Manfredi.

Un modello di Birkin costa circa 8 mila euro nella versione base, ma può arrivare a costarne anche 50 mila nelle versioni più pregiate, come quelle fatte con la pelle di coccodrillo. E il loro valore aumenta nel mercato secondario: in un’asta di Christie’s di aprile scorso, un rarissimo e pregiatissimo modello in coccodrillo con finiture di diamanti è stato venduto a 176 mila euro. A quell’asta furono vendute numerose borse Hermès, che ebbero un tale successo che la casa d’aste ottenne un ricavo di 2.273.040 euro, il doppio delle attese. La quasi totalità dei pezzi fu venduta ben sopra la stima.

Il modello Birkin di Hermès in pelle di coccodrillo “porosus” con dettagli in oro bianco 18 carati e diamanti (Christie’s)

Un caso simile c’è stato anche in Italia alla casa d’aste Finarte, che nel 2019 ha curato la vendita di una collezione privata di oltre cento pezzi di Hermès. Margherita Manfredi, che l’ha seguita, racconta che il collezionista in questo caso «aveva comprato questi pezzi negli anni tra il 2011 e il 2013 solo per investimento e li ha tenuti fermi in un caveau. Erano borse nuovissime e mai usate. Ne aveva 120 e ha ricavato circa un milione di euro, di cui a spanne la metà è stato puro guadagno. Questo è stato possibile perché avevamo colori che Hermès non fa più, ma soprattutto perché i compratori potevano averle subito, senza aspettare anni in lista d’attesa».

Garanzie di questa dimensione di guadagno valgono solo per le borse di Hermès, che è tendenzialmente il marchio più venduto per volume e valore. Al secondo posto dei marchi più venduti c’è Louis Vuitton, con i modelli “Speedy” e “Keepall”, seguito da Chanel, il cui modello “2.55” negli ultimi anni ha acquisito tantissimo valore.

«Gli altri marchi che sono molto ricercati sono anche Dior e Gucci. Di Gucci soprattutto i pezzi vintage, rari, degli anni Sessanta e Settanta, che poi in asta raggiungono anche quotazioni importanti», dice Manfredi.

Il rapporto annuale Clair, elaborato dalla piattaforma online di vendita di pezzi vintage Rebag, divide i brand in diverse categorie, a seconda del valore che hanno nel mercato di seconda mano. Al di là di quelle più appetibili di Hermès, Chanel e Louis Vuitton, brand definiti dal sito come “unicorni” (esattamente come quelle start up particolarmente di successo che raggiungono il valore di almeno un miliardo di dollari), ci sono le “scommesse sicure”, come le borse di Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Prada e Dior. “A basso rischio” di svalutazione sono considerate le borse di Balenciaga, Fendi, Celine, Givenchy e Chloé, mentre ad “alto rischio” quelle di Valentino: in conseguenza appunto della maggiore o minore rarità dell’offerta.

Il rapporto cita un caso interessante, un “outlier”, un marchio che fa storia a sé: le borse del marchio americano Telfar, secondo Rebag, sono un ottimo investimento perché mediamente vengono rivendute al doppio del prezzo in negozio. È un marchio meno conosciuto degli altri, creato nel 2005 dal designer Telfar Clemens, ma che è diventato celebre nell’ambiente proprio per la popolarità delle sue borse, che vengono messe sul mercato in piccole quantità ogni mese e che vanno esaurite sistematicamente nel giro di poco, anche con notevoli polemiche. Sono diventate un prodotto iconico, e le hanno indossate personaggi famosi come Madonna, Oprah Winfrey, Zoe Kravitz e Alexandria Ocasio Cortez.

 

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