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  • Domenica 29 gennaio 2023

L’eccezionale isola di Giava

È la più popolosa al mondo, e di molto, per un insieme di fattori (vulcani inclusi) che non sono presenti tutti insieme in nessun altro luogo dell’Indonesia

isola Giava
Il massiccio montuoso del Tengger, a Giava, con il fumo che fuoriesce dai crateri dei vulcani Bromo e, sullo sfondo, Semeru (Thomas Hirsch/Wikimedia)
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Giava è l’isola più popolosa al mondo – 151,6 milioni di abitanti nel 2020 – eppure la meno estesa delle grandi isole della Sonda, il gruppo dell’arcipelago malese che comprende anche Sumatra, Borneo e Sulawesi, nel sud-est asiatico. È l’isola in cui si trova la città di Giacarta, attuale capitale dell’Indonesia (lo resterà ancora per poco), e non ci sono altre grandi isole più a sud nell’arcipelago: solo l’Oceano Indiano.

Oltre la metà (55 per cento) della popolazione dell’Indonesia, che è il quarto paese più popoloso al mondo, vive a Giava. Un’isola di circa 130mila km2, peraltro con diversi vulcani attivi, ospita più persone di quante ne abitino in tutta la Russia (143,4 milioni) o in Giappone (125,7), e più del doppio rispetto alle isole britanniche (71,8 milioni). E questo dato risulta ancora più sorprendente se si considera che le grandi isole vicinissime a Giava, nonostante una maggiore estensione e caratteristiche morfologiche apparentemente simili, non hanno un numero di abitanti paragonabile, nemmeno lontanamente.

L’analista spagnolo Tomas Pueyo, che si occupa di dati, mappe e infografiche nella sua newsletter su Substack Uncharted Territories, ha scritto recentemente dell’eccezionalità dell’isola di Giava, spiegando come le ragioni siano perlopiù geografiche e climatiche. Pueyo, che vive in California e fa parte di un giro di pensatori molto seguiti della Silicon Valley, aveva ricevuto in passato attenzioni e apprezzamenti per la precisione e la tempestività di alcune sue analisi molto condivise durante la pandemia.

Giava ha una densità di popolazione di circa 1.100 abitanti per km2: più del doppio di quella dell’India, tre volte quella del Giappone o delle Filippine, cinque volte e mezzo quella dell’Italia e sette volte quella della Cina. Tra le isole vicine quella con la densità maggiore, dopo Giava, è Sumatra: 125 abitanti per km2.

Secondo Pueyo le ragioni di questo profondo sbilanciamento nell’arcipelago non sono riconducibili né a fattori geopolitici né storici. Giava è così popolosa non per una sua particolare posizione strategica: è molto più vantaggiosa quella di Sumatra, per esempio, che è separata dalla penisola malese dallo stretto di Malacca, una delle più trafficate e antiche vie marittime al mondo. Rispetto a Giava, che in sostanza è una striscia di terra con decine di vulcani, Sumatra e Borneo hanno peraltro pianure più estese e fiumi (il Kapuas, nel Borneo, è il più lungo dell’Indonesia).

stretto malacca

Il traffico marittimo nello stretto di Malacca (FleetMon Explorer)

Le ragioni del sovraffollamento di Giava non sono nemmeno storiche. Uno dei primi grandi regni che si formarono nell’arcipelago indonesiano ed esercitarono grande influenza in tutto il sud-est asiatico fu il regno Srivijaya, risalente al VII secolo. Ma i centri principali si svilupparono più a nord, a Sumatra, e il regno non si estese fino a Giava prima dell’XI secolo. Soltanto i regni Singhasari (XIII secolo) e Majapahit (XIV-XVI secolo) ebbero sede a Giava, ma durarono in totale tre secoli.

In epoca coloniale i primi ad arrivare a Giava furono i portoghesi, verso la metà del XVI secolo. Relazionandosi con i governanti locali avviarono nell’arcipelago un florido commercio di spezie, ma trovarono le condizioni migliori per farlo in isole minori, come le Molucche, in cui alcune spezie molto richieste erano più comuni e diffuse che a Giava. Nei secoli successivi furono gli olandesi a conquistare progressivamente l’intera regione opponendosi ai regni locali e alle altre forze coloniali (portoghesi e inglesi): ma in nessuna di queste fasi la posizione di Giava diventò mai strategicamente più rilevante di quella di altre isole.

L’altissima densità di popolazione di Giava non è nemmeno il risultato di politiche che in passato abbiano incentivato flussi migratori verso l’isola: piuttosto è vero il contrario. Dall’inizio del XIX secolo gli olandesi avviarono un programma di migrazione e reinsediamento della popolazione giavanese, la più numerosa di tutto l’arcipelago già all’epoca, su altre isole: programma ancora oggi mantenuto e sostenuto dal governo indonesiano. Secondo dati di un censimento del 2010, sul totale di circa 60 milioni di abitanti di Sumatra, circa 15,5 milioni sono migranti o discendenti di migranti da Giava.

Una serie di tendenze demografiche dell’Indonesia e del sud-est asiatico analizzate da Pueyo mostra come Giava fosse l’isola più popolosa già prima del XIX secolo. E la sua popolazione continuò a crescere più velocemente che su altre isole anche dopo, nonostante il programma di reinsediamento, arrivando a formare l’80 per cento di tutta la popolazione indonesiana alla fine del XX secolo. Qualunque sia la ragione che rese Giava così popolosa, scrive Pueyo, esisteva già nell’Ottocento ed esiste ancora oggi.

Una delle spiegazioni generalmente più condivise fa riferimento al fatto che i terreni vulcanici siano tra i più fertili in assoluto, data l’abbondanza di minerali: e Giava è un’isola quasi interamente di origina vulcanica. Il Semeru è il vulcano più alto (3.676 metri) e anche uno dei più attivi, insieme al Merapi, al Kelud e ad altri. Le frequenti e violente eruzioni sono peraltro da moltissimo tempo causa di morti, danni ed evacuazioni di interi villaggi.

vulcano Bromo

Una colonna di fumo e cenere fuoriesce dal vulcano Bromo, nella parte orientale di Giava, il 7 febbraio 2016 (AP Photo/Trisnadi)

Questa cospicua presenza di vulcani è dovuta al fatto che Giava si trova in una zona della superficie terrestre in cui si incontrano due placche tettoniche, la cosiddetta cintura di fuoco del Pacifico, nota appunto per l’alta attività vulcanica e sismica. Ed effettivamente anche altri paesi del mondo che si trovano sulla cintura, come le Filippine, il Giappone o il Messico, sono notoriamente molto popolosi.

I vulcani non possono tuttavia essere l’unica spiegazione del numero di abitanti di Giava, che non è l’unica isola dell’Indonesia che si trova sulla cintura di fuoco. Ci sono infatti molti vulcani anche a Sumatra e nel nord dell’isola di Sulawesi, eppure quelle zone sono molto meno popolose di Giava. Come meno popolose sono anche altre grandi isole della cintura come la Nuova Guinea e la Nuova Zelanda.

Una delle differenze più rilevanti è che Giava ha più vulcani attivi rispetto alle altre isole. E questa maggiore e costante attività determina da secoli eccezionali condizioni di fertilità del terreno, come mostrano diverse mappe dei suoli indonesiani analizzate da Pueyo. Gran parte di quello di Giava – a differenza di quello del Borneo, per esempio – appartiene in particolare all’ordine tassonomico Andosol (dal giapponese An, “scuro”, e do, “suolo”), un tipo di suolo che si forma in seguito alla ricaduta delle ceneri vulcaniche e presenta un’alta concentrazione di minerali ed elementi chimici fondamentali per l’ecosistema.

Un’altra proprietà dell’Andosol – che rappresenta meno dell’1 per cento del totale delle terre emerse – è la relativa resistenza ai cambiamenti nell’utilizzo del suolo e nel tipo di coltivazioni. Che è la ragione per cui quello di Giava mantiene da secoli le sue favorevoli caratteristiche mineralogiche nonostante un prolungato e intenso sfruttamento agricolo, peraltro ulteriormente favorito dall’alta piovosità della regione e da altre caratteristiche geologiche e climatiche diverse da quelle presenti nelle vicine isole di Sumatra e del Borneo.

Grazie a tutte queste condizioni eccezionali Giava è in grado da moltissimo tempo di sostenere un’elevata produzione alimentare. Proviene da Giava, per esempio, il 75 per cento di tutto il riso dell’Indonesia. E il riso è sia uno degli alimenti di base più calorici in assoluto, insieme al mais, in rapporto allo spazio di coltivazione occupato, sia un tipo di coltivazione che richiede molta energia e cioè molte persone per la raccolta.