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  • Venerdì 27 gennaio 2023

Il lancio di razzi e missili tra Israele e la Striscia di Gaza

È successo nella notte, dopo che giovedì a Jenin, in Cisgiordania, l'esercito israeliano aveva ucciso 10 palestinesi

L'esplosione causata da un attacco aereo israeliano su Gaza, nella notte tra giovedì e venerdì (AP Photo/Fatima Shbair)
L'esplosione causata da un attacco aereo israeliano su Gaza, nella notte tra giovedì e venerdì (AP Photo/Fatima Shbair)
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Nella notte tra giovedì e venerdì ci sono stati alcuni attacchi reciproci tra Israele e Striscia di Gaza, territorio al confine tra Israele ed Egitto controllato dal 2007 dal gruppo radicale Hamas. Gli attacchi sono stati compiuti poche ore dopo che l’esercito israeliano aveva ucciso 10 palestinesi nel corso di un’operazione militare nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania (la fascia di territorio che Israele occupa dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come propria).

Intorno alla mezzanotte dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati due razzi verso territori nel sud di Israele, che sono stati intercettati dal sistema antimissilistico israeliano Iron Dome: non si sa ancora quale dei gruppi palestinesi armati sia responsabile del lancio di razzi. Poco dopo Israele ha risposto lanciando verso la Striscia di Gaza 15 missili, che secondo l’esercito israeliano avrebbero colpito un luogo di addestramento dei militanti di Hamas e un sito di fabbricazione di missili (è un’informazione difficile da confermare).

Dopo la risposta israeliana, nella notte dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati altri tre razzi verso Israele. L’esercito israeliano ha detto che uno è stato intercettato, uno ha colpito una zona disabitata del sud di Israele e un altro è caduto nella stessa Striscia. A seguito degli attacchi non ci sono stati morti o feriti, secondo le prime informazioni.

Dopo quanto successo giovedì a Jenin in molti temevano che potesse esserci una nuova escalation delle violenze tra palestinesi e israeliani e che, come è successo, potessero esserci attacchi reciproci tra gruppi palestinesi della Striscia di Gaza e Israele.

L’operazione militare di giovedì nel campo profughi di Jenin era stata considerata una delle più violente degli ultimi anni da parte dell’esercito israeliano. L’esercito israeliano aveva detto di essere intervenuto per sventare un potenziale «attacco terroristico», che secondo la sua ricostruzione stavano preparando le persone ospitate nel campo profughi. Nel corso dell’operazione c’erano stati scontri tra i palestinesi e i soldati israeliani, con questi ultimi che avevano sparato per reprimere le proteste. L’esercito israeliano aveva anche detto di aver preso di mira i militanti armati, ma non è chiaro quante delle persone uccise fossero effettivamente armate e quante no.

La situazione è ancora molto tesa, ed è possibile che nelle prossime ore ci siano nuovi attacchi da entrambe le parti. Venerdì mattina il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto di aver ordinato ai militari di «prepararsi all’azione» nel caso in cui fosse necessario rispondere a eventuali attacchi dalla Striscia di Gaza, «fino a quando non sarà ripristinata la calma per i cittadini di Israele».