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  • Mercoledì 25 gennaio 2023

Il Chelsea ha portato il baseball nel calcio

Per sostenere le sue spese esagerate, la nuova proprietà americana sta adottando metodi simili a quelli che si usano in Major League

di Pietro Cabrio

Todd Boehly con la famiglia allo Stamford Bridge di Londra (Clive Mason/Getty Images)
Todd Boehly con la famiglia allo Stamford Bridge di Londra (Clive Mason/Getty Images)
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Nel calcio europeo il mese di gennaio coincide con la finestra invernale del cosiddetto calciomercato, l’ultimo periodo della stagione in cui alle squadre è consentito comprare e vendere giocatori con effetto immediato. Viene chiamato anche mercato “di riparazione” perché tendenzialmente le squadre lo usano per sistemarsi dove possono in vista della parte conclusiva e decisiva della stagione.

In Serie A non ci sono stati grossi movimenti, anzi: gli investimenti sono ai minimi storici e le operazioni più seguite riguardano i rinnovi dei contratti. Finora sono stati spesi complessivamente meno di 10 milioni di euro, meno di quanto è stato investito nel campionato danese, ma anche nella seconda divisione inglese e persino nel campionato russo rimasto isolato per via delle sanzioni internazionali.

In ogni caso, nessuno si avvicina alla Premier League inglese, il campionato più seguito e ricco al mondo, le cui squadre hanno speso quasi mezzo miliardo di euro in neanche un mese. Di questi, la quota maggiore è stata spesa dal Chelsea, che per sette nuovi giocatori ha impegnato finora circa 178 milioni di euro. Se aggiunti a quelli spesi in estate, la nuova proprietà a maggioranza americana del club londinese ha investito oltre 460 milioni di euro per un totale di 15 trasferimenti, e potrebbe non essere ancora finita, visto che sta continuando a trattare l’acquisto dell’argentino Enzo Fernandez, per cui il Benfica chiede almeno 120 milioni di euro.

Il Chelsea ha iniziato a comprare fin dai primi giorni di mercato invernale come se fosse esente dal regolamento finanziario con cui la UEFA cerca di regolare il calcio europeo, il cosiddetto Fair play finanziario. Le sue spese sono paragonabili a quelle sostenute in certi periodi dal Paris Saint-Germain, la cui proprietà qatariota, forte di una disponibilità economica pressoché illimitata, è sempre riuscita a evitare le sanzioni maggiori approfittando di certe zone grigie dei regolamenti.

Dalla pandemia questi regolamenti sono stati peraltro alleggeriti per assecondare le perdite dei club e ora c’è una specie di vuoto normativo che precede l’entrata in vigore di un regolamento rivisto e aggiornato. Dalla prossima stagione però il nuovo Fair play finanziario sarà in funzione a tutti gli effetti. Fra i suoi parametri principali ci sarà un limite a tutti i costi sostenuti annualmente per giocatori (stipendi, trasferimenti e commissioni degli agenti), che dovrà essere inferiore al 90 per cento del fatturato di ciascun club. Questo tetto scenderà poi gradualmente all’80 e al 70 per cento entro la stagione 2025/2026.

Nel 2021 il Chelsea aveva registrato un fatturato di 493 milioni di euro e già allora soltanto il monte ingaggi (l’insieme degli stipendi di tutti i dipendenti) incideva per il 77 per cento. Da allora il rapporto tra spese per gli ingaggi e fatturato sarebbe sceso al 71 per cento, ma questa percentuale riguarda soltanto il monte ingaggi: non tiene conto del quasi mezzo miliardo di euro investito nel frattempo nel mercato, che invece verrà incluso nei nuovi parametri finanziari della UEFA.

In molti si stanno chiedendo come farà il Chelsea a rientrare nei regolamenti viste le spese che sta sostenendo. Una possibile risposta viene proprio dal mercato, che ha incuriosito non solo per la portata degli investimenti.

Il Chelsea sta proponendo infatti una gestione contrattuale dei giocatori inedita per il calcio. Sta comprando soprattutto giovani con meno di 23 anni ai quali offre contratti insolitamente lunghi per il calcio: otto anni e mezzo a Mykhaylo Mudryk, sette e mezzo a Benoît Badiashile e Noni Madueke, sei a David Datro Fofana, per dirne quattro.

Mykhailo Mudryk in Liverpool-Chelsea (Laurence Griffiths/Getty Images)

Nel calcio offrire contratti biennali o triennali è la normalità, motivo per cui quando si arriva a quattro o cinque si tratta di contratti piuttosto lunghi (cinque anni è anche la durata massima che chiede la FIFA). Quelli offerti dal Chelsea vanno ben oltre, tanto da somigliare a quelli che di solito vengono offerti nel campionato di baseball nordamericano, la Major League. Questa associazione non è casuale: il gruppo che lo scorso maggio ha acquistato il Chelsea dall’oligarca russo Roman Abramovich è formato in particolare da Todd Boehly e Mark Walter, che tramite il Guggenheim Baseball Management possiedono la squadra di baseball dei Los Angeles Dodgers, una delle più ricche e redditizie nel mondo dello sport.

I contratti del baseball sono mediamente più lunghi che nel calcio e negli ultimi anni, per i giocatori più importanti, si è arrivati spesso a contratti decennali o ultra decennali. I motivi principali sono due: uno contrattuale, l’altro legato alla durata media delle carriere nel baseball.

Ai giocatori che arrivano in Major League viene applicato un contratto collettivo di sei anni, con i primi tre al minimo salariale e un adeguamento previsto nei successivi tre. Quando i sei anni si avvicinano alla scadenza, ogni giocatore diventa un cosiddetto free agent ed è libero di scegliere come gestire il proseguimento della propria carriera.

Considerando che le carriere nel baseball durano tranquillamente fino ai 40 anni e il picco di forma si raggiunge intorno ai trenta, le squadre offrono contratti di lunga durata quando i giocatori sono tra i venti e i trent’anni, così da avere il più ampio controllo possibile su di loro e “bloccarli” con degli accordi stipulati prima che questi raggiungano il picco, spendendo in previsione di meno. I giocatori, da parte loro, accettano di affidare la propria carriera a una sola squadra perché il contratto sarà comunque ricco e li sistemerà a vita.

Ci sono però dei contro, rappresentati dagli infortuni e dai cali di prestazione. A quanto pare, però, sono dei rischi tutto sommato contenuti, specie nel caso dei giocatori più importanti.

Alcune di queste ragioni possono valere anche per il Chelsea. Prendiamo il caso di Mudryk, un giocatore acquistato dal campionato ucraino — dove prendeva uno stipendio tutto sommato contenuto — per oltre 70 milioni di euro. A 22 anni ha firmato un contratto con il Chelsea di otto anni e mezzo per 5 milioni di euro a stagione (stimati). Mudryk è anche considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione e per un suo ex allenatore, l’italiano Roberto De Zerbi, potrebbe arrivare a vincere il Pallone d’Oro. Questo vuol dire che se le cose dovessero andare bene, in questi otto anni Mudryk potrà diventare uno dei migliori giocatori al mondo senza che il suo stipendio venga mai adeguato, se non per decisione della società.

Ma la ragione principale dietro questa strategia sembra appunto il Fair play finanziario. Quando una squadra compra un giocatore, il suo valore d’acquisto concordato con la società che lo cede viene messo a bilancio e distribuito per la durata del contratto con il procedimento contabile dell’ammortamento con il quale, semplificando, il costo del calciatore viene spalmato a bilancio negli anni per cui è stato ingaggiato. Man mano che il calciatore si avvicinerà alla scadenza del contratto, il suo valore patrimoniale diminuirà, avvicinandosi progressivamente allo zero.

Nel bilancio annuale di una società, quindi, il costo di un giocatore viene diviso per gli anni di contratto. Con un contratto di otto anni e mezzo, e non quattro o al massimo cinque come avviene di solito, il costo a bilancio di un giocatore come Mudryk sarà ampiamente attutito e in questo modo si libera spazio per gli investimenti.

Questa strategia, applicata dalla nuova proprietà del Chelsea a ogni suo singolo acquisto, potrebbe quindi permettere alla squadra di rientrare nei parametri finanziari, anche se secondo indiscrezioni potrebbe non durare a lungo. Secondo il Times di Londra, la UEFA starebbe infatti pensando di intervenire subito introducendo un limite vincolante di cinque anni ai contratti dei calciatori in Europa. Nel frattempo però il Chelsea si è già ricostruito mezza squadra e i contratti firmati e depositati non potranno essere toccati, se non per vie legali.

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