Il futuro del bowling è con i fili
Cioè con i birilli legati a una corda, così che sia meno costoso e più facile risistemarli tra un lancio e l'altro
Dalla seconda metà del Novecento a raccogliere e risistemare i birilli colpiti dalle palle da bowling sono state quasi sempre delle macchine. Il primo modello è del 1946 e già dagli anni Sessanta divennero sempre più la norma, col tempo integrate con sistemi per il conteggio automatico dei punti. Si chiamano “macchine posa birilli a caduta libera” e con non poca meccanica e tecnologia raccolgono e risistemano i birilli dopo ogni lancio.
Da qualche anno, in Italia e nel mondo, sempre più sale da bowling stanno sostituendo però queste macchine a caduta libera con altre dette “a filo”, perché anziché essere libero ogni birillo è collegato per la testa a una corda di nylon. Le macchine a filo si stanno diffondendo perché costano meno e permettono di ridurre i consumi elettrici, e poi perché sono più facili da installare e controllare: hanno meno parti, richiedono una manutenzione più semplice e veloce e i pezzi di ricambio sono molto meno costosi.
Se le macchine a filo piacciono in genere molto a chi gestisce sale da bowling («Per sistemarla ci vogliono minuti, mentre con quelle a caduta libera potevano volerci ore, a volte giorni», dice un gestore statunitense in un video pubblicato su YouTube), c’è anche chi le critica, o perlomeno mantiene una posizione scettica.
I principali esponenti di questa seconda categoria sono alcuni giocatori esperti e perfino professionisti, secondo i quali le corde e il relativo sistema con cui le macchine risistemano i birilli finiscono per cambiare la dinamica degli impatti tra palle e birilli. C’è anche qualche tradizionalista che sostiene che i nuovi birilli facciano un rumore diverso, un dettaglio che per certi giocatori di bowling fa tutta la differenza del mondo.
I principali dubbi sui nuovi birilli a filo furono espressi già nel 2021 in uno studio lungo oltre quaranta pagine dell’U.S. Bowling Congress (USBC), l’organo statunitense di governo del bowling. Lo studio fu realizzato analizzando oltre 86mila lanci effettuati da E.A.R.L. (un braccio meccanico che lancia palle da bowling) e stimò che con i birilli a filo c’era il 7 per cento in meno di strike e diventavano un po’ più frequenti anche i casi di split problematici, in cui i birilli a restare in piedi sono cioè parecchio distanti tra loro.
L’USBC aveva detto di voler fare ulteriori approfondimenti, ma contattata dal Wall Street Journal, che si è occupato di recente della questione, non ha voluto commentare.
L’altra critica principale rivolta ai birilli a filo è più romantica e meno scientifica: dice che oltre al suono, con le corde viene meno anche quel brivido che si prova nel vedere un birillo ondeggiare, traballare e poi a volte cadere e altre volte invece restare in piedi. Su 11thframe, un sito di informazione e approfondimento per appassionati di bowling, c’è chi ha scritto che i nuovi birilli trasformano la pratica «in un grande gioco arcade», ma anche chi ha detto di essersi favorevolmente ricreduto dopo la prima partita “a filo”.
Le macchine a filo esistono da oltre mezzo secolo ma fatta eccezione per alcune aree (l’Europa del Nord) e alcune pratiche (il bowling a 5 birilli e il mini-bowling), fino a pochi anni fa erano perlopiù una rarità nel bowling più diffuso, quello a 10 birilli.
Matteo Zuffa, responsabile commerciale per l’Italia di QubicaAMF, multinazionale delle attrezzature da bowling, dice che nel mondo «il trend di affermazione delle macchine è iniziato nel 2018-2019» e che l’Italia «è partita un po’ in ritardo ma oggi è in pieno trend». Significa, prosegue Zuffa, «nuove aperture esclusivamente con birilli a filo e sempre più centri esistenti che sostituiscono le macchine tradizionali con quelle a filo».
I primi a scegliere le macchine a filo sono stati i proprietari di sale di nuova apertura, seguiti poi da chi voleva rimodernare sale più attempate, se possibile risparmiando, specie dopo anni di generale declino, accentuato più di recente dalla pandemia. Secondo Zuffa, nel caso di centri di nuova apertura i sistemi a birilli liberi sono scelti ormai solo in «casi residuali» in cui si decide di avviare l’attività con materiali usati.
Le macchine per birillo a caduta libera più recenti, per cui è diventato sempre più difficile trovare o formare tecnici in grado di occuparsene, funzionano in questo modo:
Quelle a filo di ultima generazione vendute da QubicaAMF sono fatte invece così:
Dal 2020 le macchine a filo sono state certificate e approvate anche per le gare della IBF, la Federazione internazionale del bowling. Nel luglio 2022, ai Giochi mondiali di Birmingham, in Alabama (una sorta di Olimpiade di discipline non olimpiche, come il frisbee, il nuoto pinnato e di salvataggio), le gare di bowling sono state fatte su piste con birilli a filo e macchine come quella del video qui sopra.
Nel 2023, in Italia, le macchine a filo arriveranno a essere quasi 700 in oltre 60 centri da bowling. I centri con birilli a filo, dice Zuffa, saranno presto il 25 per cento del totale.
Oltre ai tanti giocatori occasionali che ci hanno giocato senza farci troppo caso, anche tra i giocatori agonisti ce ne sono diversi che dicono di non avere problemi con i birilli a filo: tra loro c’è anche Marco Reviglio, capitano della Nazionale italiana che vinse i Mondiali nel 2018, e che parla di «differenza minima» tra i liberi e quelli a filo.
Visti i tanti vantaggi per chi li deve gestire e la non così compatta resistenza di chi ci si oppone (in genere qualche giocatore professionista, in uno sport che vive però soprattutto e sempre più della sua pratica amatoriale), sembra quindi che i birilli a filo siano destinati ad affermarsi e diventare sempre più la norma.
I birilli senza filo e le relative macchine sembrano di conseguenza destinati a diventare sempre più rari e, alla lunga, magari perfino scomparire. Così come è successo per la precedente soluzione, quella molto più analogica che prevedeva che a risistemare manualmente i birilli dopo ogni colpo fossero appositi addetti o addette, anche noti come pinboys o pingirls (da “pin”, birillo).
In Italia, secondo il sito Bowling Italia, gli ultimi impianti da bowling senza automazione resistettero fino agli anni Cinquanta, rapidamente resi obsoleti dall’arrivo delle macchine raccogli birilli: la prima di questo tipo arrivò in Italia già nel 1961, con grande entusiasmo da parte di giornali e televisioni per il fatto che quel nuovo bowling di Roma non fosse in alcun modo differente da quelli «di Parigi, di Francoforte o di Dayton, nell’Ohio».
Negli Stati Uniti continua intanto a esistere un ultimo luogo, l’Holler House di Milwaukee, aperto più di un secolo fa, in cui a raccogliere e sistemare e i birilli non c’è una macchina. Come raccontato dal Wall Street Journal, a farlo è, tra gli altri, Langdon Savage: ha lamentato il fatto che, talvolta, i birilli gli finiscono sugli stinchi, ma ha aggiunto che quel lavoro antico e ormai desueto è anche «a suo modo terapeutico».
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