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  • Domenica 22 gennaio 2023

Sono stati trovati altri documenti riservati non riconsegnati da Joe Biden

Nel corso di una perquisizione nella sua residenza privata nel Delaware, aggiungendo ulteriori motivi d'imbarazzo per il presidente statunitense

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden (Alex Wong/Getty Images)
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden (Alex Wong/Getty Images)

Gli agenti dell’FBI hanno effettuato una perquisizione della residenza privata del presidente statunitense Joe Biden a Wilmington, nel Delaware, scoprendo sei ulteriori documenti contrassegnati come riservati che non furono riconsegnati alle autorità al termine della sua vicepresidenza, nel 2017. La perquisizione era stata effettuata venerdì 20 gennaio, ma la notizia è stata diffusa nella notte tra sabato e domenica dai legali che stanno seguendo la vicenda. Altri documenti, risalenti all’epoca in cui Biden era vicepresidente, erano stati ritrovati una decina di giorni fa, mentre a inizio gennaio si era saputo di un’ulteriore serie di documenti rinvenuti a novembre in un ufficio di un suo centro studi a Washington.

Gli avvocati di Biden hanno offerto la propria collaborazione per la nuova perquisizione, che non ha quindi reso necessario il ricorso a un mandato da parte di un magistrato. Nonostante ciò, la scoperta di nuovi documenti riservati aggiunge motivi d’imbarazzo per Biden e difficoltà per una eventuale candidatura a un secondo mandato da presidente, che potrebbe essere annunciata nei prossimi mesi. La vicenda ha inoltre diverse similitudini con quella dei documenti riservati ritrovati in alcune residenze private dell’ex presidente Donald Trump.

La perquisizione di venerdì è durata 13 ore e ha portato al ritrovamento di sei documenti riservati risalenti al periodo in cui Biden era senatore e vicepresidente degli Stati Uniti. Gli agenti hanno inoltre trovato alcuni appunti di Biden sempre del periodo della vicepresidenza. Non è ancora chiaro se quei documenti siano ancora oggi riservati, ma è probabile che fossero da consegnare agli Archivi nazionali al termine delle precedenti attività politiche e istituzionali di Biden.

Non si sa se nei prossimi giorni saranno condotte ulteriori perquisizioni in altre residenze di Biden. I suoi avvocati avevano annunciato qualche giorno fa di avere già effettuato verifiche in almeno un’altra abitazione, senza trovare materiale da consegnare. L’avvocato personale del presidente, Bob Bauer, ha detto che l’FBI aveva chiesto alla presidenza di non fornire informazioni fino al termine della perquisizione e che alle attività degli agenti hanno assistito alcuni avvocati della Casa Bianca.

Da quando è diventata pubblica a inizio mese, la vicenda dei documenti riservati è stata sfruttata politicamente da vari oppositori di Biden, a cominciare proprio da Trump. I due casi sono però diversi: Biden ha da subito scelto di collaborare con il Dipartimento di giustizia nelle indagini, come dimostra la perquisizione su base volontaria di venerdì, mentre Trump ha mantenuto un atteggiamento fortemente ostile nei confronti delle verifiche e delle perquisizioni. Rimangono comunque alcuni dubbi sul livello di trasparenza mantenuto da Biden, considerato che i primi documenti riservati erano stati scoperti a novembre ed era passato molto tempo prima che la circostanza venisse resa pubblica.

Di solito il contenuto dei documenti riservati diventa pubblico dopo al massimo 25 anni, ma ci possono essere eccezioni per documenti di particolare valore che possono rimanere riservati molto più a lungo. Biden fu senatore tra il 1973 e il 2009 e di recente ha detto di essere «sorpreso» che ci fossero documenti di quel tipo nel proprio centro studi. Il mantenimento di materiale riservato al di fuori degli Archivi o dei luoghi preposti costituisce un reato se i documenti vengono consapevolmente rimossi e tenuti in luoghi non autorizzati. Dimostrare la rimozione consapevole è in alcuni casi difficile e ci possono essere diverse interpretazioni e ambiguità.