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  • Sabato 21 gennaio 2023

Perché la Germania esita sui carri armati per l’Ucraina

Da giorni si discute sul loro invio, ma il governo tedesco non vuole fare il primo passo da solo, mostrando grandi cautele

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz (Sean Gallup/Getty Images)
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz (Sean Gallup/Getty Images)
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Venerdì i rappresentanti di oltre 50 paesi riuniti alla Ramstein Air Base, una base aerea militare gestita dagli Stati Uniti nella Germania sud-occidentale, non hanno raggiunto un accordo per inviare carri armati da battaglia in Ucraina, ritenuti dal governo ucraino essenziali per difendersi dall’invasione della Russia e da una probabile nuova offensiva alla fine dell’inverno. La mancanza di un accordo ha varie cause, ma le principali sono state attribuite alla Germania, che dall’inizio della guerra in Ucraina ha in più occasioni esitato nel fornire armi e mezzi, mancando alcune promesse o mantenendole in sensibile ritardo suscitando l’impazienza dei paesi alleati che assistono l’esercito ucraino.

Nonostante le grandi cautele del suo governo, la Germania è uno dei principali fornitori di armi per l’Ucraina, ma le ultime esitazioni hanno concentrato nuovamente le attenzioni sul cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il mancato accordo sull’invio dei carri armati tedeschi Leopard 2, ritenuti importanti per le attività in alcune aree dell’Ucraina, impedisce di fatto ad altri paesi che dispongono di quei veicoli di inviarli all’esercito ucraino, perché la Germania che li produce deve autorizzare la loro riesportazione.

Dopo l’incontro di venerdì, il governo tedesco ha annunciato che effettuerà una revisione delle disponibilità di Leopard 2, in vista di una potenziale fornitura in futuro. La Germania vorrebbe legare però l’invio dei propri carri armati a forniture da parte degli Stati Uniti degli M1 Abrams, altri potenti carri armati.

Secondo vari analisti, le cautele della Germania derivano almeno in parte dalla grande cautela con cui il paese gestisce le decisioni in ambito militare, dopo l’esperienza della Seconda guerra mondiale. Scholz ha più volte fatto riferimento alla necessità di esplorare tutte le opzioni possibili prima di ricorrere a ulteriori rifornimenti di armi e mezzi da guerra, in modo da evitare un’estensione del conflitto.

Scholz non ha però mai spiegato nel dettaglio quali conseguenze teme di più, come ha ricordato Thorsten Benner, direttore dell’Istituto sulle politiche globali di Berlino: «Andare in Ucraina sarebbe un passo avanti significativo per questo tipo di carro armato, il sistema Leopard, e per questo [la Germania] vuole il massimo delle rassicurazioni dagli Stati Uniti. Deve girargli in testa qualcosa sulla possibilità che la Germania diventi un obiettivo di ritorsione per l’invio di questo tipo di carro armato tedesco, ma Scholz non ha mai detto che cosa sia».

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Dopo l’incontro di venerdì tra i rappresentanti dei paesi alleati, il nuovo ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha negato l’ipotesi che la Germania stia ostacolando le trattative: «Dobbiamo fare un bilancio dei pro e dei contro prima di prendere decisioni di quel tipo». Il governo di Scholz ha seguito questa linea per mesi, ogniqualvolta fosse necessario autorizzare l’invio di nuove armi e sistemi di difesa per l’Ucraina. Paradossalmente, alla fine la Germania ha fornito grandi quantità di armi rispetto ad altri paesi, ma ha impiegato mesi per deciderlo.

Scholz viene descritto spesso come l’artefice di questo approccio, perseguito con una certa ostinazione tipica del personaggio. Fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina ha detto di non voler lasciare la Germania da sola nelle decisioni sulle forniture di armi e di volere evitare che la NATO dia la percezione di essere direttamente coinvolta contro la Russia. Stando ai sondaggi effettuati in Germania, la maggior parte della popolazione approva questo approccio e ciò dà ulteriori elementi a Scholz per non abbandonarlo.

Thomas Kleine-Brockhoff, analista ed esperto militare tedesco, ha ricordato ad Associated Press che probabilmente lo stesso approccio sarebbe seguito da altri cancellieri: «Nessun cancelliere tedesco, di nessun partito, vuole essere visto come il promotore di un’agenda militare: vuoi provare tutte le altre opzioni prima di ridurti a quello. Di conseguenza, dal punto di vista della politica interna, la scelta di un cancelliere tedesco di non farsi promotore di queste cose è vista positivamente, così come quella di essere cauto, di non piegarsi e di avere prima provato tutte le altre opzioni».

Vari analisti ritengono che Scholz abbia consapevolmente scelto di non diventare il leader nella gestione delle risorse di difesa per l’Ucraina, cercando di non essere troppo in vista nell’eterogeneo gruppo di alleati che decide forniture e strategie per aiutare l’esercito ucraino. La Germania è però al tempo stesso uno dei paesi più ricchi e con mezzi militari molto efficienti, come i Leopard 2, quindi questo approccio determina frustrazioni tra gli alleati più interventisti e per varie ragioni.

I paesi dell’est come la Polonia e le repubbliche baltiche, per esempio, sentono più di altri la vicinanza con la Russia e i rischi che ne derivano, di conseguenza fanno maggiori pressioni nei confronti della Germania. Mercoledì scorso il governo della Polonia aveva ventilato la possibilità di inviare in autonomia i propri Leopard 2 in Ucraina, anche in assenza di una esplicita autorizzazione da parte della Germania.

In un articolo di commento pubblicato sul Guardian, lo storico britannico Timothy Garton Ash ha ricordato che comunque il governo tedesco ha cambiato sensibilmente la propria posizione sugli aiuti militari, rispetto ai primi giorni dell’invasione russa dell’Ucraina. Secondo Garton Ash, la vicenda dei Leopard 2 sta però diventando il vero punto su cui verificare le capacità di Scholz di resistere ai ricatti di Vladimir Putin su una estensione del conflitto e di superare le esitazioni interne (in parte dovute alla coalizione che regge il governo tedesco), in modo da dare un chiaro sostegno all’Ucraina. Scholz dovrebbe quindi diventare il leader di un «piano europeo per i Leopard».

Al momento Scholz non sembra essere interessato ad assumere un ruolo di questo tipo, preferendo un approccio che lo mantiene in secondo piano, o per lo meno alla pari con gli altri paesi alleati. Il governo tedesco ha comunque respinto le analisi sul fatto che la Germania voglia inviare i Leopard 2 solo a condizione che gli Stati Uniti inviino i propri carri armati, come ha detto il portavoce di Scholz: «Non sono decisioni semplici e devono essere ben misurate. Nel senso che devono essere sostenibili, che vadano bene a tutti e che siano sostenute da tutti, e parte dei risultati di una leadership dipende dal mantenere insieme un’alleanza».

Pistorius, il ministro della Difesa tedesco, ha detto che al momento non ci sono comunque scadenze per un eventuale accordo sui carri armati. Potrebbero quindi essere necessari giorni se non settimane prima di una decisione, ma secondo il segretario della Difesa statunitense, Lloyd J. Austin, il tempo sta finendo considerato che manca poco al termine della stagione fredda, mentre la Russia sta probabilmente preparando una nuova offensiva.