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  • Martedì 17 gennaio 2023

La popolazione cinese è calata per la prima volta in oltre 60 anni

È il risultato del calo delle nascite e dell'invecchiamento della popolazione

(EPA/ALEX PLAVEVSKI via ANSA)
(EPA/ALEX PLAVEVSKI via ANSA)

Per la prima volta in oltre 60 anni la popolazione cinese è calata, invece che aumentare. I dati sono stati diffusi dall’equivalente cinese dell’Istat italiano, sono riferiti al 2022 e riguardano solo la popolazione di cittadinanza cinese (non gli stranieri) e solo la Cina cosiddetta “continentale” (sono quindi escluse le due regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao, così come Taiwan). Sono il risultato di un progressivo e costante calo delle nascite, che è abbinato da tempo all’invecchiamento della popolazione.

Alla fine del 2022 la popolazione nazionale cinese era di 1,411 miliardi di persone, 850mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; inoltre nel 2022 il numero di decessi (10,41 milioni) ha superato quello delle nascite (9,56 milioni). In termini di genere, la popolazione maschile ha superato quella femminile di 32,37 milioni. I dati indicano infine una popolazione generalmente più anziana e più concentrata nelle città: alla fine del 2022 le persone con più di 60 anni erano il 19,8 per cento della popolazione, in aumento rispetto alla fine del 2021 quando erano il 18,9 per cento del totale.

Le persone che abitano in zone rurali sono 7,31 milioni in meno, e quelle che abitano in zone urbane 6,46 milioni in più, con un aumento dello 0,50 per cento rispetto alla fine del 2021.

I dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica non sono sorprendenti. Sono anni che in Cina si parla di crisi demografica e si discute delle sue potenziali conseguenze sul mercato del lavoro e sui costi della sanità. L’ultimo censimento decennale, i cui risultati sono stati diffusi proprio l’anno scorso, aveva già mostrato un grosso calo nel ritmo di crescita della popolazione.

Secondo diverse analisi su questi dati ha pesato soprattutto la rigida politica del figlio unico, introdotta in Cina nel 1979 per rallentare la crescita della popolazione e rimasta in vigore fino al 2016. Chi violava le regole rischiava multe o addirittura la perdita del lavoro. Da quando ha abbandonato questa politica, il governo cinese ha tentato in vari modi di incoraggiare le famiglie ad avere un secondo o anche un terzo figlio, anche attraverso incentivi fiscali, senza particolare successo. Sulla scelta di fare pochi figli sembra che continui a pesare l’eccessivo carico sulle donne nella cura e nella gestione dei figli, con pochi aiuti per quelle che lavorano, e i costi, ritenuti molto alti, dell’istruzione, soprattutto in città.

– Leggi anche: In Cina la politica dei tre figli non servirà a molto

Ad Associated Press Yi Fuxian, demografo ed esperto di tendenze demografiche cinesi dell’Università del Wisconsin-Madison, ha detto che secondo le sue ricerche la popolazione cinese aveva iniziato a calare già nel 2018, e che la crisi demografica cinese è «molto più grave» rispetto a quanto preannunciato negli ultimi anni. Secondo Fuxian, la Cina è uno dei paesi con la più bassa fertilità al mondo, paragonabile solo a Taiwan e alla Corea del Sud.

I risultati appena diffusi dall’Istituto nazionale di statistica cinese sembrano confermare un altro dato che circola da qualche anno, secondo cui la Cina avrebbe perso il proprio primato di paese più popoloso al mondo, passato invece all’India. Il dato deve però ancora essere confermato da stime ufficiali: l’ultimo censimento indiano era previsto per il 2022, ma è stato rinviato a causa della pandemia.