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  • Domenica 8 gennaio 2023

La storia di Ana Montes, una delle spie più famose della Guerra Fredda

Ha spiato a lungo gli Stati Uniti per conto di Cuba, ad altissimi livelli: ora è uscita dal carcere, dopo vent'anni

(FBI)
(FBI)
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Venerdì Ana Montes, una delle più note spie del periodo finale della Guerra Fredda, è uscita dal carcere di Fort Worth, in Texas, dove era stata detenuta per gli ultimi vent’anni. Montes, che è statunitense e ha 65 anni, aveva lavorato come analista di alto livello specializzata in affari cubani per l’intelligence del dipartimento della Difesa statunitense e, approfittando di questo ruolo, aveva passato informazioni e documenti ad agenti cubani per 17 anni. Il processo nei suoi confronti, nel 2002, era stato seguitissimo dai giornali statunitensi e internazionali.

Nel 2012 Michelle Van Cleave, che negli anni della presidenza di George W. Bush era a capo del controspionaggio statunitense, disse di lei che «fu una delle spie più pericolose che gli Stati Uniti abbiano mai scoperto».

Montes era stata arrestata nel 2001: tra le altre cose era stata accusata di avere passato a Cuba grandi quantità di materiali riservati e di aver rivelato l’identità di quattro spie statunitensi. Al processo contro di lei si dichiarò colpevole, accettò di patteggiare e fu condannata a 25 anni di carcere: venerdì, dopo vent’anni, ha ottenuto di poter scontare gli ultimi cinque anni che le mancano in libertà vigilata.

La storia di Montes è un po’ diversa da quella di altre spie molto note di quel periodo: per esempio Robert Hanssen e Aldrich Ames, che lavoravano rispettivamente per l’FBI e la CIA passando informazioni all’Unione Sovietica in cambio di grandi compensi. Montes infatti non faceva la spia per soldi, ma per ragioni ideologiche.

Secondo quanto ricostruito nelle indagini, la carriera di Montes come spia iniziò nel 1984, quando cominciò a coltivare una certa avversione per le azioni di politica estera dell’allora presidente Ronald Reagan, soprattutto in America Latina. In particolare, in quel periodo era rimasta molto turbata dalla notizia che gli Stati Uniti avevano sostenuto economicamente i Contras del Nicaragua, un gruppo di estrema destra sospettato di commettere crimini di guerra.

Sempre secondo queste ricostruzioni, parlando delle sue posizioni politiche alla Johns Hopkins University di Washington DC, dove era studentessa, fu avvicinata da uno studente che la mise poi in contatto con un agente dell’intelligence cubana. Allora Cuba era governata dal regime comunista di Fidel Castro ed era allineata al blocco sovietico in opposizione agli Stati Uniti. Montes accettò di collaborare con l’intelligence cubana in solidarietà col Nicaragua. Nel 1985 cominciò a lavorare ufficialmente, invece, con l’agenzia d’intelligence del dipartimento della Difesa statunitense, cioè la divisione militare che si occupa di ottenere e gestire informazioni sui paesi esteri, dove diventò la principale analista specializzata su Cuba.

Per via del suo lavoro, Montes aveva accesso a ogni sorta di documenti segreti, che memorizzava, trascriveva e poi consegnava ad altri agenti cubani che incontrava in ristoranti o bar, o con cui comunicava con messaggi in codice tramite cercapersone e brevi trasmissioni via radio. «Ha compromesso qualsiasi cosa – praticamente tutto – di quello che sapevamo di Cuba e su come agivamo a Cuba e contro Cuba», ha detto di lei Van Cleave: «in modo che i cubani fossero al corrente di tutto quello che sapevamo di loro e potessero usarlo a loro vantaggio».

Montes fu scoperta quando al dipartimento della Difesa arrivò una soffiata che diede inizio a un’indagine interna. Fu arrestata pochi giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, perché il dipartimento non voleva rischiare di avere al suo interno una possibile spia proprio all’inizio di un piano di guerra contro l’Afghanistan. Quando fu arrestata tutti i suoi familiari, alcuni dei quali dipendenti dell’FBI, condannarono le sue azioni e dissero di essere sempre rimasti all’oscuro di tutto.