I diari di bordo delle vecchie baleniere ci aiutano a ricostruire la storia del clima

Contengono informazioni meteorologiche su aree poco esplorate degli oceani e alcuni ricercatori statunitensi li usano per studiare i venti

La caccia alle balene nel 1850
Una stampa rappresentante la caccia alle balene del 1850 circa (AP Photo)
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Lo studio del clima e degli eventi meteorologici del passato è considerato sempre più importante per definire l’entità dei cambiamenti climatici in corso e per costruire modelli di lungo periodo che aiutino a fare migliori previsioni. La raccolta di dati costanti e affidabili sul clima e sui fenomeni atmosferici è però piuttosto recente: per alcune zone remote del pianeta, ma anche per mari e oceani, ne esistono pochi precedenti agli anni Cinquanta dello scorso secolo.

Per colmare questi vuoti informativi si stanno rivelando importanti i diari di bordo delle navi che per secoli attraversarono gli oceani, in particolare quelli successivi al 1800, quando la pratica di registrare le quotidiane posizioni esatte delle navi e le condizioni meteorologiche divenne la norma. E sono particolarmente interessanti i diari delle baleniere, cioè le navi dedicate alla caccia alle balene, molto diffusa fino agli anni Settanta. Le baleniere infatti si spingevano lontano dalle rotte consuete e nella loro caccia ai cetacei esploravano porzioni di oceano poco coperte dalle imbarcazioni commerciali e militari.

Nella metà dell’Ottocento la caccia alle balene toccò il suo picco negli Stati Uniti: centinaia di imbarcazioni dotate di lunghi arponi partivano dal New England, nel nord-est del paese, per andare a caccia nell’Atlantico del sud, nel Pacifico e nell’oceano Indiano. L’olio di balena era molto richiesto sul mercato americano come combustibile per le lampade, come ingrediente di base per saponi e come lubrificante per una vasta gamma di strumenti meccanici come armi, macchine per scrivere e ingranaggi di processi industriali. Il 1853 fu l’anno in cui si registrò il massimo dei profitti, 11 milioni di dollari, con oltre 8.000 balene uccise.

I simboli sui diari di bordo delle baleniere

I simboli utilizzati sui diari di bordo delle baleniere (Wikicommons)

La Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), un’organizzazione non profit statunitense che si occupa di ricerca sulle scienze marine e ha sede in Massachusetts, sta lavorando a un progetto di recupero, digitalizzazione e organizzazione di dati climatici dai diari di bordo delle baleniere.

Le oltre 54mila indicazioni meteorologiche contenute in 110 diari di bordo attualmente in fase di analisi permetteranno di costruire modelli di lungo periodo che aiuteranno gli scienziati a comprendere come è cambiato il clima negli ultimi due secoli. Sarà possibile capire meglio gli eventi ricorrenti e quindi prevedere quelli futuri.

Nello specifico il lavoro dei dodici ricercatori della WHOI si concentra sui venti, sulla loro forza e sulle loro direzioni. I diari di bordo provengono da archivi pubblici e privati della regione del New England, da cui le baleniere partivano verso gli angoli più remoti del pianeta. Contengono registri quotidiani di longitudine e latitudine, rotte delle navi, direzioni e intensità dei venti, condizioni del mare, presenza di nuvole e informazioni generali sul tempo.

I diari di bordo erano compilati scrupolosamente e obbligatoriamente, perché erano considerati registri legali necessari per richieste alle assicurazioni e per eventuali contenziosi con le compagnie proprietarie delle navi o con l’equipaggio, come le scatole nere degli aerei. Oltre ai dati atmosferici, riportavano tutte le attività svolte sulla nave, eventuali altre imbarcazioni incrociate o problemi riscontrati.

Il diario di bordo

Una pagina del diario di bordo della baleniera Almira, in viaggio dal 1864 al 1868 (Wikicommons)

Il progetto si concentra sullo studio dei venti, ma dai registri potrebbero essere estrapolate informazioni anche sull’intensità delle precipitazioni, sulle perturbazioni o su quanto il mare fosse mosso o tranquillo. Semplificando molto, la WHOI mira a capire dove (a che latitudine e longitudine) e quando (in che anno, in quale stagione) i balenieri incontrarono i venti più forti, per confrontare poi i dati con quelli attuali, in modo da registrare le variazioni e costruire un modello a lungo termine relativo ai venti.

I venti e le loro interazioni influenzano le precipitazioni, i periodi di siccità, le inondazioni e i fenomeni estremi come tempeste e uragani: un modello più accurato dei venti può aumentare la precisione delle previsioni degli altri eventi. Uno studio di Nature del 2020 evidenziò per esempio come l’assenza di modelli sui venti in azione sopra gli oceani fosse una delle cause di errori e mancanze nelle previsioni sulle precipitazioni. Inoltre la ricostruzione degli eventi atmosferici negli ultimi secoli è fondamentale per capire l’influenza sul clima delle azioni umane, legata alle emissioni di gas serra.

I ricercatori del WHOI hanno raccontato alla rivista online Grist che il progetto è solo in una fase iniziale: nei prossimi nove mesi potranno essere forniti dei primi dati complessivi, ma il bacino di diari di bordo da cui attingere è molto più ampio rispetto al centinaio di libri analizzati (ognuno si aggira intorno alle 200 pagine): quelli a disposizione sono attualmente 4.300.

La quantità di dati a disposizione e da analizzare è quindi enorme e un recente accordo con l’Università di Lisbona ne aggiungerà altri: 3.800 diari di bordo di navi portoghesi che navigarono gli oceani dal 1760 al 1940. Per analizzarli sarà probabilmente necessario fare ricorso a un lavoro condiviso, usando anche molti volontari, come è accaduto in progetti simili.

Un ufficio alla Woods Hole Oceanographic Institution in una foto del 2014 (AP Photo Stephan Savoia)

L’istituto del Massachusetts non è infatti l’unico ad analizzare dati su clima ed eventi meteo del passato. Il progetto è ispirato a quello Old Weather della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa di meteorologia e clima. Dal 2010 migliaia di volontari hanno analizzato registri meteorologici presenti su archivi online per trascrivere i dati in un database secondo un modello definito dal progetto: nel complesso sono 14 milioni di osservazioni. I dati provenivano dai diari di bordo delle navi militari in navigazione durante la Seconda guerra mondiale e in una seconda fase da rompighiaccio e baleniere in transito nell’area artica sin dal 1849.

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