• Mondo
  • Mercoledì 2 novembre 2022

I Democratici americani stanno facendo fatica

A una settimana dalle elezioni di metà mandato i sondaggi danno il partito del presidente Biden in continuo calo, tanto da rischiare di perdere sia la Camera che il Senato

Il presidente Joe Biden durante un evento di campagna elettorale in Florida (Joe Raedle/Getty Images)
Il presidente Joe Biden durante un evento di campagna elettorale in Florida (Joe Raedle/Getty Images)
Caricamento player

A una settimana dalle elezioni di metà mandato, negli Stati Uniti diversi Democratici si dicono preoccupati perché il loro partito, lo stesso del presidente Joe Biden, sembra aver perso la spinta che aveva fino a un paio di mesi fa. I consensi per i Democratici, che per un periodo erano stati favoriti da vari eventi come la sentenza della Corte Suprema che negava il diritto all’aborto a livello federale, sono da qualche tempo in calo. Il partito sembra meno deciso degli avversari Repubblicani su quali temi e questioni affrontare in campagna elettorale, e di conseguenza le elezioni sembrano meno contendibili di quanto non fossero fino a poco tempo fa.

Le elezioni di metà mandato (in inglese: midterm) si terranno l’8 novembre: a due anni di distanza dall’inizio del mandato del presidente si rinnovano tutti i seggi della Camera e un terzo di quelli del Senato. Nello stesso giorno si terranno anche migliaia di elezioni locali: si voterà per eleggere il governatore o la governatrice in 36 stati americani, e verranno rinnovati quasi tutti i parlamenti statali.

La traiettoria del Partito Democratico in questo contesto è stata piuttosto peculiare. È molto comune che alle elezioni di midterm il partito al potere, cioè quello che due anni prima aveva vinto le elezioni presidenziali, perda il controllo del Congresso, per una questione spesso fisiologica di stanchezza degli elettori. Successe nel 2018 con Donald Trump (che perse soltanto la Camera), nel 2014 con Barack Obama e così via.

Quest’anno, inoltre, ci sarebbero varie condizioni per immaginare che i Democratici vadano verso una sconfitta: il presidente Biden è piuttosto impopolare, nonostante il suo grosso attivismo a livello economico; l’inflazione è ai massimi da oltre una generazione; il prezzo del carburante, che è una questione sensibilissima per la politica americana, è molto aumentato, anche se si è abbassato rispetto ai picchi di qualche mese fa. Queste condizioni, unite alla tendenza fisiologica al ricambio delle elezioni di midterm, farebbero pensare a un facile trionfo del Partito Repubblicano.

In realtà, le elezioni di metà mandato sono per ora contese. Le ragioni sono numerose, ma tra le principali ci sono il fatto che la sentenza della Corte Suprema sull’aborto ha galvanizzato l’elettorato liberale e il fatto che il Partito Repubblicano ha scelto per queste elezioni dei pessimi candidati, soprattutto al Senato dove la qualità e la personalità di un candidato sono particolarmente importanti e valutate.

Secondo i sondaggi, i Democratici hanno scarse possibilità di tenere la Camera ma discrete possibilità (poco meno del 50 per cento) di mantenere la maggioranza al Senato. Tenere soltanto il Senato sarebbe un risultato molto deludente in termini politici (significherebbe di fatto il blocco di tutte le iniziative politiche dell’amministrazione Biden), ma sarebbe comunque notevole considerate le circostanze.

Il problema per i Democratici è che ormai da qualche settimana i sondaggi sono in continuo peggioramento.

Se un paio di mesi fa era ritenuto probabile che il Partito Democratico sarebbe riuscito a tenere il Senato, questa possibilità si va allontanando ogni settimana che passa. E se alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno l’iniziativa politica e la spinta dei consensi erano a favore dei Democratici, ora sembrano decisamente a favore dei Repubblicani.

Come ha scritto il New York Times, ci sono varie ragioni che spiegano queste difficoltà. Nelle ultime settimane, anche grazie a investimenti di varie centinaia di milioni di dollari in annunci pubblicitari, i Repubblicani sono riusciti in moltissimi stati a spostare i temi principali della campagna elettorale su due argomenti su cui sono molto forti: l’economia e l’inflazione da un lato e la sicurezza dall’altro. In questo contesto i Democratici si sono trovati spiazzati e senza un messaggio chiaro. Il partito aveva impostato la propria campagna elettorale sulla difesa del diritto all’aborto e su altre questioni, come per esempio il fatto che molti candidati Repubblicani sono particolarmente estremisti (cosa peraltro vera).

La questione dell’inflazione, in particolare, sembra la più delicata per gli elettori: e mentre i Repubblicani martellano da mesi sulla necessità di mettere l’inflazione sotto controllo, secondo gli esperti i Democratici non hanno sviluppato un messaggio chiaro sulla questione, forse temendo che, essendo il partito al potere, si sarebbero trovati svantaggiati.

Anche per questo, negli ultimi giorni il Partito Democratico sta cercando di correre ai ripari, lanciando nuovi messaggi più incentrati sull’economia. Ha anche coinvolto l’ex presidente Barack Obama, che è ancora eccezionalmente popolare, in un enorme tour in tutto il paese per rivitalizzare l’elettorato. Anche il presidente Biden, che fino a poco tempo fa era relativamente poco attivo nella campagna, è stato coinvolto in alcuni eventi.

Queste tendenze elettorali che alla fine dell’estate avevano favorito i Democratici ma ora stanno sospingendo i Repubblicani si vedono molto bene in un sondaggio del Wall Street Journal in cui la domanda è: se le elezioni per il Congresso si tenessero oggi, saresti più disposto a votare un candidato Democratico o uno Repubblicano?

Ad agosto il 47 per cento degli intervistati rispondeva a favore dei Democratici e il 44 per cento a favore dei Repubblicani. Oggi questi dati si sono invertiti: i Repubblicani stanno al 46 per cento e i Democratici al 44. Sono sempre variazioni piccole, all’interno del margine di errore, ma mostrano bene che, a pochi giorni dalle elezioni, il trend è a favore dei Repubblicani.