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  • Martedì 1 novembre 2022

Le condanne in primo grado al processo sulla mafia dei Nebrodi

Sono state condannate 91 persone, in uno dei casi più grandi di sempre legati ai fondi europei per l'agricoltura

Giuseppe Antoci, l'ex presidente del parco dei Nebrodi che fermò il sistema criminale mafioso sui fondi europei destinati al parco (ANSA/CARMELO IMBESI)
Giuseppe Antoci, l'ex presidente del parco dei Nebrodi che fermò il sistema criminale mafioso sui fondi europei destinati al parco (ANSA/CARMELO IMBESI)
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Lunedì sera il tribunale di Patti, in provincia di Messina, ha condannato in primo grado 91 persone legate al sistema mafioso che si sviluppò fino al 2014 intorno al parco dei Nebrodi, una grande area naturale protetta nel nord-est della Sicilia: per diverso tempo i clan criminali di Tortorici, un piccolo comune del messinese al confine dell’area del parco, riuscirono ad accaparrarsi milioni di euro di fondi europei destinati al sostegno di contadini e pastori che lavoravano nell’area protetta. I clan gestivano di fatto i terreni agricoli e li affittavano a poco prezzo, e intanto si tenevano illecitamente i fondi europei.

È uno dei più grandi processi di sempre a livello europeo in tema di fondi pubblici legati all’agricoltura: erano imputate 101 persone, dieci delle quali sono state assolte. Complessivamente sono state date condanne per oltre 600 anni di carcere e sono stati sequestrati beni per oltre quattro milioni di euro. Oltre ai membri dei clan mafiosi, tra i condannati ci sono anche alcuni collaboratori di AGEA, l’agenzia italiana per le erogazioni in agricoltura che distribuisce i fondi provenienti dall’Unione europea, e l’ex sindaco di Tortorici Emanuele Galati Sardo.

Il sistema criminale del parco dei Nebrodi fu scoperto e fermato nel 2014 dal presidente del parco, Giuseppe Antoci, in collaborazione con l’ex presidente della Sicilia Rosario Crocetta e con il prefetto di Messina Stefano Trotta. Grazie al loro lavoro fu introdotto un protocollo che prevedeva la certificazione antimafia anche per i terreni del parco di valore inferiore ai 150mila euro, che prima invece ne erano esenti, e furono revocate le assegnazioni di migliaia di ettari di terreno. Nel 2016 Antoci si salvò da un attentato che fu molto raccontato sui media italiani, organizzato proprio come ritorsione per la sua attività di contrasto alla mafia nel parco dei Nebrodi.

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