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  • Lunedì 31 ottobre 2022

Dodici navi cariche di cereali sono partite dai porti ucraini

Nonostante il blocco annunciato dalla Russia nel fine settimana: ma sono ancora molto poche rispetto ai flussi abituali

Alcune delle navi che trasportano i cereali in attesa di poter entrare nello stretto del Bosforo, in Turchia, dove solitamente avvengono i controlli dei carichi trasportati, il 22 ottobre (EPA/ERDEM SAHIN)
Alcune delle navi che trasportano i cereali in attesa di poter entrare nello stretto del Bosforo, in Turchia, dove solitamente avvengono i controlli dei carichi trasportati, il 22 ottobre (EPA/ERDEM SAHIN)
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Il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, ha annunciato che lunedì mattina sono partite dai porti ucraini sul mar Nero dodici navi con a bordo grano e altri cereali destinati all’esportazione: le navi sono partite nonostante la Russia ne avesse annunciato il blocco, ritirandosi dall’accordo firmato lo scorso 22 luglio, che aveva permesso la ripresa delle esportazioni dei cereali ucraini dopo cinque mesi di interruzioni a causa della guerra. Nel fine settimana non era partita alcuna nave proprio a causa del blocco, deciso dalla Russia dopo diversi attacchi con i droni subiti dalla sua flotta nel mar Nero, e per i quali aveva incolpato l’Ucraina.

Il ritiro della Russia dall’accordo sta causando ampie preoccupazioni da parte delle Nazioni Unite e dei governi di molti paesi in tutto il mondo, dal momento che l’Ucraina è uno dei principali esportatori di grano e altre derrate alimentari a livello internazionale: il blocco rischierebbe di causare una gravissima crisi alimentare in molti paesi, soprattutto in Medio Oriente e in Africa, come stava già succedendo nei primi mesi della guerra (prima che fosse firmato l’accordo).

Per questo le Nazioni Unite sono intervenute subito per trovare una soluzione, annunciando di aver concordato con l’Ucraina e la Turchia – il paese che aveva mediato e organizzato l’accordo di luglio tra Russia e Ucraina – la partenza di almeno alcune delle navi bloccate: 12 in uscita, che sono quelle già partite, e 4 in entrata, che sono in attesa dei controlli e devono ancora arrivare nei porti ucraini. Le Nazioni Unite hanno detto che la decisione è stata comunicata anche alla Russia, che però non l’ha commentata in via ufficiale.

Sono comunque molto poche rispetto a quelle che si spostano quotidianamente per l’esportazione dei cereali: da quando è stato raggiunto l’accordo, sono stati fatti uscire dall’Ucraina durante la guerra oltre 9 milioni di tonnellate di cereali su centinaia di navi. Domenica Kubrakov aveva detto che a causa del blocco c’erano 218 navi ferme.

Sempre Kubrakov ha detto che le 12 navi partite lunedì mattina trasportavano oltre 350mila tonnellate di cereali: una di queste, con a bordo 40mila tonnellate, era considerata cruciale perché destinata all’Etiopia nell’ambito del programma alimentare delle Nazioni Unite.

Lunedì mattina il presidente turco Recep Tayyip Erdogan – che finora ha fatto da garante – ha detto che il suo paese continuerà negli sforzi per preservare l’accordo, «per il servizio dell’umanità».

Il governo russo aveva annunciato il blocco dopo gli attacchi subiti sabato alla sua flotta militare al largo di Sebastopoli, la principale città della Crimea, la penisola a sud dell’Ucraina annessa illegalmente dalla Russia nel 2014. La Russia aveva attribuito la responsabilità degli attacchi all’Ucraina, che invece non li aveva commentati, e ufficialmente aveva detto di non poter garantire la sicurezza dei corridoi umanitari dedicati al trasporto dei cereali perché le navi che la garantivano erano state danneggiate dall’attacco: la tesi era internazionalmente ritenuta poco credibile, e la decisione russa appariva piuttosto come una ritorsione per gli attacchi subiti a Sebastopoli.

Diversi leader mondiali, tra cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, avevano definito inaccettabile la decisione russa di ritirarsi dall’accordo sui cereali e di usare la fame come arma di ricatto in guerra.

Domenica il governo russo aveva detto di essere disposto a trovare una soluzione per il grano solo se fossero state chiarite le circostanze degli attacchi.