Come si abbatte un drone iraniano

Sparargli da terra con un fucile, come fanno poliziotti e residenti di Kiev, non sembra efficacissimo: ma le alternative non sono molte

Un drone iraniano Shahed-136 fotografato pochi secondi prima che si schiantasse su un palazzo di Kiev, 17 ottobre 2022 (AP Photo/Efrem Lukatsky)
Un drone iraniano Shahed-136 fotografato pochi secondi prima che si schiantasse su un palazzo di Kiev, 17 ottobre 2022 (AP Photo/Efrem Lukatsky)
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Ormai da settimane l’esercito russo sta utilizzando su obiettivi militari e civili ucraini droni di fabbricazione iraniana, chiamati Shahed-136, che hanno inciso molto sull’ultima fase della guerra spingendo per esempio il governo ucraino a chiedere con maggiore insistenza sistemi di difesa aerea ai propri alleati occidentali.

Nel frattempo però l’esercito ucraino deve trovare delle contromisure efficaci per abbattere i droni iraniani, che negli ultimi giorni la Russia sta usando in gran quantità sulle città ucraine. Lunedì per esempio ne ha lanciati almeno 43 su Kiev. L’esercito ucraino sostiene di averli abbattuti quasi tutti: il sindaco della città, Vitali Klitschko, ha detto che hanno causato cinque esplosioni. In tutto sono morte 4 persone, fra cui una giovane coppia uccisa all’interno di un palazzo residenziale.

Le immagini dei poliziotti e dei residenti di Kiev che cercavano di abbattere i droni iraniani con armi da fuoco, come se fosse una gara di tiro al piattello, sono circolate moltissimo sui social network.

I droni Shahed-136 sono fabbricati dalla HESA, una compagnia di stato iraniana. Secondo Bloomberg a fine agosto l’Iran ne aveva forniti alla Russia circa un migliaio. Ufficialmente, il governo iraniano ha smentito la notizia. Gli Shahed-136 sono lunghi circa 3 metri e hanno un’apertura alare di 2,5. Possono volare per più di duemila chilometri in maniera autonoma seguendo delle coordinate GPS, e trasportare fino a circa 50 chili, apparendo a malapena sui radar dell’aviazione. Appartengono alla famiglia dei cosiddetti “droni kamikaze”: si schiantano contro un obiettivo facendo detonare il proprio esplosivo, se armati, e quindi autodistruggendosi. L’esercito ucraino dice che fanno parecchio rumore, «come quello di una motosega o di uno scooter».

Il ministero della Difesa britannico ha aggiunto che gli Shahed-136 sono «lenti e volano a bassa quota: per questo sono facili da colpire usando sistemi di difesa aerea convenzionali». Per «convenzionali» però non si intendono le normali armi da fuoco in uso per il combattimento da terra, come i fucili in dotazione alla polizia.

Gli analisti ed esperti di armi concordano sul fatto che cercare di colpire un drone sparandogli addosso da centinaia di metri di distanza con armi di scarsa precisione non è un modo molto efficace per abbatterli, anche per il rischio che i proiettili sparati in aria ricadano al suolo colpendo delle persone. Lunedì il ministro dell’Interno ucraino Denys Monastyrsky ha suggerito ai possessori di armi di Kiev di non sparare ai droni, lasciando che se ne occupino le forze dell’ordine e l’esercito.

Nonostante questi avvertimenti, tra gli account ucraini dei social network girano diversi manuali clandestini su come abbattere i droni iraniani usando armi da fuoco di piccolo taglio.

Un modo assai più efficace di abbattere i droni Shahed-136 prevede l’uso di artiglieria contraerea. Parlando con l’Ukrainska Pravda un portavoce dell’aviazione militare ucraina ha spiegato che al momento l’opzione migliore è quella di usare mezzi come il carrarmato antiaereo ZSU-23-4, di fabbricazione sovietica, o i più recenti carri armati muniti di sistemi di difesa aerea Gepard, forniti dalla Germania.

L’analista Marcel Plichta, ex funzionario del dipartimento della Difesa statunitense, ha spiegato che in teoria i mezzi più efficaci per contrastare i droni sarebbero i sistemi di artiglieria aerea a medio-lungo raggio, come i National Advanced Surface-to-Air Missile System americani, chiamati anche col loro acronimo NASAMS. Sono considerati fra i migliori e più sofisticati sistemi di difesa per abbattere obiettivi fra i 20 e i 40 chilometri: ma hanno munizioni, come i missili IRIS-T, che costano parecchie migliaia di dollari: «Stiamo parlando di spendere più 100mila dollari per abbattere un drone che ne costa 30mila», spiega Plichta.

Una soluzione più economica potrebbero essere i sistemi antiaerei VAMPIRE dell’azienda statunitense L3HARRIS, che possono essere montati sul retro di un mezzo leggero. I sistemi VAMPIRE fanno parte dell’ultimo pacchetto di aiuti per l’esercito ucraino approvato dal Congresso statunitense, approvato ad agosto e dal valore complessivo di 2,98 miliardi di dollari, ma sembra che ci metteranno qualche mese ad arrivare in Ucraina.

I droni pongono più o meno gli stessi problemi che l’esercito ucraino deve affrontare per difendersi dai missili veri e propri lanciati dai russi. «Il guaio non è che l’Ucraina non abbia dei sistemi di difesa aerea», ha spiegato di recente un esperto occidentale di sistemi difensivi al Financial Times: «è che l’Ucraina non ne ha abbastanza per difendere un paese così grande», dove peraltro i russi usano droni e missili sia sulla linea del fronte sia sulle principali città.