L’Ucraina ha una richiesta molto precisa sulle armi che le servono

Da settimane sta chiedendo nuovi sistemi di difesa aerea, soprattutto per proteggersi da attacchi sui civili come quello di lunedì


Un sistema di difesa aerea NASAMS usato dall'esercito spagnolo (foto dello Stato maggiore della difesa spagnolo)
Un sistema di difesa aerea NASAMS usato dall'esercito spagnolo (foto dello Stato maggiore della difesa spagnolo)
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Nelle ore successive al gravissimo bombardamento che l’esercito russo ha compiuto lunedì mattina sulle principali città ucraine, politici e diplomatici ucraini sono tornati ad avanzare agli alleati occidentali una richiesta molto precisa riguardo la fornitura di armi necessaria per contrastare la Russia. «I sistemi di difesa aerea sono la nostra priorità numero uno», ha twittato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo una telefonata col presidente statunitense Joe Biden.

Per sistemi di difesa aerea si intendono tecnologie che permettono di lanciare missili da terra contro obiettivi aerei come elicotteri, droni o missili. Al momento l’Ucraina dispone di tecnologie anti-aeree a corto raggio e piuttosto vetuste, con cui per esempio ha intercettato circa metà dei missili sparati ieri dall’esercito russo. Ad oggi però non ha un sistema coordinato di difesa aerea, che le permetterebbe di contrastare più efficacemente attacchi come quello di lunedì.

L’ambasciatore ucraino nel Regno Unito, Vadym Prystaiko, ha spiegato al Financial Times che l’esigenza di ricevere sistemi di difesa aerea dai propri alleati occidentali si è fatta più urgente dopo la nomina del generale russo Sergei Surovikin a comandante delle operazioni russe in Ucraina. Surovikin è noto per le sue tattiche di guerra brutali contro i civili e i centri abitati, e ormai da settimane si teme che la Russia voglia rivalersi su obiettivi civili ucraini per compensare le sue sconfitte sul fronte militare.

Nella sua telefonata con Zelensky, Biden ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti a fornire all’esercito ucraino dei sistemi National Advanced Surface-to-Air Missile System, chiamati anche col loro acronimo NASAMS. Sono prodotti dall’azienda norvegese Kongsberg in collaborazione con la statunitense Raytheon, e considerati uno dei migliori e più sofisticati sistemi di difesa aerea a medio raggio, cioè per abbattere obiettivi fra i 20 e i 40 chilometri. Da diversi anni proteggono anche la Casa Bianca, cioè la residenza ufficiale del presidente degli Stati Uniti a Washington.

Gli Stati Uniti avevano approvato la fornitura di otto sistemi NASAMS a luglio, e ad agosto l’avevano inclusa nel penultimo pacchetto di aiuti militari forniti all’Ucraina, dal valore complessivo di 2,98 miliardi di dollari (circa 3 miliardi di euro). Due di questi sistemi NASAMS «dovrebbero raggiungere l’Ucraina nelle prossime settimane», ha detto un funzionario della Difesa statunitense al Washington Post. La settimana scorsa diversi funzionari avevano anticipato a Politico che i primi due NASAMS sarebbero arrivati in Ucraina entro novembre. I successivi sei ci metteranno invece diversi anni per essere consegnati all’esercito ucraino, dato che sono piuttosto complessi da costruire e spostare e per essere usati hanno bisogno di un lungo addestramento.

Un sistema NASAMS usato dall’esercito spagnolo

Anche per questo nel frattempo l’Ucraina sta cercando soluzioni alternative che possano proteggere soprattutto le città da possibili bombardamenti russi. Ad aprile la Slovacchia aveva fornito all’esercito ucraino una quantità limitata di sistemi antiaerei di fabbricazione sovietica, i cosiddetti S-300. Lunedì il governo della Germania ha promesso che «nei prossimi giorni» arriverà in Ucraina il primo dei quattro sistemi di difesa aerea a infrarossi, IRIS-T, promessi nelle scorse settimane.

Si è parlato anche della possibilità che la Francia fornisca all’Ucraina uno dei suoi sistemi di ultima generazione, il FSAF SAMP/T: ma Le Monde scrive che l’esercito francese ne possiede soltanto otto e che uno di questi è già schierato a protezione di un obiettivo contro possibili bombardamenti russi (il porto rumeno di Costanza).

«Il problema non è che l’Ucraina non abbia dei sistemi di difesa aerea», ha spiegato un esperto occidentale di sistemi difensivi al Financial Times: «è che l’Ucraina non ne ha abbastanza per difendere un paese così grande, in cui fra l’altro i missili possono arrivare da molte direzioni». Alcuni missili utilizzati nell’attacco di lunedì, per esempio, sono partiti dal Mar Nero, mentre dei droni sono stati lanciati dalla Bielorussia, a centinaia di chilometri.