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  • Venerdì 7 ottobre 2022

Milano discute del suo nuovo stadio

Si è aperto il dibattito pubblico sul futuro di San Siro, tra i bisogni di Inter e Milan e i timori di speculazioni e aumento dei prezzi

di Pietro Cabrio

(Era San Siro/Tony Brugnoli)
(Era San Siro/Tony Brugnoli)
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Lo stadio Giuseppe Meazza nel quartiere di San Siro non è l’unico stadio di Milano, ma è sicuramente l’unico in grado di ospitare le partite delle due squadre cittadine, il Milan e l’Inter, oltre a quelle dei maggiori tornei internazionali e altri eventi di grande portata.

Nonostante il Meazza continui a ospitare regolarmente non solo Inter e Milan, ma anche le partite della Nazionale di calcio, le finali di coppa e i concerti estivi garantendo un grande afflusso di pubblico e una certa scenografia, dati alla mano è indubbio che sia un impianto ormai obsoleto e non più adatto a questi usi.

E non potrebbe essere diversamente, dato che il nucleo dello stadio attuale è quello sorto originariamente nel 1926 e poi ampliato fino a cambiare completamente aspetto nello stadio che è ora. Gli interventi principali realizzati più o meno ogni trent’anni — quelli che hanno aggiunto i due anelli, le caratteristiche torri esterne e la copertura — sono stati pensati a loro tempo soltanto per ampliarne la capienza, con il risultato che oggi l’impianto non rispetta più tanti requisiti e da anni è utilizzato in deroga alle normative vigenti in materia di agibilità, sicurezza e impatto ambientale.

(Era San Siro/ Tony Brugnoli)

Di tutto questo, dei progetti delle due squadre, del grande piano di rigenerazione urbana che interessa quella zona di quartiere, delle alternative disponibili e dell’uso dell’attuale stadio, si sta parlando in questi giorni in un dibattito pubblico indetto dal comune di Milano.

Il dibattito pubblico può sembrare un’iniziativa singolare ma è una procedura obbligatoria per legge se richiesta dalle parti coinvolte — associazione di cittadini comprese, come nel caso di San Siro — nell’ambito di «grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale che hanno un impatto sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio». L’organizzazione del dibattito su San Siro ha richiesto mesi, e Inter e Milan l’avrebbero evitato volentieri, perché prolunga ulteriormente e mette in discussione l’intero progetto, in ogni suo aspetto.

È stato infine aperto il 28 settembre e fino al 18 novembre si dividerà in cinque incontri pubblici e cinque di approfondimento tra esperti. I risultati non saranno vincolanti per l’effettiva realizzazione del progetto: hanno scopo informativo e sono quindi un’occasione per saperne di più e ascoltare dai diretti interessati le loro intenzioni (ci sono state tuttavia delle lamentele sul poco spazio riservato finora a un dibattito vero e proprio).

Inter e Milan sono state piuttosto chiare sulle loro intenzioni. Vogliono uno stadio nuovo, vogliono farlo insieme e la loro priorità è costruirlo nell’area di San Siro. Se questo non sarà possibile, sono disposte a farlo altrove, a Milano o nei comuni circostanti (che con le prospettive economiche offerte potrebbero facilitare l’iter progettuale). Se dovessero restare a San Siro sarà un investimento totalmente privato, ma la grande area interessata, che è pubblica e comprende lo stadio Meazza, i piazzali circostanti adibiti all’afflusso del pubblico e uno spazio verde inutilizzato, dovrà essere concessa dal comune con relativi diritti di superficie per i prossimi 99 anni.

Quest’ultimo punto è quello che attira più perplessità e durante i dibattiti è stato oggetto di moderate contestazioni, in particolare da parte dei membri del comitato che vorrebbero sottoporre la questione San Siro a un referendum cittadino e da alcuni rappresentanti locali dei Verdi. I timori sono legati in particolare alla cessione di 280 mila metri quadri di suolo pubblico a dei privati per un investimento definitivo di carattere prevalentemente immobiliare, che in una città già soggetta a grandi investimenti in questo senso porterebbe molto probabilmente a un ulteriore aumento dei prezzi delle case e degli affitti.

Da parte loro, Inter e Milan stimano che durante il periodo di concessione il comune di Milano riceverà circa 198 milioni di euro legati ai canoni di utilizzo. Giuseppe Bonomi, rappresentante del Milan al dibattito pubblico, ha spiegato inoltre che le aree sportive e le attività commerciali potrebbero diventare un luogo di aggregazione e ricostruzione del «danno urbanistico fatto a quella zona di Milano negli ultimi anni» (un riferimento all’enorme e inutilizzata spianata di cemento che circonda il Meazza). Potrebbero inoltre servire a far “vivere” quella zona tutta la settimana, e di conseguenza rendere più sicuro un quartiere da tempo problematico. Bonomi non ha poi nascosto la questione dei ricavi che un nuovo stadio garantirebbe alle due squadre, ritenuti «semplicemente fondamentali».

L’ultimo progetto presentato da Inter e Milan

La prima proposta a riguardo, uno studio di fattibilità del 2019, prevedeva la demolizione dello stadio esistente, quindi la costruzione di un nuovo impianto e la realizzazione di una grande area circostante adibita a verde, spazi commerciali e ricreativi, piccoli impianti sportivi e uffici societari. Da allora, in seguito ai colloqui con il comune, i progetti sono cambiati frequentemente. Sono state per esempio diminuite le volumetrie degli spazi edificabili, come richiesto dall’amministrazione. Inizialmente era stato inserito anche il mantenimento parziale del vecchio Meazza, poi però nuovamente escluso, anche in considerazione delle preoccupazioni del comune circa il suo mantenimento, per via della mancanza di proposte di utilizzo ritenute valide.

Nel corso dei primi incontri del dibattito pubblico i rappresentanti di Inter e Milan hanno ribadito perché non prendono in considerazione la permanenza nell’attuale Meazza. Per loro non è più possibile intervenire nella struttura esistente, che sarebbe arrivata al limite per quanto riguarda gli interventi di ristrutturazione e presenta ostacoli non risolvibili. Uno dei lati lunghi dell’impianto, per esempio, è adiacente a una strada (via dei Piccolomini) e all’ex area del trotto (ora demolita), che è esclusa dalla competenza. Questo non risolverebbe quindi gli attuali problemi di spazi e viabilità che durante le partite sono piuttosto evidenti e si ripercuotono nel traffico in quella parte di Milano.

L’impossibilità di mantenere l’attuale San Siro riguarda anche la fruibilità dell’impianto durante eventuali lavori: in una stagione Milan e Inter ci giocano oltre cinquanta partite, nelle quali tengono una media spettatori superiore ai 70 mila tifosi, e non avrebbero altri stadi vicini dove trasferirsi. Anche per questi motivi i costi di una ristrutturazione sono ritenuti eccessivi, oltre a non portare i benefici richiesti.

Nel dibattito sono stati comunque discussi due progetti di ristrutturazione del Meazza: uno prevede principalmente la rimozione del terzo anello, mentre il secondo lo farebbe diventare un’area destinata all’ospitalità. In entrambi i progetti è previsto inoltre un rivestimento della struttura per limitarne l’impatto visivo e acustico. Per i motivi citati, tuttavia, le due squadre non sono interessate a tali progetti e anche se l’attuale stadio dovesse in qualche modo rimanere in piedi, i costi di gestione per il comune sarebbero troppo alti da sostenere, come ha spiegato a suo tempo il sindaco Giuseppe Sala.

Il progetto presentato da Inter e Milan è ancora preliminare e soggetto a modifiche, le ultime delle quali, per esempio, hanno ridimensionato notevolmente il progetto della cosiddetta “cattedrale”, realizzato dallo studio di architettura statunitense Populous e scelto dalle due squadre come quello più adatto. Le caratteristiche richieste al nuovo impianto sono state tuttavia già prefissate. Dai circa 75 mila posti dello stadio attuale, 3.800 dei quali premium (cioè più ampi e dedicati a specifici servizi di ospitalità), si passerebbe a un impianto tra i 60 e i 65 mila posti, 9 mila dei quali premium (eventualmente estendibili).

La minor capienza dovrebbe garantire un riempimento costante dell’impianto (cosa che ora non succede) e l’eliminazione degli attuali spazi inutilizzati, ma è dettata anche da altre necessità. Per ridurre l’impatto ambientale il nuovo stadio dovrebbe avere un’altezza di circa 30 metri fuori terra contro i 68 attuali, ed essere realizzato in un unico volume per garantire il rispetto dei limiti acustici vigenti: gli stessi che l’impianto attuale supera spesso quando è utilizzato, cosa che in passato ha generato parecchie discussioni nel quartiere.

La nuova costruzione dovrebbe inoltre permettere di raggiungere l’obiettivo prefissato di avere uno stadio a “emissioni zero”, azzerando quindi le circa 2.000 tonnellate di CO2 emesse attualmente in un anno di utilizzo. Il costo totale degli interventi sarà di circa 1,2 miliardi di euro suddivisi tra i due club, e i lavori dureranno oltre sei anni. Nella prima fase, della durata stimata di 3 anni e 8 mesi, verrà realizzato il nuovo stadio nella parte sinistra dell’area. Nella successiva seconda fase, che dovrebbe durare 2 anni e 7 mesi, verrà demolito l’attuale impianto e realizzata la nuova area circostante, completamente pedonale, con parcheggi sotterranei. I cantieri dovrebbero occupare almeno 1.200 persone all’anno, così come i posti di lavoro creati successivamente.

Infine c’è la questione non secondaria legata ai ricavi e alle valutazioni dei club. I ricavi attuali di San Siro sono la metà di quelli generati dagli stadi dei grandi club europei e questo, alla lunga, minaccia la posizione di rilevanza che Inter e Milan — ritenute due eccellenze della città — hanno ottenuto nell’ultimo secolo, già compromessa dalle difficoltà dell’ultimo decennio. Secondo le stime, il nuovo stadio e la nuova area di San Siro potrebbero generare inizialmente oltre 122 milioni di euro di ricavi annuali se effettivamente aperti e utilizzati durante tutta la settimana. Un impianto moderno e una grande area funzionale, inoltre, contribuirebbero ad aumentare notevolmente il valore delle due società, di proprietà di un fondo d’investimento statunitense e di un gruppo cinese. Questo aspetto è particolarmente citato da chi teme speculazioni, in quanto le due proprietà potrebbero trarre grandi benefici da eventuali cessioni future.

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