Le donazioni di midollo osseo si devono adattare anche alla guerra in Ucraina

Dopo anni di difficoltà per la pandemia, una consegna dalla Russia è avvenuta in piena notte all'aeroporto di Istanbul

di Isaia Invernizzi

La valigetta con cui vengono trasportate in sicurezza le cellule staminali emopoietiche destinate al trapianto (Facebook/Nucleo Operativo di Protezione civile)
La valigetta con cui vengono trasportate in sicurezza le cellule staminali emopoietiche destinate al trapianto (Facebook/Nucleo Operativo di Protezione civile)

Lo scorso 28 settembre un corriere russo ha consegnato a un corriere italiano una valigetta nera con alcune sacche contenenti cellule staminali emopoietiche prodotte nel midollo osseo di un donatore russo e destinate a un paziente italiano malato di leucemia. Le donazioni dall’estero non sono rare, tuttavia quella di pochi giorni fa è stata piuttosto insolita per le sue modalità che ricordano la scena di un film di spionaggio: l’incontro tra i corrieri è avvenuto alle due e mezza di notte non in Italia né in Russia, per via della crisi diplomatica dovuta alla guerra in Ucraina, ma in un’area protetta accanto alla pista dell’aeroporto Ataturk di Istanbul, in Turchia.

Come si può immaginare è stata un’operazione delicata, con una serie di rischi: la consegna in un paese “neutrale” come la Turchia, che ha mantenuto buoni rapporti diplomatici sia con la Russia sia con l’Occidente, era l’unica soluzione per garantire l’arrivo in Italia delle cellule nel minor tempo possibile. In poche ore la valigetta è stata portata ai medici del reparto di ematologia dell’ospedale di Reggio Calabria, dove il paziente è stato trapiantato. Grazie alla donazione, l’uomo ha più possibilità di sopravvivere alla malattia.

Nicoletta Sacchi, direttrice dell’IBMDR, il registro italiano dei donatori di midollo osseo, dice che questa consegna è soltanto l’ultima di una serie di stratagemmi trovati per garantire le donazioni in anni difficili, prima a causa della pandemia e oggi in minima parte anche per via della guerra in Ucraina.

Negli ultimi tre anni il lavoro di chi organizza le donazioni è stato più complicato e per certi versi più ingegnoso. «La cosa positiva è che oggi, come in passato, l’impegno dei medici non è mai venuto meno anche durante crisi diplomatiche o conflitti», spiega Sacchi. «Prima dell’insolita consegna all’aeroporto di Istanbul i nostri scambi di informazioni con i medici russi sono stati normali: noi abbiamo visto nel registro mondiale che c’era un donatore compatibile in Russia, i colleghi si sono messi a disposizione e nel giro di poco tempo abbiamo organizzato la consegna».

Senza la guerra sarebbe stato tutto molto più semplice. Il Nucleo Operativo di Protezione Civile, un’associazione toscana di volontariato a cui il servizio sanitario nazionale affida molti trasporti di organi e tessuti destinati ai trapianti, avrebbe mandato uno dei suoi volontari in Russia, come accade per altri paesi. Ma a causa della guerra e delle sue conseguenze sui viaggi è molto difficile ottenere un visto, anche per propositi nobili come la donazione.

«Abbiamo dovuto trovare un posto raggiungibile da entrambi i corrieri, in un paese neutrale e lontano da rotte più rischiose», dice Massimo Pieraccini, fondatore dell’associazione. Tra le altre cose, è stato indispensabile organizzare la consegna in un’area protetta per non uscire dall’aeroporto – le cellule non possono essere esposte ai raggi x dei dispositivi per i controlli – e portare la valigetta velocemente in Italia. Alla fine è stata scelta Istanbul.

Gli ostacoli non sono comunque mancati. Una mail inviata dai medici russi all’ultimo momento è stata mal interpretata dai medici italiani e sembrava che tutto dovesse slittare di un giorno. La consegna è stata confermata dopo un chiarimento. Infine c’è stato un leggero ritardo del corriere russo, un intoppo che ha creato non poca tensione. «In quei momenti le ore sono preziose e l’ansia è tanta», dice Pieraccini. «Per fortuna è andato tutto bene».

Nonostante sia più semplice trasportare le cellule staminali emopoietiche rispetto agli organi, la velocità è comunque molto importante. Il paziente che riceve la donazione di midollo osseo, infatti, deve essere preparato al trapianto con un trattamento chiamato condizionamento, una sorta di chemioterapia estremamente aggressiva che annulla le difese immunitarie: in questo modo la persona può ricevere il midollo osseo con meno possibilità di rigetto. Per questo, quando sia avviano le procedure per la donazione, la consegna deve essere portata a termine a qualsiasi costo.

L’altro motivo che spinge i sistemi sanitari a organizzare il complicato trasporto di cellule staminali emopoietiche è che è molto difficile trovare donatori e donatrici compatibili.

Molto sinteticamente, il midollo osseo è un tessuto presente nei canali interni delle ossa lunghe e nella fascia centrale delle ossa piatte e ha il compito di produrre globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Il fenomeno della produzione delle cellule si chiama emopoiesi e inizia da cellule particolari chiamate cellule staminali emopoietiche, non ancora differenziate. Il trapianto di midollo osseo è un trattamento medico con cui si sostituisce il midollo osseo, compromesso da malattie come la leucemia, l’anemia aplastica o il linfoma non-Hodgkin, con un altro sano proveniente da un donatore in buona salute: le cellule staminali ematopoietiche sane vengono somministrate attraverso un’iniezione al paziente malato.

Perché il trapianto sia possibile è necessario che ci sia una compatibilità dell’antigene leucocitario umano (HLA, da Human Leukocyte Antigens) che regola il sistema immunitario degli individui. Deve esserci, cioè, una sorta di somiglianza tra donatore e paziente. Questa compatibilità è molto rara: si verifica in un caso su quattro tra fratelli e sorelle e addirittura in un caso su 100mila tra individui non consanguinei. «È il motivo per cui abbiamo bisogno di tantissimi donatori e per cui è stato creato un sistema mondiale che consente di cercare in 75 registri di altri paesi», spiega Nicoletta Sacchi. «Al momento i donatori italiani sono circa 500mila, mentre in tutto il mondo 40 milioni, che comunque non sono tanti considerando quanto sia difficile trovare una compatibilità».

Per diventare donatori bisogna avere un’età compresa tra 18 e 35 anni, pesare almeno 50 chili ed essere in buona salute. Una volta iscritti, si può donare al massimo fino a 55 anni. L’iscrizione al registro è semplice: basta compilare un questionario e fornire un campione di sangue per eseguire la tipizzazione dell’HLA, l’analisi che determina gli antigeni delle cellule del sangue. I casi di compatibilità sono così bassi che possono trascorrere anni prima di essere chiamati.

– Leggi anche: Meno persone vogliono donare gli organi, ed è un problema

La donazione può avvenire in due modi. Nella maggior parte dei casi consiste in un procedimento non troppo diverso da una donazione di sangue. La persona assume un farmaco che consente alle cellule di entrare nella circolazione: cinque giorni dopo l’inizio dell’assunzione si procede al prelievo del sangue attraverso un macchinario che lo centrifuga e in questo modo isola le cellule staminali emopoietiche. L’altro metodo, oggi meno utilizzato, è il prelievo del midollo osseo dalle ossa, prevalentemente dall’anca, eseguito in anestesia generale (il midollo osseo non ha nulla a che vedere con il midollo spinale, che si trova nella colonna vertebrale).

Secondo l’ultimo rapporto dell’IBMDR, nel 2021 in Italia sono stati fatti 932 trapianti, di cui il 77 per cento con cellule donate da persone all’estero, soprattutto dalla Germania dove gli iscritti al registro dei donatori sono 9 milioni. Ogni anno in Italia sono circa 2mila i pazienti di ogni età, bambini inclusi, per i quali viene attivata la ricerca di un donatore non consanguineo per un trapianto di midollo osseo.

La principale preoccupazione dei medici e delle mediche che lavorano all’IBMDR riguarda il numero di nuovi iscritti, che ha subìto un notevole calo nei due anni della pandemia: da 50mila all’anno tra il 2018 e il 2019 si è passati a meno di 20mila nel 2020, con una leggera risalita a 24mila nel 2021. «Purtroppo per le associazioni come l’ADMO che promuovono l’importanza della donazione è stato impossibile organizzare appuntamenti e banchetti nelle piazze per sensibilizzare le persone», continua Sacchi. «I giovani sono molto generosi, il problema è diffondere il messaggio».

Tutte le informazioni sulla donazione del midollo osseo si trovano sul sito dell’IBMDR, il registro italiano dei donatori di midollo osseo, o sul sito dell’ADMO, l’associazione donatori di midollo osseo.