Nel prossimo parlamento ci saranno meno donne

È la prima volta da vent'anni che la percentuale cala da una legislatura all'altra: c'entrano le scelte dei partiti e la legge elettorale

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
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Il numero di donne elette nel prossimo parlamento sarà inferiore rispetto a quello attuale. Sia in termini assoluti, per via della riduzione del numero di parlamentari, sia in percentuale. Alle elezioni politiche del 25 settembre sono state elette 186 donne, esattamente il 31 per cento rispetto al totale dei parlamentari, 600. I parlamentari uomini saranno invece 414. Nella legislatura uscente le donne erano state 334 su 945, pari al 35,3 per cento, la quota più alta nella storia.

È la prima volta da circa vent’anni, cioè dalle elezioni politiche del 2001, che la percentuale di donne parlamentari diminuisce fra un’elezione e l’altra. Con le elezioni di domenica l’Italia è anche scesa sotto la media europea di parlamentari donne rispetto al totale, pari al 32,8 per cento. C’entrano sia le scelte dei partiti al momento di presentare le liste dei propri candidati, sia la legge elettorale.

In teoria la legge elettorale vigente, il Rosatellum, prevede alcune misure per incoraggiare l’elezione di candidate. Sul totale delle candidature di una lista o coalizione un genere non può essere rappresentato più del 60 per cento. In altre parole significa che su 10 candidati soltanto 6 possano essere uomini. Nelle liste dei collegi plurinominali inoltre i generi vanno alternati: dopo una donna va candidato un uomo, poi ancora una donna e infine un uomo, o viceversa.

Grafico del servizio studi della Camera; i dati sono aggiornati alla 18esima legislatura, eletta nel 2018

Eppure i partiti hanno trovato un modo piuttosto semplice per eludere questi meccanismi, che se rispettati produrrebbero una quasi parità di genere nel parlamento. Dato che il Rosatellum prevede che un candidato o una candidata possa candidarsi in un massimo di cinque collegi plurinominali diversi, oltre a una candidatura in un collegio uninominale, molti partiti hanno semplicemente pluricandidato le proprie candidate un po’ ovunque, mentre i candidati uomini sono stati tendenzialmente presentati in meno collegi.

In questo modo sono stati favoriti soprattutto gli uomini: se una donna è stata candidata in 5 collegi diversi e in 3 di questi il suo partito ha raggiunto i voti necessari per eleggere il capolista (cioè il candidato in cima all’elenco dei nomi per il plurinominale), la candidata viene eletta in uno dei 3, e negli altri due vengono eletti i due uomini secondi nella lista.

In questo modo, potenzialmente, candidando due sole donne come capoliste in un totale di 10 collegi plurinominali (5 ciascuna), e 10 uomini diversi al secondo posto, un partito può eleggere 2 donne e 8 uomini, pur rispettando l’alternanza di genere prevista dalla legge elettorale.

Secondo alcuni calcoli del sito di analisi La Voce, i partiti che hanno fatto un uso più largo delle pluricandidature che hanno favorito candidati maschi sono Fratelli d’Italia e la Lega.

Fratelli d’Italia è il partito che ha eletto meno donne fra quelli più grandi: sono state 33 alla Camera e 17 al Senato, per un totale di 50 su 185 parlamentari eletti: il 27 per cento, poco più di un quarto. Al secondo posto c’è il Partito Democratico, che ha eletto 22 deputate e 12 senatrici, il 28,6 per cento dei suoi 119 eletti. Diverse dirigenti del partito hanno già segnalato la percentuale piuttosto bassa di donne elette: Chiara Gribaudo, deputata piemontese appena rieletta, ha twittato che il partito «ha un problema»: «Dobbiamo cambiare radicalmente la cultura patriarcale che ancora sopravvive nel PD». Nella legislatura uscente il PD aveva due donne a capogruppo di Camera e Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, ma in compenso tutti i principali capicorrente erano uomini, così come i tre ministri espressi nel governo guidato da Mario Draghi.

I partiti che si sono avvicinati a una parità di genere per quanto riguarda gli eletti sono i centristi di Azione-Italia Viva, col 46,6 per cento di donne elette sul totale (14 su 30) e il Movimento 5 Stelle, che ha eletto 36 donne su 80 parlamentari, pari al 45 per cento. La Lega si è fermata al 31,5 per cento (30 su 95), mentre Forza Italia appena sopra, al 31,6 (19 su 60). Fra i partiti minori, l’alleanza fra Sinistra Italiana e Verdi ha eletto 5 donne su 16 parlamentari, cioè il 31,2 per cento, e Noi Moderati 3 su 9 (33 per cento). +Europa ha eletto due soli deputati, entrambi uomini (Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova).