Il reddito di cittadinanza e i voti del M5S al Sud

Un grafico sbrigativo ed errato sta facendo discutere di un legame che ha ragioni più complesse di quelle che si sentono in giro

(Cecilia Fabiano/LaPresse)
(Cecilia Fabiano/LaPresse)
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Dopo le elezioni, i diversi partiti usciti sconfitti hanno proposto varie analisi sul risultato del voto. Una che ha fatto particolarmente discutere è stata quella di Luigi Marattin, appena rieletto deputato alla Camera con Italia Viva, che ha pubblicato su Twitter un grafico che suggerisce come il successo elettorale del Movimento 5 Stelle al Sud sia stato possibile solo grazie ai voti dei percettori del reddito di cittadinanza. Una misura a cui Italia Viva, come l’alleato Azione, si oppone fortemente. Il grafico è stato ripreso in modo provocatorio anche dalla prima pagina del quotidiano Libero, da sempre contrario al provvedimento e che ha parlato addirittura di «voto di scambio grillino».

Ma il grafico di Marattin è sbagliato da molti punti di vista, hanno sottolineato i tanti che l’hanno criticato. In primo luogo è errato metodologicamente e poco sensato dal punto di vista grafico, col risultato che l’analisi statistica presentata risulta sbrigativa e fuorviante. Altri, poi, hanno evidenziato come la tesi di Marattin, anche fosse fondata, presenti come qualcosa di disdicevole un fenomeno normalissimo e alla base della politica: e cioè che le persone votino per chi ritengono rappresenti meglio i loro interessi e possa migliorare le loro condizioni economiche. Il reddito di cittadinanza infatti è stato sicuramente uno degli elementi di successo del M5S al Sud, come confermano analisi più serie, in modo non dissimile da come altre proposte politiche, per esempio la flat tax, hanno avuto con ogni evidenza un ruolo importante nel successo della destra in aree d’Italia in cui c’è maggiore concentrazione di persone benestanti.

Marattin ha preso spunto da un articolo di Giorgio Pogliotti pubblicato sul Sole 24 Ore, secondo cui «il reddito di cittadinanza ha avuto un effetto da traino per l’exploit del M5S che si è affermato come primo partito in tutte le regioni del Sud. C’è una perfetta corrispondenza, se si confrontano i voti ottenuti a livello regionale con il numero dei percettori dell’integrazione al reddito che al Sud supera gli 1,7 milioni di persone (sui poco meno di 2,5 milioni di percettori in tutta Italia)».

L’articolo a titolo di esempio paragona il numero di elettori del Movimento 5 Stelle con quanti percepiscono il reddito di cittadinanza in alcune regioni: «Sui 795.593 voti complessivi presi in Campania sicuramente hanno inciso i 628.750 percettori del Rdc, che a luglio ammontava in media a 615,56 euro». L’articolo fa insomma intendere che i numeri siano troppo vicini per essere una coincidenza, e Marattin ha ripreso l’analisi mettendo in un grafico i percettori del reddito di cittadinanza e gli elettori del Movimento.

Il primo problema riguarda il tipo di grafico scelto, a linee, un formato tipicamente usato per le serie storiche, per vedere come un valore evolve nel tempo: si mettono le date sull’asse orizzontale e i valori nell’asse verticale. Nel grafico di Marattin nell’asse orizzontale appaiono i nomi delle regioni, i cui valori corrispondenti sono uniti da una linea che in realtà non rappresenta nessun legame e nessun andamento comune. Sarebbe stato più corretto usare un grafico a barre, paragonando per ogni regione gli elettori del Movimento 5 Stelle con i percettori del sussidio.

Inoltre, Marattin usa i valori assoluti, suggerendo la narrazione che tutti quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza abbiano votato per il M5S. Sarebbe stato invece tecnicamente corretto rapportare questi valori sulla base della popolazione per “normalizzare” i dati, come si dice in statistica. In questo modo si sarebbero potuti paragonare due dati quantomeno simili.

L’agenzia di sondaggi YouTrend ha proposto una sua analisi. Usa un modello statistico più sofisticato, chiamato regressione lineare, per capire se c’è un legame tra la percentuale di percettori del sussidio sul totale della popolazione e i voti al M5S.  Effettivamente emerge come il reddito di cittadinanza sia una componente del voto al Movimento 5 Stelle, un driver come si chiama in statistica. Sempre YouTrend però fa notare come il risultato non trovi conferma se paragonato con la differenza tra i voti presi dal M5S domenica e quelli presi alle elezioni del 2018. In altre parole, il rapporto tra i due fenomeni è più complesso e articolato di come un semplice grafico, anche se corretto, sembri mostrare.

Il grafico di Marattin, è stato fatto notare da molti, era superficiale nel presentare dei dati in modo da far intendere una relazione di causa effetto quando questa non è dimostrata. Un concetto base della statistica è che una correlazione, ossia l’andamento simile di due fenomeni, non implichi automaticamente la causalità, nel senso che uno sia effetto dell’altro. Sempre YouTrend fa notare proprio questo.

Riassumendo, quindi, il Movimento 5 Stelle è stato il primo partito in diverse regioni del Sud, e in Campania è risultato addirittura sopra l’intera coalizione di destra. I migliori risultati in assoluto sono arrivati a Napoli, dove in due collegi ha superato il 40 per cento. È vero che esiste una correlazione tra il voto al Movimento 5 Stelle al Sud e il numero dei percettori del reddito di cittadinanza. Per dire però che il sussidio sia stato causa diretta del successo del M5S servono valutazioni più accurate e approfondite, che coinvolgano analisi sulle caratteristiche sociali ed economiche dei territori presi in considerazione.

Al Sud il reddito pro capite è di 19 mila euro, quasi la metà di quello dei cittadini del Nord. Nel 2021 si contavano mezzo milione di disoccupati di lunga data, ossia coloro che cercano lavoro da più di un anno, più di quanti ce ne siano in tutta la Germania, secondo Eurostat. La povertà si concentra proprio in questi territori: nel 2021, secondo gli ultimi dati Istat, al Sud una famiglia su 10 si trova in condizioni di povertà assoluta, contro il 6,7 per cento al Nord e il 5,6 al Centro.

Il reddito di cittadinanza è una misura che ha avuto un impatto più rilevante al Sud proprio per questo motivo, perché la condizione economica dei cittadini è in media sensibilmente peggiore. Napoli e Palermo sono le province con la percentuale più alta di beneficiari rispetto alla popolazione, il 13 per cento. A seguire c’è Crotone con il 12,2, Caserta e Catania entrambe con l’11,2 per cento. Le province con la percentuale di beneficiari più bassa rispetto alla popolazione sono Bolzano, dove lo 0,1 per cento degli abitanti riceve il reddito di cittadinanza, Belluno con lo 0,5 per cento e Vicenza, Lecco e Treviso con lo 0,7.

Il Movimento 5 Stelle ha un elettorato radicato in questo territorio per vari motivi, tra gli altri anche perché è l’unico grande partito con un leader del Sud (Giuseppe Conte è pugliese). Ma prima ancora, perché ha dedicato più attenzioni e proposte di altri partiti alle persone più povere in generale, e a quelle che vivono al Sud in particolare. Le analisi successive al voto hanno rilevato che tra le persone in difficoltà economiche il M5S ha ottenuto il risultato migliore (ma non è stato il più votato in assoluto: quello, secondo queste analisi, è stato comunque Fratelli d’Italia). Il reddito di cittadinanza è una delle più imponenti misure recenti rivolte alle fasce più povere della popolazione, e non è sorprendente che il M5S, il partito che maggiormente l’ha difeso in questa campagna elettorale, abbia raccolto molti voti tra chi lo riceve.