Renzi e la sua abilità nel far cadere i governi

Dice che in centinaia gli hanno già chiesto di ripetersi anche con quello che ancora deve formarsi

(ANSA/ETTORE FERRARI)
(ANSA/ETTORE FERRARI)

Martedì Matteo Renzi è intervenuto nella sua newsletter, Enews, per fare alcuni brevi commenti sui risultati delle elezioni: non lo aveva ancora fatto pubblicamente, anche perché in questi giorni si trovava a Tokyo per assistere al funerale dell’ex premier giapponese Shinzo Abe. Nella newsletter Renzi si è detto soddisfatto del risultato della sua lista – Azione-Italia Viva – e ha fatto i complimenti a Giorgia Meloni per la vittoria, annunciando che sarà all’opposizione del nuovo governo di destra che dovrebbe nascere. Renzi ha anche detto che «la destra italiana non è fascista» e che non pensa che un eventuale governo Meloni sarebbe un pericolo per la democrazia. Sempre su questo punto ha poi aggiunto una battuta che si è fatta notare:

A proposito, ho ricevuto tra ieri e oggi già quasi 700 inviti/email soprattutto di giovanissimi che mi chiedono di far cadere il governo: ragazzi, capisco che è diventata la mia specialità, ma prima di buttare giù il governo bisogna che almeno lo facciano!

Il riferimento è al fatto che Renzi è ritenuto responsabile, più o meno direttamente, della caduta di diversi governi italiani: il primo nel 2014, quando da segretario del Partito Democratico si sostituì a Enrico Letta alla presidenza del Consiglio, di fatto convincendo la maggioranza del partito a sfiduciarlo e ottenendo poi l’incarico dal presidente della Repubblica per formare un nuovo esecutivo; il secondo dimettendosi da presidente del Consiglio a dicembre del 2016, dopo la sconfitta del “sì” nel referendum per approvare la riforma costituzionale che lui e il suo governo avevano fortemente proposto e sostenuto.

Il caso più recente è il secondo governo Conte, che lui stesso aveva largamente contribuito a formare mettendo d’accordo una maggioranza che comprendeva il suo partito, Italia Viva, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle (tra gli schieramenti maggiori): il governo cadde quando Renzi decise di togliere l’appoggio dei suoi parlamentari, decisivo per avere la maggioranza nelle camere, e delle due ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti.

In tutti questi precedenti però, ovviamente, Renzi e i parlamentari a lui fedeli facevano parte della maggioranza: non sarà lo stesso nel caso del governo che si formerà tra alcune settimane, che sarà sostenuto a meno di clamorose sorprese dalla sola coalizione della destra, cioè Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.

Nel resto delle riflessioni sulle ultime elezioni Renzi ha criticato soprattutto il Partito Democratico e il suo segretario Enrico Letta, come del resto lui e la sua lista avevano fatto durante tutta la campagna elettorale: ha detto che «se Letta non avesse scientificamente sbagliato tutto negli ultimi due mesi», «oggi Meloni non avrebbe la maggioranza assoluta».