Con 173 voti a favore il Senato ha votato la fiducia sull’articolo 1 della legge di bilancio, facendo così cadere gli emendamenti presentati dall’opposizione e permettendo di approvare rapidamente il resto della legge di bilancio (le votazioni sono ancora in corso). Poco dopo Matteo Renzi ha scritto su Twitter che si sarebbe dimesso alle 19: lo aveva annunciato subito dopo la sconfitta al referendum di domenica, ma aveva successivamente accolto la richiesta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di portare a termine l’approvazione della legge di bilancio prima di lasciare. Nel pomeriggio c’è stata la direzione nazionale del Partito Democratico, l’altro evento molto importante della giornata di oggi. Renzi non ha preso impegni stringenti, ha confermato che si dimetterà e che continuerà a esercitare l’ordinaria amministrazione in attesa della scelta del suo successore. Non ha parlato di dimissioni da segretario del PD e ha detto che il partito valuterà la possibilità di sostenere un nuovo governo, con l’appoggio anche delle forze di opposizione. Intorno alle 20 è arrivata la conferma delle dimissioni di Renzi, che ha formalmente avviato la crisi di governo.
Le foto della giornata di oggi in Senato:
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Ugo Zampetti, Segretario generale della presidenza della Repubblica, ha confermato le dimissioni di Matteo Renzi da presidente del Consiglio, che hanno avviato formalmente la crisi di governo. Zampetti ha detto che le consultazioni di Sergio Mattarella con i presidenti di Camera e Senato e con i rappresentati dei gruppi parlamentari inizieranno domani a partire dalle 18.00.
Ora si attende la comunicazione ufficiale delle dimissioni di Renzi, da parte del Segretario generale della presidenza della Repubblica.
Renzi ha lasciato il Quirinale dopo l'incontro con Sergio Mattarella: è durato circa quaranta minuti.
Intanto Beppe Grillo aveva pubblicato un post sul suo blog, lamentandosi delle accuse che gli vengono rivolte.
"I pupazzi-chiaccheroni hanno bisogno di un nemico ingiusto, di un persecutore. L’unico modo per giustificarsi, sia nella sconfitta che per l’immorale sostegno a propositi così bizzarri verso la nostra costituzione, è che ci sia qualcosa di terribile oltre lo steccato. Possono i grandi opinionisti dire “abbiamo scherzato”’? Non ho mai sentito nessuno di loro riconoscere una volta, una sola, di essersi sbagliati. E adesso sono tutti lì, i sacerdoti proclamati dall’emittenza, a cercare un nuovo modo di tenere bassa la testa della gente. Non sono bastate tutte le televisioni e praticamente tutti i giornali pro SI, neppure le brochure del travestito morale per gli italiani all’estero mandate con i nostri soldi. E allora… cosa fanno? Lasciano perdere le grandi banche, quel sistema che gli ha messo a posto figli e nipoti e dicono: “avevamo scherzato, oppure, ci siamo sbagliati; la crisi non centra nulla con la costituzione”.
Dobbiamo aspettarci la prossima mossa che è certa secondo me: demonizzarci, a me e al "nostro popolo", mentre inventeranno un trucco di “legge” elettorale affinchè il M5S non possa mai superare il livello di “guardia”. E da dove verrà l’ispirazione a questi guru dell’informazione per proseguire il lavoro di Mannarizzazione di Grillo?"
Renzi è arrivato al Quirinale.
La direzione nazionale del PD è terminata con la decisione di ritrovarsi a discutere la crisi di governo dopo le consultazioni - basandosi sui fatti "e non sui retroscena dei giornali", ha detto il presidente Orfini - e gli scenari e l'analisi del voto dopo il superamento della crisi di governo. Con qualche borbottio da parte di alcuni partecipanti. Alle 19, Matteo Renzi è atteso al Quirinale dove presenterà le sue dimissioni, che il presidente della Repubblica accetterà con riserva.
Renzi non ha preso impegni stringenti, ha confermato che si dimetterà e che continuerà a esercitare l'ordinaria amministrazione in attesa della scelta del suo successore. Ha detto che il PD è disposto a formare un nuovo governo (che non potrà nascere senza l'appoggio del suo partito), ma solo se gli altri partiti condivideranno la responsabilità di sostenerlo. In poche parole, ha detto di non voler sostenere un governo che sarà attaccato ogni giorno delle forze di opposizione. Sono condizioni che molto probabilmente non saranno accettate dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega Nord.
Renzi dice che rimarrà in carica per l'ordinaria amministrazione in attesa delle decisioni del presidente della Repubblica.
Renzi ha proposto di formare una delegazione guidata dal vicesegretario del PD Lorenzo Guerini con il compito di consultarsi con il presidente della Repubblica. Questa delegazione riferirà alla direzione nazionale, che sarà convocata in seduta permanente. Sarà la direzione, ha detto Renzi, a decidere e votare su come dovrà comportarsi il PD.
Renzi dice che se invece le altre forze politiche vogliono un governo di "responsabilità nazionale" il PD è disponibile, ma le altre forze non dovranno attaccarlo, accusandolo di essere il "quarto governo non eletto" o il "governo degli inciuci".
Renzi: «Non abbiamo paura di niente. Se le altre forze politiche vogliono andare a votare subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale, lo dicano pure.»
Renzi ha citato Giuliano Pisapia, che oggi ha parlato della possibilità di creare un nuovo soggetto politico di sinistra, il "Campo Progressista".
Renzi: «Se il popolo vota No, mi assumo tutte le responsabilità per non essere riuscito a spiegare perché votare Sì»
Renzi dice che le questioni interne al partito andranno risolte dopo la fine della crisi di governo.
La direzione nazionale è appena cominciata. Qui potete seguire lo streaming.
Renzi ha detto che alle 19 sarà al Quirinale per presentare le sue dimissioni al presidente della Repubblica, quindi è probabile che parli tra poco e che parli per poco. Ricordiamo che, comunque, il presidente della Repubblica accetterà le sue dimissioni, ma con riserva, cioè Renzi rimarrà in carica. L'ordinamento italiano, infatti, non prevede che il paese possa rimanere senza governo. Il presidente della Repubblica firma le dimissioni del presidente del Consiglio solo dopo aver trovato il suo successore.
Renzi è arrivato al Nazareno, ma la direzione non è ancora cominciata (siamo in ritardo di circa mezz'ora).
Una cosa importante da ricordare per capire quello che ha scritto Renzi su Facebook è che il PD è il partito di maggioranza relativa in entrambe le camere. Di fatto, è sostanzialmente impossibile formare un nuovo governo senza l'appoggio del PD (ci vorrebbe un'alleanza che comprende sostanzialmente tutti: dal Movimento 5 Stelle alla Lega Nord).
Pochi minuti fa, Matteo Renzi ha pubblicato una nota sulla sua pagina Facebook in cui, oltre a salutare e ringraziare i suoi sostenitori, ha ripetuto che la responsabilità di decidere se formare un nuovo governo o andare a elezioni subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale sull'Italicum non spetta a lui, ma ai gruppi parlamentari e ai singoli partiti. Il più grande di questi è il PD, che è proprio lui a guidare, almeno per il momento.
Toccherà ai gruppi parlamentari decidere che cosa fare. Vorranno andare subito a elezioni? Nel caso si dovrà attendere la Sentenza della Consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, come modificate dalla Corte. Dico leggi elettorali perché come è noto non siamo riusciti ad abrogare il “bicameralismo paritario” che dunque vedrà continuare a eleggere due rami del parlamento con elettorati diversi e leggi elettorali diverse, sperando che non arrivino due maggioranze diverse. Ma questa è una delle conseguenze del bicameralismo, ahimè.
Se i gruppi parlamentari vorranno invece andare avanti con questa legislatura, dovranno indicare la propria disponibilità a sostenere un nuovo Governo che affronti la legge elettorale ma soprattutto un 2017 molto importante a livello internazionale: i 60 anni dell'Unione Europea, i vari G7 a cominciare da quello di Taormina, la presidenza del consiglio di sicurezza dell'ONU. Sarà interessante capire cosa pensano anche i partiti del Fronte del NO al referendum, non solo i partiti dell'attuale maggioranza. Non sono io a decidere ma devono essere i partiti – tutti i partiti – ad assumersi le proprie responsabilità. Il punto non è cosa vuole il presidente uscente, ma cosa propone il Parlamento.
Secondo, l'Unità, che è di solito un giornale abbastanza informato sulle questioni che riguardano Matteo Renzi, il segretario del PD porrà al partito due alternative, che potrebbero essere sottoposte al voto dell'assemblea.
Il quasi ex premier indicherà un bivio: o un governo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione delle forze politiche per affrontare le scadenze del paese o elezioni subito. Una linea che non piace alla minoranza del Pd e anche a pezzi importanti della maggioranza che invocano il mantra della responsabilità politica.
Ci siamo: tra poco Renzi parlerà alla direzione nazionale del PD. Non ci sarà dibattito, ma Renzi si limiterà a esporre la sua relazione: in altre parole, dovrebbe durare poco. Nel pomeriggio aveva annunciato che al termine della direzione andrà dal presidente della Repubblica per presentare le dimissioni.
Filippo Sensi, uno dei più stretti collaboratori di Matteo Renzi conosciuto online come Nomfup, ha pubblicato quella che probabilmente sarà una delle ultime foto di Renzi a Palazzo Chigi, dove si trova l'ufficio del presidente del Consiglio.
Possiamo stare abbastanza tranquilli, non ci dovrebbero essere imprevisti al Senato. La cosa da seguire adesso è la direzione nazionale del PD, che si svolgerà alle 17 e 30 a Roma e sarà trasmessa in streaming. Sarà il primo momento in cui Renzi parlerà in pubblico dall'annuncio delle sue dimissioni domenica scorsa.
L'approvazione dell'articolo 1 su cui il governo ha posto la questione di fiducia ha fatto cadere tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione. Ora si procederà a votare gli altri articoli della legge con votazione elettronica (molto più veloce di quella per appello nominale). Il governo sembra avere una maggioranza piuttosto larga, mentre ci sono molti assenti tra le opposizioni.
Con 173 voti a favore il Senato ha approvato la prima parte della legge di bilancio su cui il governo aveva posto la questione di fiducia.
Il presidente del Senato Piero Grasso ha salutato l'ambasciatore sloveno che si trova in tribuna al Senato per assistere ai lavori. I senatori hanno applaudito.
È terminata la "seconda chiama". Tra poco sarà comunicato l'esito della votazione.
È terminata la "prima chiama", comincia la "seconda chiama" per coloro che non hanno risposto alla prima.
Cosa succede se la legge di bilancio viene bocciata? Sarebbe veramente umiliante per la maggioranza, perché dimostrerebbe di non essere in grado di approvare un provvedimento fondamentale per il paese come la legge di bilancio, che stabilisce quali entrate si possono riscuotere e quali spese si possono pagare per l'anno successivo.
Aldilà di questo, il governo è già dimissionario quindi il fatto di essere sconfitto in un voto su cui ha apposto la questione di fiducia, non cambierà più di tanto la situazione. Resterà da approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre, altrimenti il Parlamento dovrà approvare lo stato di "esercizio provvisorio", con cui autorizzerà il governo a spendere come se la legge di bilancio fosse già stata approvata per un massimo di quattro mesi.
Ricordiamo che il governo ha ancora una maggioranza al Senato, anche se piuttosto sottile (e abbastanza variabile nel tempo). Come potete vedere da questa infografica realizzata da OpenPolis, la maggioranza è formata dai gruppi PD, Per le Autonomie, NCD, UDC e ALA (il gruppo di Verdini). Di fatto, il governo può contare su circa una dozzina di voti di vantaggio sull'opposizione.
Per gli appassionati: tutte le votazioni di fiducia devono avvenire con il sistema dell'appello nominale, previsto all'articolo 116 del regolamento del Senato.
Quella in corso in questo momento è la cosiddetta "prima chiama" dell'appello nominale. In sostanza si chiamano uno per uno tutti i Senatori e si verifica chi è presente. Dopo la "prima chiama" si fa una "seconda chiama" in cui vengono chiamati una seconda volta tutti i senatori che non hanno risposto alla "prima chiama". Dopo essere stato chiamato, il Senatore esprime ad alta voce il suo voto e aziona un dispositivo elettronico per segnalare la sua scelta.
Sono iniziate le operazioni di voto sulla legge di bilancio in Senato. Qui sotto potete seguire la diretta.
https://www.youtube.com/watch?v=XVeShQ0EAGg
In queste ore si leggono molti titoli che attribuiscono a Renzi questa o quella dichiarazione. È importante sottolineare che si tratta di indiscrezioni più o meno affidabili. Renzi non parla pubblicamente da domenica notte e probabilmente, per sapere davvero cosa pensa e cosa intende fare, dovremo aspettare il suo intervento alla direzione nazionale del PD che dovrebbe iniziare alle 17 e 30.
Ci siamo: tra pochi minuti dovrebbe iniziare la votazione della legge di bilancio in Senato, su cui il governo ha posto la questione di fiducia, in modo da velocizzarne l'approvazione.
Ieri la Corte Costituzionale ha fissato per il prossimo 24 gennaio l'udienza per decidere sulla legge elettorale per la Camera, il cosiddetto Italicum. Qui avevamo spiegato perché è importante per decidere le eventuali elezioni anticipate.
Oltre al voto sulla legge di bilancio l'altra cosa importante che succederà oggi è la direzione del PD. Comincerà alle 17.30 e Matteo Renzi, che non parla pubblicamente da domenica sera, dovrebbe annunciare le sue intenzioni. Maggioranza e minoranza, secondo quanto scrivono oggi i principali giornali, sono divise su diverse questioni.
Alcuni dicono che Renzi vorrebbe chiedere al partito di votare una mozione sulle elezioni anticipate, secondo altri ancora proporrà un governo di responsabilità che abbia la priorità di approvare una nuova legge elettorale (opzione preferita dalla minoranza e, stando sempre a quanto scrivono i quotidiani, anche dal presidente della Repubblica).
Mattarella comincerà domani, o al massimo venerdì, le consultazioni con i vari partiti. Potrebbe chiedere allo stesso Renzi di guidare un nuovo governo di responsabilità nazionale o potrebbe decidere di affidarlo a qualcun altro e circolano diversi nomi.
Fuori dal PD, il Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno ribadito che il loro obbiettivo è quello di andare al voto il prima possibile. Parte del PD, Area Popolare (ormai ridotta al solo Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano dopo l’uscita di ieri dell’UDC), Ala di Denis Verdini e Forza Italia sarebbero invece per un nuovo governo.
L'esito del voto al referendum costituzionale continua a non avere le ripercussioni su rendimenti e spread che molti temevano. Ieri lo spread è sceso a 155 punti base, e oggi la borsa di Milano ha aperto in positivo (a metà mattinata è salita dell'1,1 per cento).
Lo spread è l’indicatore che misura la differenza tra quanto rendono i titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi in centesimi di punto percentuale. Si tratta di un indicatore molto usato per farsi un’idea di quanto un paese sia percepito come instabile e possibilmente insolvente sui debiti che ha contratto. Lo spread non misura il rendimento, cioè quanto uno stato deve offrire di interesse per attirare gli investitori, ma il differenziale di rendimento, in particolare quello tra l’Italia e un paese ritenuto solido per definizione come la Germania. Se sale lo spread significa che aumenta il rischio percepito in particolare per il nostro paese.
Le dichiarazioni di voto sono finite. La prima chiama è prevista per le 13.30. La seduta è stata dunque sospesa fino a quell'ora.
Una foto dell'aula del Senato, durante la discussione della legge di bilancio.
Per il Partito Democratico (113 senatori) sta parlando Giorgio Santini: ha detto che voterà la fiducia. I banchi della maggioranza al Senato sono praticamente vuoti.
Paolo Romani è intervenuto a nome di Forza Italia-Il Popolo della Libertà XVII Legislatura (il gruppo al Senato si chiama così e ha 42 senatori): ha parlato di una «pessima legge di bilancio» e di un suo dissenso sia sui contenuti che sul metodo di approvazione. E ancora: «Nelle prossime ore il presidente del Consiglio Matteo Renzi consegnerà le dimissioni, riteniamo irrevocabili, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E lo farà perché il giudizio degli italiani sui suoi mille giorni è stato inequivocabile».
Romani ha parlato di un governo «divisivo» che «deve ora farsi carico delle proprie responsabilità». Ha anche detto che Forza Italia vuole «una legge elettorale ragionevole che sappia rappresentare il paese» con la quale poi andare a elezioni (la posizione di Forza Italia è chiara da ieri).
Il Movimento 5 Stelle - che ha 35 senatori e che aveva presentato un migliaio di emendamenti alla manovra finanziaria, poi ridotti a 60 circa - ha fatto sapere che non voterà la fiducia.
Sta parlando Luigi Gaetti del Movimento 5 Stelle: tra le altre cose ha detto che si aspettava un commento da parte dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sull'esito del referendum, che ha sostenuto insieme al governo e al presidente del Consiglio.
Il gruppo dei Conservatori e Riformisti, 10 senatori, non voterà la fiducia «a quest'ultima farsa parlamentare».
Il gruppo Per le Autonomie, di cui fanno parte 19 senatori, voterà la fiducia avendo fatto campagna elettorale a favore della riforma costituzionale. Karl Zeller ha parlato della costante attenzione che il governo Renzi ha avuto per le autonomie regionali.
Loredana De Petris, di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e presidente del gruppo misto al Senato che riunisce 28 senatori, ha cominciato il suo discorso con un commento sul risultato del referendum costituzionale e sulle motivazioni della vittoria del No. De Petris ha detto che in una situazione economica già complicata, Renzi «ha permesso una cosa in più, con il Jobs Act: ha permesso l'umiliazione del lavoro, oltre ai voucher e alla precarizzazione». De Petris ha poi detto che Renzi si è comportato da irresponsabile anche nelle ultime ore e ha citato i 50 milioni di euro per la sanità di Taranto tolti dal testo della legge di bilancio in commissione alla Camera e che il presidente del Consiglio aveva promesso di inserire di nuovo nella legge che, modificata, doveva essere discussa al Senato (per esigenze di rapidità, invece, il testo attualmente in discussione e su cui è stata messa la fiducia è identico a quello approvato alla Camera). De Petris non ha fatto in modo esplicito la sua dichiarazione di voto, ma non sembrano esserci dubbi.
Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, nonostante le critiche al testo, voterà la fiducia.
Lucio Barani, per il Gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (18 senatori) ha cominciato a parlare della situazione dei mercati dopo la vittoria del No al referendum e ha spiegato che le paure e gli allarmismi della vigilia del voto non si sono concretizzati.
Ripasso: la dichiarazione di voto, in base al regolamento del Senato, «può avere una durata massima di 10 minuti, che il Presidente, apprezzate le circostanze, può estendere a 15 minuti. Possono effettuare dichiarazioni di voto, inoltre, i Senatori che intendono dissociarsi dalla decisione di voto del Gruppo al quale appartengono, sempre che siano in numero inferiore alla metà della consistenza del Gruppo medesimo».
Anche Lega Nord e Autonomie (12 senatori) non voterà la fiducia. La sintesi delle motivazioni: «Un governo dimissionario non doveva mettere la fiducia, una fiducia che non c'è più, fuori da qui».
Il gruppo Grandi Autonomie e Libertà - che ha 14 senatori - ha fatto sapere che non voterà la fiducia.
Il discorso di Giovanni Mauro è stato molto "accorato": ha parlato della «sofferenza del popolo italiano», del paese «che cammina a doppia velocità» e «del populismo a basso costo che non funziona più»: «Ora è arrivato il tempo della serietà e dell'assunzione di responsabilità piena». Mauro ha anche criticato chi vorrebbe andare subito al voto.
Chiusa la discussione sulla questione di fiducia. Cominciano le dichiarazioni di voto.
Nel frattempo: la direzione nazionale del Partito Democratico era stata convocata oggi alle ore 15.00. L'incontro è stato però rimandato alle 17.30.
La ministra per i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi poneva la questione di fiducia alla legge di bilancio: «A nome del governo e autorizzata dal consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti articolo 1 del ddl sulla legge di bilancio nel testo identico a quello approvato dalla Camera». Subito dopo la ministra ha lasciato l'aula.
Il Sole 24 Ore ha messo insieme alcuni provvedimenti che sono rimasti fuori dalla legge di bilancio a causa del suo arrivo direttamente in aula e senza alcun passaggio in commissione. Tra questi ci sono il rifinanziamento e l’ampliamento degli incentivi fiscali per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica degli edifici anche ai condomini e alla prevenzione antisismica.
Diversi senatori di opposizione, per criticare il testo della finanziaria, stanno citando "l'emendamento De Luca" che permette ai presidenti di regione di essere nominati dal governo commissari alla sanità per la loro regione.
Il nome usato dalla stampa per descrivere l’emendamento è quello del controverso presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che potrebbe essere nominato commissario non appena la legge sarà approvata. Le opposizioni accusano la maggioranza di aver portato avanti questo emendamento in cambio dell’appoggio che De Luca ha dato alla campagna elettorale per il “Sì” al referendum costituzionale. La versione lunga della storia l'avevamo raccontata qui.
Paolo Tosato del gruppo Lega Nord e Autonomie ha detto che il suo partito non voterà nemmeno oggi la fiducia «a un governo dimissionario che è stato sfiduciato e bocciato dagli italiani».
Al Senato la maggioranza è molto precaria, ma diversi partiti sembrano disposti a far approvare velocemente la finanziaria per arrivare il prima possibile alle dimissioni del presidente del Consiglio. Se comunque la legge di bilancio non venisse approvata entro il 31 dicembre, il Parlamento potrà votare l’esercizio provvisorio, un mandato con cui autorizza il governo a comportarsi come se la legge di bilancio fosse stata approvata per un periodo massimo di quattro mesi. Resta da vedere quale governo.
Qui si possono leggere le principali misure contenute nella manovra finanziaria attualmente in discussione al Senato.
La legge di bilancio era stata approvata a fine novembre alla Camera. Il governo aveva promesso di inserire alcune modifiche, per esempio un emendamento per limitare il numero di slot machine e quello per recuperare i fondi per la sanità a Taranto. Dopo la vittoria del No al referendum e la necessità di una rapida approvazione il testo è stato "blindato", come si dice.
Finora l'intervento più originale è stato quello del senatore Antonio Azzollini di Forza Italia che ha citato l'atleta giamaicano Usain Bolt per dire che la rapidità con cui la legge di bilancio è arrivata in aula in queste ore è anche la dimostrazione dell'efficienza del Senato.
Al Senato è in corso la discussione generale sul testo della finanziaria e sulla questione di fiducia. Stanno intervenendo i senatori in rappresentanza dei diversi partiti.
Il governo ha posto, come anticipato, la questione di fiducia sulla legge di bilancio. Ieri la conferenza dei capigruppo al Senato aveva deciso a maggioranza che la finanziaria si sarebbe votata oggi, mercoledì 7 dicembre, direttamente in aula con il testo già approvato dalla Camera a fine novembre. In Commissione non c’è stato dunque alcun voto su eventuali nuovi emendamenti.