L’eccezionale intervento della Banca d’Inghilterra per proteggere l’economia

È un segnale del fatto che il crollo della sterlina è un problema sempre più serio

(AP Photo/Frank Augstein)
(AP Photo/Frank Augstein)
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Mercoledì la Banca d’Inghilterra ha deciso di intervenire in via straordinaria per proteggere la stabilità finanziaria britannica, acquistando sui mercati finanziari massicce quantità di titoli di stato: è una misura eccezionale che soltanto un paio di giorni fa la Banca aveva escluso, ed è un segnale del fatto che il crollo della sterlina sta diventando un problema sempre più serio per l’economia britannica. Negli scorsi giorni il valore della sterlina era crollato e i rendimenti dei titoli di stato erano aumentati a livelli storici, dopo che venerdì il governo conservatore di Liz Truss aveva annunciato l’intenzione di finanziare a debito un grande piano di riduzione delle tasse che avvantaggerebbe soprattutto i ricchi.

L’annuncio ha creato notevoli perplessità su vari livelli: sul piano politico, perché la riduzione delle tasse ai ricchi arriva proprio nel momento in cui sono le fasce più deboli a essere più in difficoltà con il carovita, col rischio di aumentare ancora di più le disuguaglianze; sul piano economico, perché il governo ha deciso di dare una spinta alla crescita proprio nel momento in cui le banche centrali di tutto il mondo, compresa quella di Inghilterra, stanno cercando di “raffreddare” l’economia per far scendere i prezzi; infine, sul piano finanziario, perché decidere di finanziare a debito un taglio delle tasse strutturale mette a rischio la sostenibilità delle finanze pubbliche, ed è azzardato soprattutto perché i tassi di interesse (e quindi il costo del debito) stanno aumentando.

La gravità della situazione si percepisce anche dal fatto che il Fondo Monetario Internazionale, l’organismo che vigila sulla stabilità finanziaria globale, abbia fatto un’inusuale dichiarazione con cui ha invitato il governo a ridisegnare le misure.

Da giorni, gli investitori internazionali stanno mostrando una grave preoccupazione sulla tenuta dell’economia inglese. Da venerdì vendono grandi quantità di titoli di stato britannici e si stanno liberando dei loro investimenti in sterline. Le vendite massicce hanno causato una forte riduzione del prezzo dei titoli e un contestuale aumento dei rendimenti. Esiste una correlazione negativa tra i due valori: più il prezzo di un titolo è basso, più il rendimento che garantisce sarà alto. Questo riflette il fatto che si dà meno valore a quei titoli e che si chiede allo stesso tempo un tasso di interesse più alto perché si percepisce più rischio nell’economia britannica. Gli investitori, inoltre, liberandosi in massa dei loro investimenti in sterline, hanno fatto scendere molto il valore della valuta.

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Già lunedì si era ipotizzato un intervento della Banca d’Inghilterra volto a stabilizzare i mercati, ma questo non è avvenuto, e anzi l’istituto aveva ribadito che qualsiasi decisione monetaria sarebbe stata presa rispettando il calendario di annunci già prefissato.

Invece mercoledì l’istituto ha cambiato idea e ha deciso di intervenire comprando grandi quantità di titoli di stato britannici a lunga scadenza: in questo modo vorrebbe contribuire a farne risalire il prezzo, facendo scendere quindi il rendimento e il rischio percepito sull’economia inglese, e a rafforzare anche la sterlina. La Banca d’Inghilterra ha programmato acquisti di titoli di stato da 5 miliardi di sterline a partire da oggi e per ogni giorno lavorativo fino al 14 ottobre, per un totale di 65 miliardi di sterline a difesa della valuta e delle stabilità.

Si tratta di un evento eccezionale a livello economico. Le banche centrali moderne e credibili perseguono infatti solo l’obiettivo della stabilità finanziaria e dei prezzi, e non intervengono per rimediare alle conseguenze di annunci avventati o piani economici dettati dalla politica. Se la Banca d’Inghilterra ha deciso di intervenire, vuol dire che la situazione finanziaria è davvero molto seria, a prescindere da valutazioni di merito sul pacchetto fiscale in sé. E questo si vede anche dal fatto che molte banche hanno deciso di sospendere l’erogazione di nuovi mutui, perché con questa instabilità finanziaria non riuscivano a individuare congrui tassi di interesse per i clienti.