Il piano del governo per ridurre i consumi di gas

Lo ha pubblicato il ministero della Transizione ecologica e riguarda anche il riscaldamento di abitazioni e aziende

Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica (Roberto Monaldo / LaPresse)
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica (Roberto Monaldo / LaPresse)
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È stato pubblicato dal ministero della Transizione ecologica il piano per limitare i consumi di gas durante l’inverno. La strategia italiana si inserisce nel piano europeo di risparmio energetico ed è arrivata proprio nel giorno in cui la Russia ha fatto capire che non farà ripartire il flusso di gas naturale verso l’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, che era stato chiuso per esigenze di manutenzione piuttosto sospette. Si fa quindi sempre più concreto il rischio che i paesi dell’Unione Europea dovranno fare a meno del gas russo quest’inverno.

Il piano italiano prevede di ridurre volontariamente i consumi di gas di 5,3 miliardi di metri cubi rispetto all’anno scorso per il periodo compreso tra lo scorso primo agosto e il prossimo 31 marzo. È una quantità pari al 9,5 per cento del totale sul periodo. Per farlo sono state progettati due tipi di azioni.

Innanzitutto si punta alla massimizzazione di produzione di energia elettrica con fonti alternative al gas, come carbone, olio combustibile e bioliquidi, cioè combustibili derivati da sostanze vegetali, con cui si può ottenere un risparmio pari a 2,1 miliardi di metri cubi di gas.

Il secondo tipo di azione è una riduzione vera e propria dei consumi, tra cui quella del gas usato per il riscaldamento. Il ministero della Transizione ecologica indica una riduzione di 1 °C del riscaldamento degli edifici: a 17 °C per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, e a 19 °C per tutti gli altri, case comprese. In entrambi i casi ci sono 2 gradi di tolleranza.

Il ministero ha anche deciso di accorciare di 15 giorni il periodo in cui gli impianti di riscaldamento saranno accesi in tutte le zone climatiche in cui è divisa l’Italia (vanno dalla A, che prevede al massimo 6 ore giornaliere di riscaldamento dal 1° dicembre al 15 marzo, alla F, che non prevede limitazioni; si può vedere a quale appartiene il proprio comune qui). Saranno attivati 8 giorni dopo la consueta data di inizio esercizio e spenti 7 giorni prima del solito. Inoltre dovranno essere tenuti accesi per un’ora in meno ogni giorno rispetto al passato. Con questa azione di contenimento si risparmierebbero 3,2 miliardi di metri cubi di gas secondo le stime del ministero, che precisa che le riduzioni non riguardano le utenze sensibili, come ospedali e case di ricovero.

Sono anche previsti ulteriori risparmi grazie a comportamenti più attenti dei cittadini, da promuovere con specifiche campagne di sensibilizzazione. Nel piano del ministero si suggerisce la «riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, non lasciare in stand by TV, decoder, DVD, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine».

Consiglia anche «la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda, sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led».

Da questi accorgimenti il ministero prevede di risparmiare fino a 2,9 miliardi di metri cubi di gas, che si sommano ai 5,3 ottenuti con le azioni amministrative. Il totale è di 8,2 miliardi di metri cubi di gas, pari al 15 per cento della media dei cinque anni precedenti nel periodo tra il primo agosto e il 31 marzo. È la quota che l’Italia si è impegnata a tagliare, così come gli altri paesi membri dell’Unione Europea, a luglio. Se dovesse esserci il rischio concreto di penuria di gas all’interno dell’Unione Europea, la Commissione Europea potrà attivare su richiesta di cinque stati membri lo stato di allerta per cui questa riduzione dei consumi diventerebbe obbligatoria. Con varie deroghe ed eccezioni, però, in questo caso si potrebbero ridurre i consumi solo del 7 per cento.

Se anche dovesse attivarsi il meccanismo di allerta, l’Italia sarebbe già in regola con le misure amministrative, ossia la massimizzazione nella produzione di energia da fonti alternative e il contenimento del riscaldamento, che garantirebbero un risparmio del 9,5 per cento dei consumi, al di sopra della soglia minima di risparmio del 7 per cento del Regolamento europeo. Questo è stato un atteggiamento prudenziale, perché di fatto il governo non ha il controllo dei comportamenti degli individui, quindi non è detto che effettivamente si riuscirà a risparmiare proprio il 15 per cento, ma almeno la soglia minima è raggiunta.

C’è da dire che alcune azioni di contenimento dei consumi erano già state intraprese per il settore pubblico, quando fu imposto che l’aria condizionata negli uffici della pubblica amministrazione non dovesse portare la temperatura al di sotto dei 25 °C (all’epoca il presidente del Consiglio Mario Draghi, rispondendo alla domanda di un giornalista, gli chiese se preferisse «la pace o il condizionatore d’aria acceso»).

Anche diverse amministrazioni locali nel frattempo hanno adottato in autonomia alcune misure per risparmiare energia: a Torino, per esempio, è stato deciso di ridurre l’intensità della luce di molti lampioni della città da mezzanotte all’alba, mentre a Milano la giunta comunale ha raccomandato ai locali commerciali e agli uffici di tenere le porte chiuse per non disperdere energia e di limitare l’uso dei condizionatori, evitando di scendere sotto i 26 °C.

Ulteriori risparmi si potranno ottenere se saranno coinvolte anche le industrie nel piano di riduzione dei consumi. Il governo sta già predisponendo un piano di emergenza in collaborazione con Confindustria, ma di fatto le aziende stanno già razionando il gas.

In generale negli scorsi mesi i paesi dell’Unione Europea si sono già mossi, ognuno per conto suo, per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e l’Italia l’ha ridotta parecchio.