• Mondo
  • Mercoledì 31 agosto 2022

Trump avrebbe cercato di ostacolare le indagini sui documenti riservati trovati nella sua villa

I suoi legali li avrebbero rimossi o nascosti, mentendo alle autorità, dice il dipartimento di Giustizia

Alcuni documenti riservati prelevati dalla villa di Donald Trump in Florida (Department of Justice via AP)
Alcuni documenti riservati prelevati dalla villa di Donald Trump in Florida (Department of Justice via AP)
Caricamento player

Martedì il dipartimento di Giustizia americano ha accusato gli avvocati dell’ex presidente Donald Trump di aver tentato di ostacolare le indagini sui documenti riservati conservati nella villa di Trump in Florida, chiamata Mar-a-Lago: gli avvocati li avrebbero nascosti o rimossi per evitare che venissero trovati. Le accuse del dipartimento di Giustizia offrono una delle più dettagliate spiegazioni date finora sulle motivazioni della perquisizione fatta alla villa nella notte tra l’8 e il 9 agosto dall’FBI, l’agenzia investigativa della polizia federale statunitense.

Dopo la perquisizione, Trump aveva fatto causa al dipartimento di Giustizia, che lo scorso 26 agosto l’aveva motivata sostenendo che «era probabile credere» che nella villa ci fossero altri documenti riservati, oltre a quelli che erano già stati trovati.

Il documento diffuso martedì fornisce una spiegazione molto più circoscritta e dettagliata di quella: il dipartimento ha spiegato che il mandato di perquisizione della villa in Florida era stato emesso dopo la raccolta di «numerose prove» che attestavano i tentativi dei legali di Trump di ostacolare le indagini in corso, nascondendo i documenti ed evitando di consegnarli alle autorità. Il documento fornisce la cronologia più completa e dettagliata ad oggi diffusa sulle interazioni tra i funzionari del dipartimento di Giustizia e i rappresentanti di Trump sulla questione dei documenti riservati.

Per capire le accuse del dipartimento di Giustizia bisogna fare un passo indietro: quella dei documenti riservati portati a Mar-a-Lago è una questione di cui si parla dallo scorso febbraio, quando la National Archives and Records Administration (NARA), un’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi e storici del paese, aveva chiesto al dipartimento di Giustizia di indagare su un possibile uso illecito di documenti riservati da parte di Trump.

Nell’ambito di questa indagine lo scorso maggio alcuni funzionari del dipartimento di Giustizia e dell’FBI avevano ottenuto un mandato per andare nella villa di Trump in Florida e farsi consegnare dai suoi legali i documenti riservati conservati nella villa. La visita si era svolta lo scorso 3 giugno: i legali di Trump avevano consegnato 38 documenti riservati, e assicurato ai funzionari del dipartimento di Giustizia e dell’FBI che nella villa non ce n’erano altri, e che erano stati tutti conservati in un unico deposito.

Nel documento del dipartimento di Giustizia si legge che ulteriori indagini fatte dall’FBI avevano dimostrato il contrario, con «prove del fatto che i documenti governativi erano stati probabilmente nascosti o rimossi dal deposito, forse per ostacolare le indagini del governo». Nel corso della perquisizione di agosto, l’FBI ha sequestrato oltre 100 documenti classificati, tre dei quali nascosti nel cassetto di un ufficio.