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  • Mercoledì 10 agosto 2022

Lo zoroastrismo è sempre meno praticato

L'antichissima religione della Persia che influenzò anche ebraismo e cristianesimo ha sempre meno fedeli, e cerca di non sparire

Un uomo prega nel Tempio del Fuoco dei parsi di Mumbai, in India (AP Photo/ Rajanish Kakade)
Un uomo prega nel Tempio del Fuoco dei parsi di Mumbai, in India (AP Photo/ Rajanish Kakade)
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Lo zoroastrismo è una delle religioni monoteiste più antiche del mondo. Secondo la tradizione fu fondato più di tremila anni fa e si diffuse grazie alla figura del profeta Zarathustra, conosciuto dai greci come Zoroastro. Fu la religione ufficiale dell’Impero persiano tra il VI secolo a.C. e il VII secolo d.C. e influenzò molte religioni che nacquero vari secoli dopo, come il cristianesimo e l’islam. Da tempo, tuttavia, sta conoscendo una certa crisi.

Secondo Almut Hintze, professoressa di zoroastrismo alla scuola di Studi Orientali e Africani della University of London, oggi i fedeli di questa antichissima religione fanno parte di una comunità «microscopicamente piccola», che da tempo è in costante diminuzione. Per chi lo pratica e per alcuni esperti di religioni è comunque possibile che lo zoroastrismo si adatti ai nuovi tempi e sopravviva ancora a lungo: ma al momento i segnali non sono incoraggianti.

L’origine dello zoroastrismo è incerta. Il suo libro sacro è l’Avestā, un insieme di testi che contiene anche gli inni conosciuti come “Gāthās”, ovvero gli insegnamenti che sono stati attribuiti direttamente a Zarathustra. Il profeta visse presumibilmente tra il VII e il VI secolo a.C., ma alcuni storici sostengono che fosse vissuto molti secoli prima, attorno al 1200 a.C.

Per semplificare molto, secondo lo zoroastrismo l’esistenza è una lotta continua tra il bene e il male, in cui il bene è destinato a trionfare. Questo dualismo coinvolge sia la sfera della divinità sia quella degli esseri umani, ed è evidente in particolare nella contrapposizione tra l’unico dio riconosciuto dalla religione, Ahura Mazda (che si può tradurre come “saggio signore”), e lo spirito maligno Ahriman. I fedeli vivono a loro volta questa lotta perché hanno la facoltà di fare scelte più o meno positive, ricercando però la purezza ed evitando le tentazioni delle forze del male. Nei suoi insegnamenti Zarathustra invitava i propri seguaci ad avere sempre pensieri positivi e a compiere sempre opere di bene.

Tra gli accademici è opinione condivisa che lo zoroastrismo abbia influenzato tutte le principali religioni monoteiste, tra cui il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam. Come ha detto ad Associated Press Jamsheed Choksy, professore di studi sull’Eurasia centrale all’Università dell’Indiana (Stati Uniti), gran parte dei precetti delle religioni che hanno formato le società occidentali, come l’idea che l’obiettivo dell’esistenza sia fare del bene o quella secondo cui sia necessario lavorare insieme, rispettarsi e amarsi reciprocamente, può «essere ricondotta a Zarathustra».

Persone accendono lanterne durante la tradizionale festa del fuoco, che si celebra pochi giorni prima del Capodanno persiano conclusione dell’anno (AP Photo/ Vahid Salemi, File)

Oggi i principali gruppi di zoroastriani sono due: quello che vive in Iran e quello – molto più numeroso – dei discendenti dei fedeli emigrati in India, conosciuti anche come “parsi”. Inizialmente in India i parsi si dedicavano per lo più all’agricoltura; poi, nel periodo del colonialismo britannico, cominciarono a emergere come una delle comunità più ricche e colte del paese grazie al commercio e alle attività imprenditoriali.

Uno degli zoroastriani più conosciuti è stato Jamshedji Tata, che nacque nel 1839 e fondò la Tata Group, uno tra i conglomerati più grossi dell’India, attivo tra gli altri nel settore automobilistico, in quello delle telecomunicazioni e in quello dell’energia. Un altro è stato Lovji Wadia, fondatore della Wadia Group, multinazionale di successo che si occupa della costruzione di navi da guerra e porti, ma che controlla anche varie manifatture di tessuti, una compagnia aerea e una squadra di cricket. È comunque probabile che quello più noto in assoluto sia Freddie Mercury, il celeberrimo cantante dei Queen, nato nel 1946 come Farrokh Bulsara da genitori parsi emigrati a Zanzibar, nell’attuale Tanzania.

Gli zoroastriani seguono ancora l’insegnamento che predica «buone parole, buoni pensieri e buone opere» e la fiamma sacra tipica dei loro templi tradizionali non è ciò che venerano, ma un simbolo che rappresenta la saggezza e l’energia del loro Dio. Una delle celebrazioni zoroastriane principali è il Nowruz, il Capodanno persiano, che si celebra ogni anno attorno al 21 marzo anche in vari paesi che facevano parte dell’Impero persiano (attualmente secondo il calendario persiano siamo nel 1401).

Un gruppo di musicisti della regione curda dell’Iran durante le celebrazioni in vista del Nowruz a Teheran, Iran, 14 marzo 2022 (AP Photo/ Vahid Salemi)

Secondo un’analisi svolta nel 2012 mettendo insieme i dati forniti dalle associazioni di zoroastrismo di vari paesi, i fedeli della religione in tutto il mondo erano tra i 111mila e i 122mila: molte migliaia in meno rispetto a quelli che erano stati stimati nel 2004 (tra i 128mila e i 190mila).

Ancora oggi la comunità più ampia è quella dei parsi, che comunque è in calo costante da tempo, come quella dell’Iran. A differenza per esempio del cristianesimo infatti gli zoroastriani non fanno attività missionaria e non si impegnano attivamente per far convertire persone di altre religioni; nella buona parte dei casi inoltre escludono i figli di coppie di religione mista dalla religione stessa.

Come tuttavia racconta Associated Press, sembra che il loro numero stia aumentando a poco a poco in Stati Uniti e Canada, dove secondo una stima di Choksy ora vivono circa 30mila fedeli, di più di quelli che vivono in Iran: un fatto che potrebbe essere spiegato in parte dall’immigrazione e in parte dal fatto che in questi paesi le famiglie tendono ad avere più bambini perché si sentono più stabili, secondo Choksy.

Due persone parsi durante il congresso mondiale degli zoroastriani a Mumbai, nel 2013 (AP Photo/ Rafiq Maqbool)

A inizio luglio si è tenuto a New York un congresso mondiale zoroastriano a cui hanno partecipato circa 1.200 fedeli provenienti da 16 paesi: gli organizzatori hanno promesso che se ne sarebbero andati «rassicurati dal fatto che il destino della religione fosse al sicuro», soprattutto grazie all’attività di «giovani zoroastriani appassionati e lungimiranti». Oggi esistono associazioni che organizzano viaggi rivolti alle persone desiderose di scoprire di più sulla storia e sulla cultura della loro fede, ma anche enti che si stanno occupando di analizzare i fattori che influiscono sul numero dei fedeli.

Il co-organizzatore del congresso di New York, Arzan Sam Wadia, sostiene che lo zoroastrismo continuerà a sopravvivere, ma probabilmente è destinato a subire grossi cambiamenti. Secondo Wadia, un architetto parsi che è nato a Mumbai, vive a New York e non è imparentato con la famiglia del Wadia Group, in Nord America per esempio le tradizioni specifiche della religione saranno progressivamente abbandonate, mentre verranno mantenute le sue linee guida spirituali generali.

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