Palermo inizia a risolvere i grossi problemi del suo cimitero

Ci sono ancora oltre mille bare in attesa di una sepoltura: da oggi partono i lavori per la costruzione di nuovi loculi, ma ci vorrà un po'

Le bare accumulate al cimitero di Santa Maria dei Rotoli (ANSA/FRANCESCO TERRACINA)
Le bare accumulate al cimitero di Santa Maria dei Rotoli (ANSA/FRANCESCO TERRACINA)
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Giovedì nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli di Palermo, il più grande della città, inizia il cantiere per la costruzione di 424 nuovi loculi. Il progetto era stato presentato nel novembre dello scorso anno dalla passata amministrazione guidata da Leoluca Orlando: «A maggio saranno pronti», aveva detto l’allora assessore Toni Sala. Costruire i nuovi loculi è essenziale per provare a risolvere un problema che va avanti da anni: nel cimitero di Palermo non ci sono abbastanza posti.

Negli ultimi anni le bare con le salme delle persone morte sono state impilate dove capitava, nei tendoni allestiti in uno dei viali principali, in uffici dismessi e addirittura nei bagni. Ce ne sono 1.300 in attesa di una sepoltura. Nella prima riunione di giunta, il nuovo sindaco Roberto Lagalla ha approvato un piano per provare ad affrontare questa mancanza che ha provocato sdegno e rabbia tra i parenti delle persone morte e in generale tra gli abitanti di Palermo.

Quella del cimitero palermitano è un’emergenza che dura dal 2019. Allora le bare insepolte erano 400, ora praticamente triplicate. L’estate scorsa, dopo che con il caldo alcune bare erano “scoppiate” per i gas di decomposizione dei cadaveri, fu messa a disposizione una serie di loculi in un cimitero della fondazione Sant’Orsola, in collaborazione con la Feniof, l’associazione delle imprese funebri. Sembrava che la situazione si potesse risolvere, ma così non è stato.

Di volta in volta sono state tentate misure d’emergenza. Tra le altre cose, era stata decisa l’estumulazione dei loculi a parete lungo l’asse che costeggia via Papa Sergio: si sarebbero così liberati mille posti, ma l’operazione non è mai stata fatta. Inoltre la gestione dei campi di inumazione è stata bloccata per mesi a causa dell’assenza di un dipendente comunale che sapesse guidare l’escavatore necessario per le operazioni di seppellimento delle salme, dopo che chi se ne occupava precedentemente era andato in pensione.

In un’ampia zona dei campi di inumazione poi c’è un altro problema: i lavori sono fermi in attesa dei collaudi necessari di una rete contro la caduta dei massi. Una serie di crolli dal costone roccioso del monte Pellegrino aveva infatti reso inagibile l’area, la cui prima protezione era stata distrutta da nuovi cedimenti. È quindi stato deciso il ripristino della protezione che però ora, appunto, è in attesa di collaudi.

Il progetto approvato la scorsa settimana nella prima riunione di giunta del mandato Lagalla prevede la collocazione di nuovi loculi ipogei, cioè costruiti sottoterra, e la manutenzione di alcune cappelle. Si stima che si potranno ricavare da 320 a 400 nuovi loculi. In totale, con il cantiere che inizierà giovedì, si potranno tumulare quasi 800 bare.

Altri posti potranno essere ricavati con l’estumulazione dei resti mineralizzati dei corpi dalle cappelle di famiglia, ma è difficile capire se questi interventi saranno sufficienti a rispondere alla notevole richiesta di spazi che è in continuo aumento. «Fin dal giorno dell’insediamento l’emergenza al cimitero dei Rotoli è stata al centro del mio impegno da sindaco», ha detto Roberto Lagalla. «Non è un caso, dunque, che la prima delibera di giunta abbia riguardato una delle peggiori ferite di sempre per questa città. Il quadro che ci siamo trovati davanti è drammatico e l’unica soluzione è stata quella di lavorare nell’ultimo mese, giorno e notte, per trovare soluzioni».

La giunta ha sbloccato anche i lavori di manutenzione del vecchio forno crematorio, fermo dal 2020, e approvato un progetto da 2,7 milioni di euro per la costruzione di un nuovo forno che sarà costruito accanto all’attuale.

Il vecchio forno crematorio risale a oltre trent’anni fa: fu il primo costruito nelle regioni del sud. Da quando si è rotto, nel 2020, è stato abbandonato nonostante il guasto fosse evidente: ogni volta che si introducevano bare zincate o salme con protesi metalliche, i mattoni della volta del forno esplodevano a causa della temperatura troppo alta. Prima del 2020 era stato messo a punto un sistema per sostituire in fretta i mattoni esplosi e in questo modo non fermare le cremazioni, ma quando il dirigente comunale che si occupava del cimitero andò in pensione le manutenzioni si fermarono.

Come rivelato da un’inchiesta di Repubblica Palermo, il guasto al forno crematorio del cimitero dei Rotoli ha aggravato una situazione già anomala in Sicilia: gli unici due forni crematori pubblici sono a Messina, dove non possono essere cremate più di 600 salme all’anno, e appunto a Palermo.

La mancanza di alternative ha favorito un notevole business per le imprese funebri. Ai 515,69 euro più IVA, il prezzo della cremazione fissato per il 2022 dallo Stato, vanno aggiunte le spese di trasporto, per il disbrigo delle pratiche burocratiche e per il tempo di permanenza nelle celle. In molti casi i parenti delle persone morte hanno scelto di raggiungere la Calabria, in particolare il forno crematorio di Carpanzano, in provincia di Cosenza, per evitare tempi troppo lunghi per la cremazione.