A Palermo ci sono quasi mille bare non sepolte

E con il caldo si stanno creando grossi disagi e problemi sanitari: il comune sta cercando soluzioni, per ora con poco successo

Le bare accatastate nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli a gennaio (ANSA/FRANCESCO TERRACINA)
Le bare accatastate nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli a gennaio (ANSA/FRANCESCO TERRACINA)

Al cimitero di Santa Maria dei Rotoli, a Palermo, le bare sono ovunque. Sotto i tendoni allestiti lungo uno dei viali principali ma anche negli uffici, addirittura nei bagni. Occupano gli scaffali, sono una sull’altra. Quasi mille bare contenenti cadaveri e non interrate o tumulate. A Palermo da settimane fa molto caldo. A Ferragosto c’erano 36-37 gradi, la temperatura massima è intorno ai 33 gradi, le minime non scendono sotto i 24. E le bare scoppiano, letteralmente. L’odore è fortissimo. Sotto alcune bare si vedono anche i segni della decomposizione, come testimoniato da un servizio video del Giornale di Sicilia.

La ragione principale di questa crisi è che nel cimitero manca lo spazio per le sepolture. Le numerose opere di ingrandimento previste – per realizzare nuovi loculi e nuovi campi di inumazione – vanno a rilento a causa di problemi burocratici o mancanza di manodopera, o non sono mai davvero iniziate. Così le bare si accumulano.

Per cercare una soluzione alla situazione, il consiglio comunale si è riunito in modalità straordinaria il 23 agosto. Una soluzione sarebbe anche stata trovata: il trasferimento delle bare non interrate al cimitero privato di sant’Orsola, di proprietà della Fondazione Santo Spirito, il secondo cittadino per estensione. Ma per ammissione dello stesso sindaco Leoluca Orlando, le operazioni vanno a rilento: solo 14 bare sono state trasferite. Una percentuale molto ridotta.

La situazione va avanti da tempo ma quest’estate è diventata insostenibile. Prima di Ferragosto Leonardo Cristofaro, direttore del cimitero, ha scritto al capo di gabinetto del Comune, Sergio Pollicita: «A causa della mancanza di fosse dove operare inumazioni, oltre alle elevate temperature, numerosi feretri hanno cominciato a percolare copiosamente. La situazione è ormai tale da imporre l’immediata inumazione o l’acquisto improcrastinabile e urgentissimo di un congruo numero di sovracasse di zinco destinate a contenerli. Ma si è consapevoli che senza fosse di inumazione o cassoni di zinco la situazione non potrà che ulteriormente peggiorare sino a diventare un pericolo sanitario grave».

Secondo l’ultimo conteggio 420 bare sono in attesa di un loculo, mentre 500 sono in attesa di un posto in un campo di inumazione (queste ultime sono le più problematiche, perché sono solo di legno e più soggette ai problemi legati alla degradazione dei cadaveri).

Il cimitero dei Rotoli è in emergenza dal 2019. Di volta in volta sono state trovate soluzioni d’emergenza che però non hanno risolto il problema. Tra le altre cose, era stata decisa l’estumulazione dei loculi a parete lungo l’asse che costeggia via Papa Sergio: si sarebbero così liberati mille posti ma l’operazione non è mai stata fatta. Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che il forno crematorio del cimitero non funziona: chi vuole cremare i propri morti deve rivolgersi a Messina o a Reggio Calabria.

Il sindaco Leoluca Orlando dà la colpa apertamente al consiglio comunale: «Dopo l’uscita dalla maggioranza della cosiddetta componente renziana», ha detto, «c’è stata una paralisi del consiglio, il piano di opere pubbliche è stato bloccato, compresa la realizzazione di un nuovo campo di inumazione e l’attivazione del nuovo forno».

Non è però solo il cimitero di Palermo a essere in emergenza. Il problema riguarda altri centri della zona. A Sciacca molte bare sono in attesa da alcuni mesi. A Bagheria, a 18 chilometri da Palermo, centinaia di bare attendono di essere interrate. «Mia mamma è morta il 15 settembre 2020», racconta Ornella Pavone, di Milano. «Era già stato pagato il loculo a Bagheria ma mia mamma è finita lo stesso in un deposito dove le bare sono ammassate, stipate in scaffali. Mi avevano detto che bisognava avere pazienza, aspettare la costruzione di nuovi loculi. Nuovi loculi sono stati costruiti ma mia mamma, assieme a tanti altri, è ancora nel deposito. Ora hanno detto che entro settembre si risolverà la situazione di chi è morto entro agosto 2020. Mia mamma è morta però a settembre. È passato ormai un anno».

Ci vorranno molti mesi anche per una soluzione a Palermo, sempre che ci si arrivi. Nel consiglio comunale del 23 agosto il sindaco Orlando ha elencato le decisioni prese per tentare di risolvere la situazione: innanzitutto si procederà alla collocazione dei feretri destinati all’inumazione. Finora non è stato fatto perché non si era riusciti a individuare la ditta che avrebbe dovuto occuparsi dello smaltimento della terra proveniente dagli scavi. Inoltre, secondo il sindaco, verranno utilizzati i posti individuati in 22 sezioni da esumare considerato che il periodo di sepoltura è scaduto. C’è anche un accordo con una ditta di Caltanisetta che ha offerto la cremazione gratuita, compreso il trasporto, di 60 salme.

Leoluca Orlando ha poi detto che è stato firmato un accordo con la Fondazione Santo Spirito, proprietaria del cimitero Sant’Orsola, che mette a disposizione mille loculi per l’amministrazione comunale, per l’importo di 1.800 euro a posto: 800 a carico della famiglia del morto e 1.000 a carico del comune. Le famiglie che hanno dato il consenso e versato la somma di 800 euro sono 72, ma al momento sono soltanto 14 le salme già trasferite. Le rimanenti 58 salme saranno tumulate a seguire.

Il problema, ha spiegato Orlando, è che le operazioni vanno molto a rilento: «Ci sono grosse difficoltà burocratiche, amministrative e organizzative dovute soprattutto all’insufficienza dei carri funebri e del personale impegnato anche in altri inderogabili servizi». In pratica, non ci sono i mezzi per spostare le bare dal cimitero di santa Maria dei Rotoli a quello di Sant’Orsola.

Per quanto riguarda invece il forno crematorio del cimitero dei Rotoli la soluzione è parecchio lontana: servono 245mila euro e almeno sei mesi ma il progetto è ancora fermo allo stadio di fattibilità.