Italia Viva è rimasta da sola

Il partito di Matteo Renzi aveva puntato tutto su un'alleanza con quello di Carlo Calenda, che però ha scelto il PD

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)
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L’accordo fra Azione e Partito Democratico, che alle prossime elezioni si presenteranno assieme nel centrosinistra, ha escluso di fatto la creazione di una coalizione di centro. Era l’ipotesi su cui puntava di più Italia Viva, il partito fondato da Matteo Renzi nel 2019, che a questo punto si ritrova da sola: a meno di grosse sorprese, alle elezioni del 25 settembre si presenterà senza alleati.

Per com’è fatta la legge elettorale con cui voteremo e per i consensi di cui gode oggi secondo i sondaggi, Italia Viva rischia seriamente di non entrare in Parlamento. Sarebbe una fine molto modesta per un partito nato con l’obiettivo di svuotare di consensi il PD e ottenere almeno il 10 per cento dei voti a livello nazionale.

«Quello che gli altri definiscono solitudine, noi lo chiamiamo coraggio», ha scritto Renzi su Twitter pochi minuti dopo l’annuncio di un accordo fra PD e Azione. «Sarà una sfida bellissima e difficile», ha aggiunto poco dopo.

Italia Viva si trova in questa situazione perché ormai da un paio d’anni stava cercando di trovare una collocazione politica a metà strada fra la coalizione di destra e quella di centrosinistra. Sia in Parlamento sia a livello locale, dove alle ultime elezioni amministrative in varie città ha sostenuto alcuni candidati sindaci centristi o provenienti dal centrodestra, oltre a molti candidati del centrosinistra (l’area da dove provengono moltissimi dirigenti e attivisti del Partito, nato da una scissione col PD).

Fin dalla sua nascita Renzi aveva detto chiaramente che con Italia Viva intendeva tentare una operazione politica simile a quella di Emmanuel Macron in Francia, che col suo partito En Marche è riuscito a sottrarre voti a destra e a sinistra puntando tutto sull’esistenza di un elettorato moderato, riuscendo a vincere per due volte le elezioni presidenziali. Ormai da anni però i commentatori politici e i politologi ritengono che uno spazio politico moderato si stia sempre più restringendo, complice anche la progressiva polarizzazione del dibattito politico in tutti i paesi occidentali; e che in Italia i cosiddetti moderati siano di volta in volta attratti dal partito più in voga del momento.

A peggiorare le cose, per Renzi, hanno contribuito anche i dati molto negativi sulla sua popolarità. Renzi compare regolarmente fra i leader politici meno apprezzati fra quelli rilevati dai sondaggi. Un sondaggio di fine luglio del rispettato istituto Ipsos ha stimato per esempio che soltanto il 4 per cento dell’elettorato ha una «ottima» opinione di lui, mentre il 57 per cento ne ha una «pessima».

Renzi inoltre ha un cattivo rapporto personale con l’attuale segretario del PD Enrico Letta che risale a quando, nel 2014, lo sostituì come presidente del Consiglio dopo una spericolata operazione politica. Martedì pomeriggio Letta ha detto che il centrosinistra è ancora disponibile ad accogliere Italia Viva. «In realtà la partita è chiusa», scrive Repubblica. Dentro il PD e Italia Viva non ci sono segnali di un riavvicinamento.

Renzi dovrebbe ufficializzare la candidatura solitaria mercoledì sera durante una riunione dei principali dirigenti del partito. «Gli ho detto che deve stare con noi, ma lui ha fatto la sua scelta, che capisco», ha detto il leader di Azione Carlo Calenda alla Stampa a proposito di Renzi.

La legge elettorale in vigore – il cosiddetto “Rosatellum”, ideato fra l’altro da un senatore di Italia Viva, Ettore Rosato – prevede per i partiti che si presentano da soli alla Camera una soglia di sbarramento del 3 per cento a livello nazionale. Al Senato vale la stessa regola, con una eccezione: possono eleggere senatori anche i partiti che ottengono almeno il 20 per cento dei voti in una regione, anche se non ottengono il 3 per cento a livello nazionale.

Mentre ottenere il 20 per cento in una regione sembra decisamente fuori portata, l’obiettivo del 3 per cento è più fattibile ma comunque complesso. Gli ultimi sondaggi danno Italia Viva intorno al 2,5 per cento, mentre secondo l’aggregatore di sondaggi di YouTrend Italia Viva non supera il 3 per cento da circa un anno e mezzo.

I dirigenti del partito hanno fissato l’obiettivo al 5 per cento dei voti. Ne hanno parlato sia Renzi sia la capogruppo alla Camera ed ex ministra Maria Elena Boschi. «Abbiamo la possibilità di dare una casa ai delusi del centrodestra che sono indignati per la fine del governo Draghi, ma anche a chi non ha condiviso la scelta di Calenda di andare col Pd. Non sottovaluterei nemmeno tanti amici del Pd che il loro voto a Di Maio e Fratoianni non lo regaleranno», ha spiegato alla Stampa.