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  • Giovedì 21 luglio 2022

Il divieto di usare parole con desinenze neutre nelle scuole di Buenos Aires

È stato introdotto un mese fa dalla ministra dell'Istruzione della città, poi è diventato una questione politica nazionale

Una lavagna con scritto “benvenute” in una scuola di Buenos Aires (AP Photo/Victor R. Caivano)
Una lavagna con scritto “benvenute” in una scuola di Buenos Aires (AP Photo/Victor R. Caivano)
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Il mese scorso il governo locale di Buenos Aires, la capitale argentina, ha vietato agli insegnanti delle scuole l’uso delle diverse possibili desinenze neutre che sono state proposte nei paesi ispanofoni per rendere lo spagnolo meno sessista. Il dibattito sull’introduzione di forme neutre riguarda molte lingue ed è assai partecipato in diversi paesi, ma la nuova regola imposta a Buenos Aires è una delle prime al mondo a vietarle in modo ufficiale.

Nella pratica, a essere vietate saranno tre desinenze ormai molto diffuse in Argentina – soprattutto tra i giovani, ma non solo – che venivano usate informalmente da molti insegnanti con due obiettivi: per non escludere persone che non si identificano né nel genere maschile né in quello femminile, e per evitare il “maschile sovraesteso”, cioè pronomi e aggettivi declinati al maschile plurale che si riferiscono anche a persone che maschi non sono (come in italiano “tutti”).

Si capiscono meglio con degli esempi: al posto di amigos (“amici” in spagnolo) molti in Argentina dicono e scrivono amigues, come forma senza genere (al femminile è “amigas“); al posto di todos (“tutti”) usano todxs (al femminile è “todas”; al posto di bienvenidos (“benvenuti”), bienvenid@s (al femminile è “bienvenidas”). Per farla breve, a scuola non si potranno più usare queste “e”, “x” e “@” nelle desinenze.

La decisione è stata appoggiata da alcuni politici e accademici di lingua spagnola ma anche criticata da altri, e diverse organizzazioni per i diritti civili hanno intentato cause per annullarla. Da scontro di opinioni, il dibattito è diventato presto anche una questione politica più concreta.

Buenos Aires, in quanto capitale, gode in Argentina di una particolare autonomia, e per questo ha un suo governo e anche una sua ministra dell’Istruzione, quella che ha introdotto il divieto. Il ministro dell’Istruzione nazionale, Jaime Perczyk, si è invece detto molto contrario alla nuova regola, e l’ha paragonata al divieto di scrivere con la mano sinistra che si imponeva ai mancini sotto la dittatura di Francisco Franco in Spagna: anche in quel caso, ha detto, «pensavano di star correggendo qualcosa», ma la questione era più complessa di un semplice divieto.

Perczyk ha spiegato che gli studenti usano forme neutre per contrastare le abitudini sessiste presenti nella cultura argentina, suggerendo che se tante persone sentono il bisogno di farlo, è più proficuo ragionare sui problemi da cui deriva questa necessità, piuttosto che proibire qualcosa.

La ministra dell’Istruzione di Buenos Aires, Soledad Acuña (che fa parte di un governo di centrodestra), ha detto che queste forme violano le regole dello spagnolo e peggiorano la comprensione dei testi da parte degli studenti. Ha sostenuto che «la lingua in sé non è né più né meno inclusiva» a causa di questa imposizione e che dipende da come lo si usa: tanto che insieme alla nuova regola ha pubblicato una serie di linee guida su come usare lo spagnolo “tradizionale” in modo inclusivo, per esempio scrivendo il doppio articolo davanti ai sostantivi come in “los/as estudiantes” (che in spagnolo significa sia “studenti” che “studentesse”), o usando parole neutre come personas (“persone”).

In generale il governo di Buenos Aires ha giustificato il divieto facendo riferimento ai presunti scarsi risultati ottenuti dagli alunni della capitale nelle ultime prove fatte sulle loro capacità di scrittura e comprensione del testo. Il ministero dell’Istruzione locale ha detto: «La deformazione dell’uso del linguaggio ha un impatto negativo nell’apprendimento, soprattutto considerando le conseguenze della pandemia». Il sindaco Horacio Rodríguez Larreta ha aggiunto: «È molto importante chiarire e semplificare il processo di apprendimento».

Molti però in Argentina sostengono che i termini neutri saranno sempre più utilizzati, anche se dovessero essere introdotte regole simili a quella imposta a Buenos Aires.

Proposte di questo tipo sono state fatte anche in Perù, Messico e in diversi stati del Brasile, senza diventare concrete. A dicembre in Uruguay l’agenzia statale per l’Istruzione aveva pubblicato una nota che limitava l’uso del linguaggio inclusivo a espressioni che non modificassero le regole della lingua spagnola. Lo scorso novembre in Francia il ministero dell’Istruzione aveva criticato il Robert, il principale dizionario francese, per aver introdotto la definizione del pronome neutro “iel” (un misto di il e elle, “lui” e “lei”).

La questione di introdurre pronomi neutri per creare una lingua e una società più inclusiva è discussa da tempo in diversi paesi sudamericani e in generale riguarda soprattutto le lingue romanze, cioè quelle che vengono dal latino (come lo spagnolo, l’italiano, il francese, il romeno), in cui le desinenze per il maschile e il femminile sono quasi sempre distinte. In italiano è molto discusso l’utilizzo dello schwa (ə) o di un asterisco per indicare il genere neutro. In inglese per esempio questo problema esiste meno, perché verbi, aggettivi e sostantivi non hanno desinenze che indicano il genere: “beautiful” vuol dire sia “bello” che “bella” (in inglese, come in altre lingue, le discussioni per una lingua più inclusiva riguardano più che altro i pronomi).

– Leggi anche: Cos’è lo schwa, e come si pronuncia

Molti però si sono stupiti che una delle prime imposizioni così rigide sulla questione sia avvenuta proprio in Argentina, un paese che negli ultimi anni si è dimostrato particolarmente aperto nei confronti dei diritti delle persone trans.

Nel 2012 aveva approvato, tra i primi al mondo, una legge in cui consentiva alle persone di cambiare il proprio genere nei documenti di identità senza la necessità di passare da un medico o da uno psicologo. L’anno scorso invece una legge aveva stabilito che almeno l’1 per cento dei lavori del settore pubblico dovesse essere affidato a persone trans, e un decreto aveva permesso di esprimere l’identità di genere non binaria sul documento d’identità con una “X” nel campo “Sesso” al posto di M o F.

A queste misure si è aggiunto dall’anno scorso un elemento un po’ casuale ma comunque influente sull’opinione pubblica del paese, quando lə figlə del presidente Alberto Fernández ha detto pubblicamente di essere una persona non binaria.