La scomparsa di un lavoratore ivoriano in provincia di Ragusa

Aveva inviato due video al fratello in cui mostrava le terribili condizioni di lavoro in una fabbrica di calcestruzzo, poi nessuno lo ha più visto

Una manifestazione per Daouda Diane organizzata dal sundacato Usb in Sicilia (foto Usb)
Una manifestazione per Daouda Diane organizzata dal sundacato Usb in Sicilia (foto Usb)

Un lavoratore di 36 anni, Daouda Diane, nato in Costa d’Avorio, è scomparso dal due luglio ad Acate, in provincia di Ragusa. Stava lavorando in uno dei cantieri della SGV Calcestruzzi, che si occupa di produzione, trasporto e realizzazione di opere principalmente di calcestruzzo.

Il 2 luglio, alle 14.38, aveva inviato due video tramite WhatsApp al fratello, in Costa d’Avorio: era in una betoniera e aveva tra le mani un martello pneumatico. Non aveva tuta, guanti e caschetto di protezione ma solo, come si vede nel video, una mascherina chirurgica e le cuffie per proteggere l’udito dal rumore del martello pneumatico. In uno dei due video, secondo quanto ha riportato il sito ragusanews, diceva al fratello: «Questo è l’inferno, questa è la morte». Dal pomeriggio del 2 luglio nessuno ha più avuto sue notizie: anche il telefono cellulare è scomparso ed è spento da allora.

Alcuni attivisti del sindacato Usb di Ragusa hanno parlato dell’ipotesi che Douda Diane sia stato vittima di un incidente sul lavoro e che il fatto sia stato nascosto per evitare problemi. Non c’è però per ora nessun riscontro da parte dei carabinieri che stanno conducendo le ricerche. La cosa certa è che da quel pomeriggio nessuno ha più incontrato Diane e che le videocamere dell’azienda quel giorno erano, a detta dei responsabili dell’azienda, in manutenzione: quando i carabinieri hanno chiesto di acquisire i filmati, è stato risposto loro che non esisteva nessun video del 2 luglio.

Inoltre nella stanza di Daouda Diane sono stati trovati il suo passaporto e il biglietto che aveva comprato per tornare in Costa d’Avorio dove vivono la moglie e il figlio di otto anni. Il volo è previsto per il 22 luglio. Douda aveva pagato 600 euro. Nella stanza c’erano anche tutti i vestiti dell’uomo e i borsoni.

Il titolare della SGV Calcestruzzi, Gianmarco Longo, parlando con il sito meridionews ha detto che lui quel giorno non era presente ma che Diane è andato via dal cantiere dopo un’ora e mezzo di lavoro, intorno a mezzogiorno. Ha detto anche che Diane non è un lavoratore fisso dell’azienda ma che si occupava saltuariamente delle pulizie. Eppure nei video inviati al fratello era in una betoniera e con un martello pneumatico: «Non era suo compito lavorare lì né usare quella strumentazione, non so perché abbia fatto quel video».

Il titolare della SGV ha detto poi che da quel pomeriggio dall’azienda hanno provato a contattare Diane per chiedergli se fosse stato disponibile a lavorare anche nel weekend successivo, «ma non ha mai risposto», dice Longo. Diane, secondo quanto riportato dal sindacato Usb e confermato da fonti dell’Ispettorato nazionale del lavoro al Post, non aveva con l’azienda nessun tipo di contratto.

Acate ha poco più di 10 mila abitanti, il 33,5 per cento di loro è rappresentato da stranieri. In generale, in tutta la provincia di Ragusa, secondo dati della Caritas l’aumento dei residenti stranieri è stato dal 2014 al 2020 del 30 per cento. Nella zona gli stranieri lavorano prevalentemente nei campi e nelle serre. I sindacati hanno più volte denunciato la mancanza di tutele e sicurezza nonché, quasi sempre, di contratti regolari.

Quello nel cantiere, per Diane è il secondo lavoro: è infatti mediatore culturale in un centro di accoglienza straordinaria (Cas). Lavorava nell’azienda, così come in altri posti, per guadagnare di più e ultimamente aveva intensificato la seconda attività proprio in previsione del suo ritorno a casa, in Costa d’Avorio.

Poco prima della scomparsa aveva telefonato alla moglie, Awa, dicendole che stava per inviarle dei soldi. Ha detto la moglie: «Mi aveva telefonato, poi non abbiamo saputo più nulla. Queste cose possono accadere da noi, in Costa D’Avorio, ma è impossibile sparire nel nulla in uno Stato civilizzato come l’Italia». Ha detto ancora la moglie: «Era euforico all’idea di rivedere me e suo figlio dopo cinque anni trascorsi a lavorare in Italia e per questo non ci spieghiamo come mai si possa pensare a un allontanamento volontario».

Le indagini sono di competenza della procura di Ragusa. In prefettura, sempre a Ragusa, vengono coordinate le ricerche a cui partecipano vigili del fuoco, protezione civile, polizia e il reparto dei carabinieri Cacciatori di Sicilia, di base a Sigonella, in provincia di Siracusa, che è stato creato cinque anni fa per la ricerca dei latitanti di mafia in Sicilia. Nella ricerca di Diane sono stati utilizzati anche droni. In prefettura finora non è arrivata nessuna segnalazione di qualcuno che potrebbe aver avvistato il lavoratore scomparso. 

Per venerdì 22 luglio il sindacato Usb ha indetto una manifestazione a Ragusa davanti alla prefettura. Michele Mililli, segretario provinciale del sindacato, ha detto: «Chiederemo di incontrare il prefetto per chiedere che prosegua l’impegno nella ricerca di Diane. Vivo o morto vogliamo che venga ritrovato, che si sappia che fine ha fatto. Ma chiediamo anche maggiori controlli nelle aziende della zona, verifiche sulle condizioni in cui sono costretti a vivere i lavoratori migranti».

Il sindacato ha intanto avviato una raccolta di fondi per aiutare la famiglia in Costa d’Avorio.