Le balenottere comuni stanno bene

Negli ultimi anni sono state osservate in gran numero nel mare dell'Antartide, dopo decenni dalla moratoria sulla caccia alle balene

Fermo-immagine di un video in un cui un gruppo di balenottere comuni mangia nell'Oceano Antartico (Scientific Reports/Alfred Wegener Institute)
Fermo-immagine di un video in un cui un gruppo di balenottere comuni mangia nell'Oceano Antartico (Scientific Reports/Alfred Wegener Institute)
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Cinquant’anni fa le balenottere comuni rischiavano di estinguersi: in mezzo secolo di attività delle baleniere, più di 700mila balenottere erano state sterminate nell’oceano Antartico e si stimava che la loro popolazione complessiva fosse stata ridotta a poco più di 3mila animali, dai più di 300mila che erano all’inizio del Novecento. Nel 1976 però la caccia a questa specie di cetacei venne vietata (sei anni prima della moratoria generale sulla caccia alle balene) e negli ultimi anni, dopo decenni di scarsi avvistamenti, sono state osservate in gran numero vicino alla Penisola Antartica, racconta uno studio da poco pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

Il nome scientifico delle balenottere comuni è Balaenoptera physalus: dopo la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) è la più grande specie animale del pianeta per dimensioni. Può raggiungere e superare i 26 metri di lunghezza, si nutre di pesci, cefalopodi e piccoli invertebrati marini (krill), e vive in tutti gli oceani. Finora si pensava che non si fosse mai ripresa, in termini numerici, dagli effetti della caccia intensiva avvenuta nel Novecento.

Nel 2013 tuttavia Helena Herr, biologa marina dell’Università di Amburgo e dell’Istituto Alfred Wegener per la ricerca marina e polare, e prima autrice dello studio uscito su Scientific Reports, si imbatté per caso in un grande gruppo di balenottere comuni (il cui nome scientifico è Balaenoptera physalus) mentre stava facendo ricerche le balenottere minori antartiche (Balaenoptera bonaerensis).

Insieme ai suoi colleghi decise così di chiedere dei finanziamenti per poter studiare l’altra specie: tra il 2018 e il 2019 il gruppo di scienziati ha documentato la presenza di un centinaio di piccoli gruppi di balenottere comuni (da uno a quattro animali ciascuno) e di otto grandi gruppi che arrivano a contare 150 membri, radunatisi insieme per mangiare. Ha anche realizzato delle riprese video di questi pasti di gruppo, documentati in questo formato per la prima volta.

Lo studio di Herr e dei suoi colleghi suggerisce che le balenottere comuni – come le megattere – siano una specie di balene che è riuscita a superare i grandi danni della caccia. Dimostrerebbe anche che portando avanti sforzi adeguati è possibile favorire la crescita della popolazione di una specie che rischiava di estinguersi a causa delle attività umane.

Una cosa che non si sa ancora è come mai le balenottere comuni si radunino in così grandi numeri per mangiare. Herr ha comunque osservato che le scene a cui ha assistito durante le sue ricerche ricordano quelle descritte nel 1892 – prima dell’inizio della caccia su larga scala – dall’esploratore britannico William Speirs Bruce. Nei resoconti di una spedizione nell’oceano Antartico, Bruce raccontava di aver visto dorsi di balene su mare «da un orizzonte a un altro».

Una cosa che invece si sa è che durante questi pasti di gruppo le balenottere aiutano altri predatori, come foche e uccelli marini, a mangiare a loro volta, per la confusione che creano nei banchi di pesce e per il fatto che li spingono in superficie.

In generale, le balenottere e gli altri cetacei hanno un ruolo importante negli ecosistemi marini. I biologi lo definiscono “whale pump”, letteralmente “pompa a balene”: attraverso il loro processo alimentare, le balene ingeriscono le sostanze nutritive contenute nel krill per poi espellerle con gli escrementi; in questo modo “concimano” il fitoplancton, la parte vegetale del plancton, che per prosperare ha bisogno delle sostanze inorganiche presenti nell’acqua. Il fitoplancton a sua volta fa la fotosintesi, assorbe anidride carbonica e costituisce la base della catena alimentare degli oceani.

– Leggi anche: Perché le balene sono così grandi?