• Sport
  • Lunedì 4 luglio 2022

Sinner-Alcaraz potrebbe essere la prossima grande rivalità del tennis

Gli addetti ai lavori lo sperano perché rimpiazzerebbe quelle finite in questi anni, e la partita di ieri a Wimbledon è una prima conferma

(Ryan Pierse/Getty Images)
(Ryan Pierse/Getty Images)
Caricamento player

Domenica agli ottavi di finale di Wimbledon, il torneo di tennis più prestigioso al mondo, si sono affrontati l’italiano Jannik Sinner e lo spagnolo Carlos Alcaraz, i due giovani più promettenti in circolazione. Ha vinto Sinner con il punteggio di 6-1, 6-4, 6-7, 6-3, in una partita molto attesa da commentatori e appassionati di tennis in tutto il mondo, per la sua importanza nel torneo ma soprattutto per ciò che rappresentava da un punto di vista simbolico: il possibile inizio della prossima grande rivalità nel mondo del tennis.

In tutti gli sport, specialmente quelli individuali, l’instaurarsi di una rivalità tra giocatori molto forti è considerato decisivo per aumentare l’interesse del pubblico, attrarre nuovi appassionati e favorire il racconto “epico” intorno alle sfide e ai tornei. Il tennis però è probabilmente quello in cui si ricordano più rivalità in assoluto, e tra le più longeve, attorno alle quali si sono creati i periodi più importanti della sua storia (solo per citarne alcune: Bjorn Borg e John McEnroe, Chris Evert e Martina Navratilova, Andre Agassi e Pete Sampras).

– Leggi anche: La rivalità più longeva della storia del tennis

Negli ultimi anni se ne è sentito un bisogno ancora maggiore, con l’avvicinarsi del ritiro dei tre giocatori più vincenti della storia di questo sport – Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic – e la conseguente fine delle partite tra di loro. Molti nel tennis – addetti ai lavori e tifosi – temono che l’epoca che sta finendo sia del tutto irripetibile, e che il seguito e l’interesse verso lo sport in futuro possano risentirne. È in parte quello che secondo diversi commentatori è già successo nell’ultimo decennio nel tennis femminile, dopo il ritiro di alcune atlete iconiche come Justine Henin e Maria Sharapova, e con l’attuale fine della carriera delle sorelle Venus e Serena Williams (non ancora ufficiale ma di fatto già in atto).

Tra i tennisti e le tenniste delle generazioni successive non si è creata nessuna rivalità che attraesse attenzioni neanche lontanamente simili, e da quando Sinner e Alcaraz hanno iniziato a giocare ad alti livelli tutte le attese si sono concentrate su di loro.

Prima di domenica avevano già giocato due volte – una in un torneo minore tre anni fa e un’altra lo scorso novembre – e in entrambe le occasioni aveva vinto Alcaraz, ma era la prima volta che si giocavano qualcosa di importante come un quarto di finale in uno Slam (gli Slam sono i quattro tornei più importanti della stagione: oltre a Wimbledon sono Roland Garros, US Open e Australian Open).

Giocavano inoltre su quello che è probabilmente il campo più prestigioso del tennis mondiale, il centrale di Wimbledon, nel giorno in cui compiva 100 anni e dopo grandi celebrazioni con le personalità più importanti del tennis: una circostanza casuale, ma che aveva contribuito ad aumentare le aspettative sull’incontro, a cui hanno assistito dal vivo molti dei tennisti e delle tenniste più importanti della storia. Per entrambi era la prima volta su quel campo, e lo stesso Sinner dopo la partita ha ammesso di essere stato influenzato da quella situazione: «Inizialmente ero teso, non sapevo neanche la strada per entrare perché non l’avevo mai fatta».

Djokovic e Federer durante le celebrazioni per i 100 anni del campo centrale di Wimbledon (AP Photo/Kirsty Wigglesworth)

Sia Sinner che Alcaraz sono molto consapevoli delle aspettative che li circondano, come singoli tennisti e come possibili rivali. Hanno parlato in diverse occasioni della possibilità che li attendano molte partite da avversari e spendono spesso ottime parole l’uno per l’altro, dicendo di stimarsi molto e di avere un buon rapporto, con un fair play simile a quello che è stato inaugurato dalla rivalità tra Federer e Nadal (piuttosto inusuale fino ad allora) e che è poi proseguito negli anni successivi anche con l’inserimento di Djokovic.

Sinner, che compirà 21 anni ad agosto, è di due anni più grande di Alcaraz, che per questo è arrivato un po’ più tardi ai vertici del circuito, ma con un impatto maggiore: si è infatti già spinto fino alla sesta posizione nel ranking mondiale (Sinner fino alla nona) ed è stato in grado di battere sia Djokovic che Nadal nello stesso torneo, in quello che era sembrato un passaggio di consegne dagli ultimi due grandi dominatori del circuito a colui che lo sarebbe presto diventato. Sia Sinner che Alcaraz finora hanno vinto 5 titoli (Sinner però ha due anni “di vantaggio”), ma lo spagnolo si è aggiudicato i più prestigiosi, con le vittorie di quest’anno nei Master 1000 di Madrid e Miami (i Master 1000 sono la categoria di tornei più importanti dopo gli Slam).

– Leggi anche: A 19 anni Carlos Alcaraz è già il tennista da battere

Entrambi hanno cominciato a giocare i primi tornei nel circuito maggiore con la fama di essere i più grandi talenti della loro generazione e hanno dovuto imparare fin da subito a sopportare grandi pressioni mediatiche. Entrambi hanno consacrato questa fama vincendo le Next Gen ATP Finals, il torneo di fine anno a cui partecipano i migliori tennisti under 21 della stagione: Sinner nel 2019 e Alcaraz nel 2021, alla stessa età, 18 anni (che è considerata precoce persino per un torneo tra giovani come quello).

Alcaraz però è sembrato fin da subito un talento ancora più irripetibile del rivale italiano, più completo a livello tennistico – nel gioco sembra non avere punti deboli – e già pronto fisicamente a 19 anni. Sinner invece dai 19 agli attuali quasi 21 anni è cresciuto di alcuni centimetri, ha aumentato la massa muscolare (per quanto il suo fisico resti di natura molto longilineo) e ha cercato di perfezionare con l’allenamento alcuni aspetti del gioco in cui non eccelleva e in cui ancora adesso è discontinuo (la prima di servizio e il gioco a rete su tutti).

Per tutte queste ragioni, e per il fatto che quest’anno Sinner non ha vinto nessun torneo (a differenza di Alcaraz che ne ha vinti 4), il grande favorito della sfida di domenica a Wimbledon era lo spagnolo. Sinner arrivava da una serie di infortuni negli ultimi tornei importanti, e aveva ricevuto diverse critiche per la sua preparazione atletica e per il fatto che a febbraio aveva deciso di cambiare allenatore, passando da Riccardo Piatti a Simone Vagnozzi. Nell’unico torneo sull’erba che aveva disputato, una settimana prima di Wimbledon (che si gioca sull’erba), era uscito al primo turno contro lo statunitense Tommy Paul (numero 32 al mondo, ma buon giocatore sull’erba).

Imparare a giocare sull’erba è spesso un problema per i tennisti giovani, perché è una superficie su cui si giocano pochissimi tornei durante l’anno e su cui hanno poche occasioni di fare pratica. A questo Wimbledon però Sinner e Alcaraz avevano dimostrato di poter migliorare visibilmente partita dopo partita, ed entrambi avevano vinto agevolmente i primi tre turni.

Sinner è riuscito a vincere la partita soprattutto grazie a uno degli aspetti migliori del suo gioco: la risposta al servizio dell’avversario. Ha vinto agevolmente i primi due set in un’ora e 20 minuti, sorprendendo Alcaraz con una grande aggressività e profondità di colpi e sbagliando pochissimo. Poi è riuscito a gestire un momento molto complicato difendendosi bene all’inizio del quarto set, quando lo spagnolo aveva appena vinto il terzo e sembrava poterlo mettere in difficoltà. Alla fine Sinner ha concluso la partita senza mai perdere il servizio (cioè ha vinto tutti i game in cui toccava a lui battere) e mostrando alcuni colpi che potrebbero garantirgli un futuro di alto livello sull’erba (su cemento e terra rossa, le altre due superfici, ha già dimostrato di potersi esprimere ad alti livelli).

Ai quarti di finale Sinner giocherà contro Djokovic, che domenica ha battuto l’olandese Tim Van Rijthoven e dal 2018 a oggi ha vinto a Wimbledon 25 partite consecutive, trionfando in tre edizioni consecutive del torneo.

Per il tennis italiano è uno dei molti momenti storici vissuti in questi ultimi anni con diversi tennisti all’apice della classifica mondiale: Sinner è infatti il sesto italiano di sempre a raggiungere i quarti di finale a Wimbledon (l’ultimo era stato Matteo Berrettini lo scorso anno, che poi era arrivato in finale persa proprio contro Djokovic) ed è il più giovane in assoluto a riuscirci dal 2014.

Ma la vittoria di Sinner è importante anche per il tennis mondiale, che spera di aver trovato la rivalità in grado di rimpiazzare quelle che hanno prodotto i tennisti più vincenti della storia. Dopo mesi in cui si temeva che Alcaraz potesse sostanzialmente non avere rivali alla sua altezza in futuro, Sinner ha dimostrato che anche con un talento meno evidente potrà lavorare sul suo gioco in modo da metterlo in difficoltà con una certa regolarità, e che il loro confronto potrà portarli a migliorarsi a vicenda come era già accaduto per i grandi del passato.