• Mondo
  • Martedì 28 giugno 2022

La più importante riunione della NATO dalla fine della Guerra fredda

Comincia oggi a Madrid, e approverà la più grande riorganizzazione militare sul territorio europeo degli ultimi decenni

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg a Madrid (Bernd von Jutrczenka/dpa)
Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg a Madrid (Bernd von Jutrczenka/dpa)
Caricamento player

Aggiornamento delle 21.50: La Turchia ha accettato di sostenere le richieste di ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia, ritirando il veto annunciato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che aveva avanzato alcune pretese nei confronti dei due paesi prima di dare il suo assenso alla loro adesione. Ora, Erdogan dice di aver ottenuto «quello che voleva».

***

La riunione della NATO iniziata martedì a Madrid è la più importante degli ultimi decenni: a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, la più importante alleanza occidentale deciderà lo schieramento di nuove migliaia di soldati e metterà in atto la più grande riorganizzazione militare sul territorio europeo dalla fine della Guerra fredda. Ci si aspetta inoltre che la NATO faccia passi in avanti per includere nuovi paesi tradizionalmente neutrali come Finlandia e Svezia, che hanno deciso soltanto poche settimane fa di aderire all’alleanza.

I leader dei paesi NATO si incontrano regolarmente, ma di solito questi eventi non creano particolari attese né attenzioni. La centralità di quello di Madrid, che l’Economist ha definito «il più importante da generazioni» e che il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha descritto come «trasformativo», è data dall’invasione dell’Ucraina: lo scoppio di una guerra in Europa e il ritorno della minaccia militare della Russia ha ridato eccezionale valore a un’alleanza che fino a pochi anni fa era considerata obsoleta.

Il “fianco est” e l’Ucraina
Le decisioni più importanti che verranno prese riguarderanno il rafforzamento del cosiddetto “fianco est” dell’Alleanza. Comprende i territori più orientali della NATO, che vanno dall’Estonia a nord alla Bulgaria a sud, cioè i più direttamente minacciati dall’aggressività russa a causa della loro vicinanza geografica con la Russia.

Attualmente la presenza militare della NATO sul fianco est ha due componenti principali. La prima è la cosiddetta NATO Response Force, una forza composta da una porzione degli eserciti di tutti i paesi resi disponibili a rotazione, pronta a essere impiegata con una certa rapidità (una porzione della forza, qualche migliaio di soldati, è pronta a intervenire nel giro di pochi giorni in caso di attacco). La NATO Response Force passerà da 40mila a 300mila soldati: un aumento considerevole.

Questi soldati rimarranno tendenzialmente sotto il comando dei rispettivi eserciti nazionali, ma avranno un livello di prontezza maggiore e saranno a disposizione del Comandante Supremo alleato in Europa (SACEUR), figura che costituisce uno dei vertici dell’Alleanza e che per convenzione è affidata a un generale statunitense (attualmente è il generale Tod D. Wolters).

A partire dal 2016 inoltre sotto il programma NATO enhanced Forward Presence (eFP) l’Alleanza ha inviato nei paesi baltici (Lettonia, Estonia e Lituania) e in Polonia dei cosiddetti “battlegroup”, cioè forze multinazionali guidate da alcuni paesi membri dispiegate a rotazione che hanno il compito di fare da prima difesa in caso di un attacco da parte della Russia. Queste forze sono sottodimensionate per la difesa di un paese: attualmente sono poche migliaia. Ma l’idea è che se soldati dei paesi NATO finissero coinvolti in una guerra con la Russia, questo legittimerebbe un intervento rapido dei paesi a cui appartengono i soldati NATO.

La situazione sul “fianco est” della NATO a marzo 2022

La NATO espanderà il programma eFP in due modi: anzitutto dispiegherà quattro nuovi “battlegroup” in altri paesi del fianco est, inviando soldati anche in Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria. L’Italia, in particolare, prenderà il comando del “battlegroup” della Bulgaria, inviando 800 soldati (inoltre l’Italia contribuisce già con 250 soldati al “battlegroup” in Lettonia, sotto il comando del Canada).

Vari paesi che comandano i “battlegroup” esistenti hanno annunciato o dovrebbero annunciare durante il vertice che aumenteranno le loro truppe: idealmente, ha detto Stoltenberg, dovrebbero aumentare le truppe a livello di una brigata, che ha tra i 4.000 e i 6.000 soldati. Lo ha già annunciato la Germania, che comanda il battlegroup in Lituania, anche se in maniera che il governo lituano ha considerato molto deludente: attualmente la Germania ha 1.000 soldati dispiegati in Lituania, e il governo tedesco ha annunciato che li porterà a 3.500. Ma i soldati aggiuntivi, anziché essere dispiegati in Lituania, rimarranno in Germania pronti a intervenire.

Al vertice si discuterà anche di aumentare il dispiegamento di armi, soprattutto per la difesa antiaerea, nei paesi del fianco est: è una richiesta avanzata da tempo soprattutto dai paesi baltici, che sono di gran lunga i più esposti.

– Leggi anche: Il punto debole della NATO

Svezia e Finlandia
Il vertice di Madrid avrebbe anche dovuto essere quello in cui l’Alleanza avrebbe accolto due nuovi membri, Finlandia e Svezia, particolarmente importanti per due ragioni: sia per la loro posizione strategica, sul mar Baltico e al confine con la Russia, sia per la loro storica posizione di neutralità, che è cambiata in maniera radicale dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Ma a causa dell’opposizione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha avanzato alcune pretese nei confronti di Finlandia e Svezia prima di dare il suo assenso al loro ingresso nella NATO, al vertice di Madrid ci saranno più che altro negoziati su questa questione, e difficilmente si arriverà a un accordo (per consentire l’ingresso di nuovi paesi nell’Alleanza è necessario che tutti gli stati membri diano il loro assenso).

Erdogan aveva annunciato che avrebbe messo il veto all’ingresso di Finlandia e Svezia accusandoli di sostenere e accogliere membri di organizzazioni terroristiche curde, in particolare del PKK, che Erdogan e il suo partito considerano una minaccia alla sicurezza nazionale turca. La sua posizione, inizialmente molto dura, si è andata ammorbidendo con il tempo e durante il vertice Erdogan incontrerà sia la prima ministra svedese Magdalena Andersson sia il presidente finlandese Sauli Niinistö.

È probabile che durante il vertice ci si avvicinerà a un accordo, ma sarà difficile concluderlo in questi giorni. Un funzionario europeo ha detto a CNN di conservare comunque qualche speranza: «Non fare concessioni fino all’ultimo momento possibile è il comportamento standard della Turchia. E di solito l’ultimo momento possibile è segnato da un incontro bilaterale con il presidente americano». Non è ancora chiaro però se il presidente Joe Biden incontrerà Erdogan a Madrid.

La Cina
Un altro elemento di discussione importante al vertice sarà la posizione che la NATO dovrà tenere nei confronti dell’espansionismo della Cina. Nata come alleanza soprattutto in chiave anti-sovietica, la NATO si è sempre occupata poco della regione del Pacifico, ma negli ultimi anni aveva cominciato ad aumentare il suo interesse.

L’invasione russa dell’Ucraina ha spostato di nuovo l’attenzione dell’Alleanza sulla Russia, ma la Cina rimane «la prima minaccia sul lungo periodo», come ha detto un diplomatico statunitense a Politico, e questo renderà necessario un certo equilibrio tra la competizione più vicina geograficamente e più immediata con la Russia e quella più lontana e incombente con la Cina. Anche per questo la NATO ha invitato a far parte del summit, in veste di paesi osservatori, l’Australia, la Corea del Sud, il Giappone e la Nuova Zelanda: sono tutti paesi dell’area del Pacifico che hanno creato con l’Occidente vari tipi di alleanze e partnership con l’obiettivo di contenere l’espansionismo cinese.

La nuova NATO
Ancora nel 2019, meno di tre anni fa, il presidente francese Emmanuel Macron disse in un’intervista ormai famosa che la NATO era «cerebralmente morta»: era il periodo in cui l’isolazionismo dell’allora presidente americano Donald Trump lasciava pensare che l’Alleanza atlantica sarebbe stata gradualmente abbandonata, e per questo Macron cercava di spingere l’Europa ad accettare maggiori responsabilità e ad abituarsi all’idea di fare a meno degli Stati Uniti quando si tratta di difesa e sicurezza.

Oggi non soltanto la NATO sembra «rinata», come ha scritto il New York Times, ma i paesi che compongono l’alleanza stanno dimostrando un’unità d’intenti che non si vedeva da decenni. Per molti anni la NATO era stata oggetto di divisioni e contrasti, soprattutto quando si parlava dei rapporti con la Russia: i paesi dell’Est chiedevano di agire con maggiore decisione contro la minaccia russa, mentre quelli dell’Europa continentale favorivano un approccio più morbido. Dopo l’invasione dell’Ucraina, queste tensioni si sono molto ridimensionate.

Questo non significa ovviamente che ci sia piena concordia: i paesi dell’Europa continentale rimangono più cauti su una interruzione dei rapporti con la Russia, specie la Germania, e su varie questioni c’è ancora molto da lavorare, come dimostra l’opposizione della Turchia all’ingresso di Finlandia e Svezia. Ma l’idea che nel 2022 la NATO sarebbe tornata a essere al centro dell’interesse internazionale era impensabile fino a pochi anni fa. Gran parte del merito è del presidente russo Vladimir Putin.

– Leggi anche: Ci si aspettava di più da Olaf Scholz