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  • Giovedì 16 giugno 2022

La “giustizia delle ruspe” in India

Diversi stati nazionalisti indiani hanno fatto demolire case e negozi di musulmani che avevano partecipato a proteste antigovernative, e non è la prima volta che accade

Un bulldozer demolisce un edificio di proprietà di persone musulmane dopo alcune proteste nel distretto di Jahangirpuri, New Delhi, lo scorso 20 aprile (AP Photo/ Altaf Qadri)
Un bulldozer demolisce un edificio di proprietà di persone musulmane dopo alcune proteste nel distretto di Jahangirpuri, New Delhi, lo scorso 20 aprile (AP Photo/ Altaf Qadri)
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Negli ultimi giorni in varie città indiane si sono tenute grosse proteste contro la demolizione di case e attività commerciali appartenenti a persone di religione musulmana. Le operazioni di demolizione sono state decise dai governi di diversi stati indiani per punire le persone che in precedenza avevano partecipato a manifestazioni antigovernative. Sui giornali locali indiani si è diffusa l’espressione “bulldozer justice”, “la giustizia delle ruspe”, per definire la politica decisa dai governi statali nazionalisti, appoggiati dal governo centrale del primo ministro Narendra Modi (nazionalista induista), che da tempo vuole colpire, intimidire e discriminare in maniera sistematica la minoranza musulmana nel paese.

Domenica le autorità dello stato dell’Uttar Pradesh, nel nord dell’India, hanno ordinato la demolizione della casa di Javed Ahmad, attivista e teologo musulmano, arrestato il giorno precedente con l’accusa di aver fatto parte di alcune proteste diventate violente. Le manifestazioni erano state organizzate venerdì per protestare contro alcuni commenti offensivi contro l’Islam e Maometto fatti da due portavoce del primo ministro Modi, del partito nazionalista BJP (Bharatiya Janata Party), che avevano attirato ampie critiche anche dai governi di alcuni paesi islamici.

La settimana precedente erano state demolite altre case e proprietà di persone musulmane che erano state coinvolte in proteste antigovernative sempre nell’Uttar Pradesh. Ad aprile le ruspe erano state usate a New Delhi per demolire i negozi di musulmani accusati di aver tirato sassi contro alcuni induisti durante grossi scontri nel quartiere di Jahangirpuri. Episodi simili si erano verificati anche in altri stati, come il Madhya Pradesh.

Gli indiani musulmani, circa il 14 per cento della popolazione dell’India, negli ultimi anni hanno subìto in maniera sistematica varie forme di discriminazione. Secondo alcune importanti organizzazioni che si occupano di diritti umani, come Human Rights Watch e Amnesty International, sia Modi che il BJP, fortemente conservatore, avrebbero favorito la repressione e le violenze nei loro confronti.

Il monaco induista e ultranazionalista Yogi Adityanath, eletto a marzo per un secondo mandato come governatore dell’Uttar Pradesh, è stato soprannominato “il guru delle ruspe” proprio perché aveva minacciato di impiegare gli escavatori per distruggere le case delle persone sospettate di essere coinvolte in attività criminali. Per l’uso che se ne sta facendo, comunque, gli escavatori sono diventati un simbolo più ampio del nazionalismo indiano e della repressione della minoranza musulmana. Sabato un consigliere politico di Adityanath ha pubblicato su Twitter la foto di una ruspa con una minaccia neanche troppo velata: «A tutte le persone che protestano, ricordate che dopo ogni venerdì arriva un sabato».

In questi giorni dodici personalità pubbliche, tra cui ex giudici della Corte Suprema indiana e avvocati, hanno scritto una lettera al presidente della Corte in cui accusavano il governo dell’Uttar Pradesh di voler reprimere il dissenso usando la violenza contro chi protesta e condannavano le demolizioni, definendole «una forma di punizione extragiudiziale collettiva illegale».

I funzionari governativi che hanno ordinato l’utilizzo delle ruspe sostengono che vengano distrutti solo gli edifici abusivi, ma secondo la comunità musulmana e le organizzazioni che si occupano di diritti umani questa sarebbe una giustificazione pretestuosa. «Se gli edifici erano abusivi, come mai il governo ha aspettato a demolirli solo dopo le proteste?», si è domandato Shaukat Ali, politico dell’All India Majlis-e-Ittehadul Muslimeen, un partito che si batte per i diritti delle persone musulmane.

– Leggi anche: Le importanti elezioni nel più grosso stato dell’India