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  • Martedì 5 aprile 2022

Le falsità della Russia su Bucha

Le immagini satellitari e la cronologia delle comunicazioni ucraine smentiscono la versione russa su quanto accaduto

(AP Photo/Efrem Lukatsky)
(AP Photo/Efrem Lukatsky)
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I resoconti dei giornalisti che lavorano per testate internazionali, le testimonianze dei sopravvissuti, le foto e i video dei reporter e delle analisi satellitari condotte dal New York Times aggiungono conferme sul massacro di civili avvenuto a Bucha, una città a nord ovest della capitale ucraina Kiev, e smentiscono le notizie false e le teorie del complotto diffuse dalla Russia, il cui esercito è accusato di aver ucciso molte persone ritirandosi verso nord. In particolare, le analisi delle immagini satellitari e della cronologia dei video pubblicati da Bucha smentiscono la tesi russa secondo cui il massacro sarebbe avvenuto dopo il ritiro delle truppe; la Russia era arrivata a dire che i corpi erano stati piazzati appositamente dagli ucraini nelle strade della città.

Lunedì il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva infatti sostenuto che le truppe russe si fossero ritirate da Bucha mercoledì 30 marzo, e che due giorni dopo le autorità locali ucraine avessero festeggiato la liberazione della città, per poi comunicare soltanto il giorno dopo la presenza di civili morti per le strade. Questa ricostruzione però è smentita dalla cronologia delle comunicazioni delle autorità locali, mentre le immagini satellitari della società Maxar analizzate dal New York Times rivelano che molti dei civili, almeno 11, erano già stati uccisi l’11 marzo, cioè quando la Russia aveva occupato la città.

In diversi casi, le immagini di tre settimane fa li mostrano nelle identiche posizioni di quando sono stati ritrovati e filmati nei giorni scorsi. Sono rimasti sul posto per tutto questo tempo, come dimostra anche l’evidente stato di decomposizione in cui sono stati fotografati. Altri tre corpi compaiono tra il 20 e il 21 marzo.

Molti corpi sono stati ritrovati su un tratto di via Yablunska, vicino al fiume Bucha, e secondo il New York Times alcuni sembrano vicini al cratere di un’esplosione, mentre altri sono stati trovati vicini ad auto e biciclette, come documentato dai giornalisti sul posto, tra cui l’inviato della Rai Ilario Piagnerelli. Le foto pubblicate da Associated Press mostrano che diversi avevano le mani legate della schiena, uccisi in quelle che sembrano essere state esecuzioni sommarie.

Una delle tesi complottiste più circolate in Italia ha strumentalizzato un video pubblicato su Facebook il tardo pomeriggio di venerdì 1 aprile dal sindaco di Bucha, Anatoliy Fedoruk, che annunciava soddisfatto la liberazione della città dall’occupazione russa, che secondo la sua ricostruzione sarebbe avvenuta il giorno precedente, il 31 marzo. Il video era stato pubblicato alcune ore prima delle prime immagini e dei primi resoconti sui civili massacrati, cosa spacciata da molti attivisti filorussi come una prova di una fantomatica montatura e del fatto che i cadaveri siano stati posizionati successivamente dagli ucraini.

In realtà le tempistiche sono compatibili con la versione ucraina. Le truppe russe non si sono infatti ritirate dalla città mercoledì 30 marzo, come sostenuto su Telegram dal ministero degli Esteri russo, ma il giorno dopo, giovedì 31, e ci sono anche alcune comunicazioni delle autorità locali che suggeriscono che il pieno controllo della città sia stato preso solo venerdì. Non è poi vero che le prime evidenze del massacro siano circolate solo quattro giorni dopo, domenica 3 aprile, bensì già venerdì sera.

Come ha ricostruito il sito di giornalismo investigativo Bellingcat, il canale televisivo del ministero della Difesa russo TV Zvezda annunciava ancora la mattina di venerdì 1 aprile che i soldati russi avevano respinto con successo la controffensiva ucraina a Bucha, riottenendo il controllo dell’area: «il comandante di una delle unità, Alexey Shabulin, ha detto che al momento la Fanteria di Marina russa sta conducendo operazioni di pattugliamento e ricognizione e sta riportando l’ordine negli insediamenti con l’obiettivo di guadagnare un punto d’appoggio». La stessa mattina di venerdì 1 aprile, il segretario del Consiglio comunale di Bucha Taras Shapravsky aveva pubblicato un video su Telegram in cui spiegava che «al momento la città rimane sotto occupazione, con molte mine e anche alcuni cadaveri (…) La liberazione della città continua, l’esercito ucraino sta lavorando per riottenere ogni metro della nostra terra natale».

Sulla stessa pagina Facebook del Consiglio comunale di Bucha su cui venerdì pomeriggio era stato pubblicato il video del sindaco Fedoruk, successivamente erano stati pubblicati diversi post per raccontare la progressiva ripresa del controllo della città da parte degli ucraini: quindi è probabile che il sindaco avesse un po’ anticipato i tempi, parlando della liberazione della città in un momento in cui alcune zone erano ancora contese (o in cui semplicemente le forze ucraine non erano ancora entrate, e non avevano ancora trovato i cadaveri). Un post pubblicato venerdì sera diceva che «non appena l’esercito darà il permesso, i volontari sono pronti a partire con un convoglio umanitario verso ogni quartiere della città».

I primi video dei civili morti su via Yablunska sono stati comunque pubblicati su Telegram e su Twitter già la sera di venerdì 1 aprile, e mostrano i cadaveri nelle stesse posizioni in cui sono poi stati fotografati e ripresi tra sabato e domenica.

La situazione a Bucha era insomma probabilmente molto confusa, ma è tra giovedì e venerdì che si sono ritirate le truppe e sono poi stati documentati i civili morti lungo le strade.

Già ampiamente smentite sono state invece altre due teorie del complotto diffuse dai canali ufficiali russi, tra cui l’account dell’ambasciata in Canada, secondo cui due cadaveri che si vedono in un filmato degli ucraini si sarebbero mossi. Si tratta in un caso di una semplice goccia di pioggia sulla lente della telecamera, e nell’altro di un banale effetto di distorsione ottica.